mercoledì 15 novembre 2023

Che fare?

 

C’è chi per attirare l’attenzione su di sé le deve sparare sempre più grosse. Tipo Lenin che “saccheggia” ernyevskij. Chi vuoi che vada ad eccepire, a contestare una frase così, buttata là. Ci vorrebbero mille e mille parole per farlo per bene. E poi, al giorno d’oggi, per il 99% di chi legge ernyevskij chi era? Un Carneade vissuto in Russia tra il 1828 e il 1889.

Secondo l’opinione di molti sui contemporanei – sia tra gli ammiratori di ernyevskij che tra i suoi più accaniti critici – nessun’altra opera, nessun romanzo di Turgenev o Dostoevskij, nessuno scritto di Tolstoj ebbe un’influenza così palpabile sulla società russa e sui lettori dell’epoca come il suo romanzo del 1863, Che fare?

Certo, anche Lenin, giovanissimo, ne fu influenzato. Ne mutuò il titolo per un suo celebre saggio politico. Ma da qui a dire che Lenin “saccheggiò” ernyevskij, ce ne corre. Più interessante sarebbe indagare l’impatto che la letteratura aveva sul comportamento individuale nella vita quotidiana di allora. Oggi non più, ci sono gli influencer (che non ho ben capito chi siano e che cosa facciano, ma è un problema mio).

La vera avventura di una vita non è necessariamente spettacolare, ma quella di ernyevskij e del suo romanzo lo fu, eccome. Con la morte di Nicola I e l’ascesa al trono di Alessandro II, che allentò le misure di repressione politica dopo le rivoluzioni europee del 1848-1849 e intraprese importanti riforme politiche e sociali (la più importante l’abolizione della servitù della gleba, febbraio 1861), gli anni che seguirono furono un punto di svolta nella storia culturale russa.

Il sentimento generale degli anni Sessanta dell’Ottocento era quello di una “nuova era”, un’era di liberazione e di rinnovamento spirituale. Un qualche parallelismo si può tracciare con gli anni Sessanta del Novecento per quanto riguarda l’Occidente (ma non solo). In entrambi i periodi storici ciò che accadde fu visto come una serie di eventi simbolici di portata mondiale, che aprirono la strada a nuove concezioni politiche e sociali, etiche ed estetiche, fino ad investire le modalità dei rapporti umani e le abitudini della vita domestica.

Insomma, sia negli anni Sessanta dell’Ottocento e poi in quelli del Novecento, si discuteva attivamente sulla necessità di riforma e rinnovamento in tutte le sfere della società, pervasi da un comune sentimento di sradicamento sociale e da uno spirito di opposizione generalizzata all’ordine esistente, di rifiuto radicale del “vecchio mondo”, delle sue credenze e delle sue tradizioni. Oggi tutto ciò è lontano anni luce.

Non deve dunque sorprendere l’influenza che ebbero su quel clima sociale ed intellettuale personaggi come il “vecchio” Bakunin, Herzen, Turgenev o Belinski. A proposito di quest’ultimo: tutta l’intellighenzia riconosceva che era la letteratura a costituire l’avanguardia del realismo: il realismo russo come movimento intellettuale apparve nel campo delle lettere attraverso le opere del critico letterario Vissarion Belinski († 1848).

Un posto specifico nella storia di quell’epoca appartiene, appunto, a ernyevskij, il quale esercitò un’indubbia influenza politica e fu un ardente propagandista del materialismo nell’epistemologia e nell’estetica, nell’etica utilitaristica e nella politica antiliberale. La letteratura era quasi universalmente considerata una “guida alla vita” onnicomprensiva (parole di ernyevskij) e una forza trainante per il progresso sociale e storico. È del tutto naturale che il giovane Lenin, nato nel 1870, aderisse al romanzo di ernyevskij, poiché proponeva un programma di comportamento positivo, coerente e globale, dagli atti sociali importanti ai più piccoli dettagli dell’organizzazione domestica.

ernyevskij fu definito un “profeta della generazione più giovane”. È interessante notare che il profeta degli anni Sessanta dell’Ottocento non era il poeta (come ai tempi del romanticismo), ma il giornalista di spicco (o “pubblicista”), un ruolo che combinava le attività e le competenze di critica letteraria, divulgatore scientifico e attivista pubblico.

Il romanzo Che fare? ebbe un successo strepitoso, la sua influenza fu colossale. Il prezzo d’acquisto passò da 25 rubli nel 1860 a 60 rubli alla fine del secolo, una somma enorme per l’epoca. Racconta di un’utopia sociale oltre che sentimentale: la trama si basa su quella che è fondamentalmente una complicata storia d’amore con un forte background femminista. L’eroina, Vera Pavlovna, è una normale ragazza pietroburghese di origine piccolo-borghese, che soffre del dispotismo familiare sotto il tetto della madre avida e senza scrupoli.

Sebbene il tema centrale del romanzo fosse la riorganizzazione dei rapporti tra i sessi, sia l’autore che i lettori ne trassero l’idea di una riorganizzazione di tutti i rapporti sociali. Ebbe un’enorme influenza su diverse generazioni di russi, e fu il romanzo più decisivo nella formazione del giovane Lenin. Tuttavia, bisogna usare molta cautela prima di inferire che Lenin “saccheggiò” ernyevskij. Detto così rientra nel novero delle solite sciocche frasi ad effetto di un giornalismo da strapazzo (il 99 per cento).

Sto ultimando la biografia su Aleksandra Kollontaj, scritta da Hélène Carrère d’Encausse e pubblicata da Einaudi quest’anno. Un libro da non perdere. Racconto succintamente che cosa m’è capitato in una delle maggiori librerie del profondo Veneto. Ho chiesto una copia del libro. L’addetto mi guarda: ”È un libro di nicchia, non penso ne abbiamo una copia in casa”. Replico: “Di nicchia un libro dell’Einaudi uscito quest’anno?”. Di rimando: “Beh sa, è un genere che non va molto”. Quindi, frugando nel computer, palesemente stupito e quasi incredulo: “Mi sbagliavo, ne avevamo una copia, venduta ieri!”. Guarda caso, mancata per un soffio. “Vede – concludo – non è poi un libro così di nicchia”. I tempi son questi, che fare?

2 commenti:

  1. Nell'oppressiva Russia dell'ottocento era abbastanza naturale essere rivoluzionari; più difficile, bisogna ammetterlo, esserlo in una società che garantisce la massima libertà e uno smartphone per tutti, basta che stai al posto tuo mentre ti tagliano sanità e scuola.
    Ma chi è il Massimo nominato da MTrav? Si tratta di una risposta ad una lettera?
    Pietro

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