In questi giorni, in una ventina di comuni dell’alto Veneto, a turno, si terranno delle fiaccolate contro la violenza sulle donne. A che cosa servono? A poco, forse a niente, a gratificare e rassicurare le donne che vi partecipano. Sia chiaro, so benissimo che vi sono associazioni femminili di ascolto e aiuto molto valide, ma questo è un altro discorso.
Quello che ho tentato di dire in un post recente sul cosiddetto patriarcato, è che la posizione e condizione della donna nella società dipende anzitutto dal fatto che la prima divisione del lavoro, dunque dei ruoli, riguarda proprio i sessi. In origine, la divisione del lavoro è del tutto naturale, essa sussiste solo tra i due sessi (la prima forma di servitù). A ciò si sommano i retaggi storico-culturali (il riconoscimento politico e giuridico della predominanza del maschio), dunque il prendere forma di una determinata psicologia nei due sessi così separati (subordinato quello della donna: essa riconoscerà l’ordinamento sociale esistente come il solo possibile). Procedere solo sui temi dell’atteggiamento psicologico e della mentalità del maschio, come in gran parte si sta facendo, porta su una strada senza sbocco.
Dopo che hai partecipato alla fiaccolata, dopo che ti sei recata al seggio (per rifarmi al film di Cortellesi), torni a casa e trovi che la tua condizione di donna (e di madre, direbbe qualcuna) non è cambiata di un millimetro. Infatti, se la condizione della donna negli ultimi sessant’anni è cambiata, modificata in meglio, ciò è dovuto principalmente se non univocamente al fatto che è cambiata la condizione economica generale e, in essa, quella della donna (anche dal punto di vista giuridico), la quale partecipa su vasta scala sociale alla produzione, e il lavoro domestico e l’allevamento dei figli non la impegna più come un tempo.
Paradossalmente l’emancipazione della donna, il venir meno dell’autocrazia del maschio nella casa, è dovuta più all’introduzione di determinati elettrodomestici e all’ingresso su vasta scala della donna nel mondo del lavoro extradomestico che a tutto il dibattito nel movimento femminista. Finalmente la donna disponeva per sé di più tempo libero e della merce delle merci che contiene in sé occultamente tutte le altre, il denaro. Dunque ciò dovrebbe spingere all’indagine della base economica di un tale stato di cose. Anche se ciò non basta a spiegare del tutto l’antagonismo tra uomo e donna.
La sottomissione e la violenza subita dalle donne, laddove i singoli episodi di cronaca sembrano abbandonati al puro caso, risponde, nell’insieme della sua condizione, alla cieca necessità di un sistema economico-sociale che ha posto per millenni la donna al centro della prima grande scissione della società. Oggi, col profondo cambiamento dell’ordine sociale al quale stiamo assistendo nella nuova fase capitalistica, la violenza subita dalle donne non è solo la reazione del maschio che vede sfuggirgli la “preda” (come dice, in altri termini, Pierluigi Bersani), ma è dovuta anche alla disgregazione e conseguente disorientamento (nel maschio, nei figli, in tutti) provocati dal venir meno della famiglia singola come unità finora fondamentale della società.
Naturalmente tema principale di queste fiaccolate sarà anche la condizione da semi-schiave delle donne in quelle tantissime famiglie neo-italiane, le cui culture d‘origine sono apertamente e orgogliosamente maschiliste, patriarcali e incentrate sulla completa sottomissione delle donne sin dalla più tenera età. Vero?
RispondiEliminaMassimo
Figurati
EliminaViolenza di genere: MADELEINE ALBRIGTH, una donna, ha FATTO MORIRE MEZZO MILIONE DI BAMBINI IRACHENI!
RispondiEliminaViolenza di genere: Cesare, Hitler e tanti altri maschi hanno fatto morire milioni di uomini
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