giovedì 8 settembre 2022

Il ritorno dell’austerità


Chi ha più di mezzo secolo di vita se la ricorderà, in bianco e nero, l’austerità. Quando scoprimmo il gusto e il benessere della bicicletta. Solo di domenica, però. Lo riscopriremo anche per gli altri giorni della settimana, e alla fine diventerà una gran rottura di coglioni. Green, però.

Come dicevo qualche giorno fa, solo le nostre rappresentazioni e convinzioni contano. Le formiamo quasi tutte su internet e guardando la televisione. Sono abilissimi nel farle sembrare “nostre”. Ci hanno convinti che sono i padroni gli imprenditori a creare ricchezza e futuro, perciò possono farci convinti di ogni altra cosa.

A noi italiani, individualisti per antonomasia, sembrerà impossibile, e tuttavia la cosiddetta transizione ecologica significherà passare, nel breve-medio termine, da un modo di vivere a un altro, riducendo i nostri consumi privati, ad esempio non possedendo più un’auto. Ciò non è frutto della mia immaginazione, a dirlo è gente autorevole del settore, poi altri, come me, lo ripetono.

E dovremmo anche mettere in comune quante più attrezzature possibili nelle nostre case, forse anche le lavatrici. Perciò nel post di ieri chiedevo con un’apparente iperbole: “Torneranno in auge le lavandaie?”. Forse avrò strappato un sorriso d’incredulità. Il futuro è il più sfuggevole dei misteri.

Ciò non impedirà, con buona pace dei comici che promettono flat tax a manetta, che molto prosaicamente questi consumi collettivi siano finanziati solo con le tasse. In effetti, nessuno di noi può comprare un treno o un tram, pagarne i costi d’esercizio, già ora assai in deficit, né si potrà riscaldare una piscina pubblica con il solo ricavato dei prezzi del biglietto, e che dire delle scuole e degli ospedali? Vi disegno il futuro: più tasse nazionali e locali.

Tuttavia sembra impossibile per la stragrande maggioranza della popolazione pagare più tasse (chi le evade continuerà a farlo e forse anche di più). L’unica soluzione è quindi ridurre i consumi privati. Conoscendo l’Italia avremo più tasse e riduzione dei consumi privati, con deciso ulteriore aumento delle promesse elettorali. Possiamo rigirare la cosa in tutti i versi, la transizione ecologica significa più tasse e però non necessariamente un calo del tenore di vita, non quello di tutti. Le caste esistono in Italia quanto in India.

Anche adottando una dieta prevalentemente vegetariana, con quello che costano e prezzeranno ancor più le frutta e le erbe in termini di serre, di fertilizzanti e di trasporto, non andremo certo verso un risparmio della spesa alimentare. Perciò mangiare meno non ci farà male, ma ci nutriremo anche meglio? Dubito. Non ci resterà che cenare tutte le sere alla Caritas. Al lume di un cero, ovviamente.

Risparmieremo dunque, ma poco, anche sulla carta igienica, e però anche le cartiere devono far fronte ad aumenti esorbitanti dei costi di produzione. Non ci resta che usare di più il bidet, con acqua fredda s’intende, ma anche l’acqua e i detergenti sono destinati a rincari. Torneremo a lavare i piatti a mano, e faremo anche il bucato come una volta. Saranno creati nuovi posti di lavoro, tipo le lavandaie. Che vi dicevo?

5 commenti:

  1. Però se i fiumi seccheranno per il global warming, dove li laveranno i panni?
    Pietro

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  2. Non so se è pertinente. A me sembra di sì.
    A Milano, quartiere Brera, all'angolo fra vis Palermo e Corso Graibaldi, c'è un negozio, che suppongo temporaneo, occupato del comitato elettorale di Emma Bonino. Può sorprendere o no. Quello che non può non sorprendere è che, giusto di fronte, in Corso Garibaldi, c'è un altronegozio occupato dal comitato elettorale di Emma Bonino.

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  3. https://bit.ly/3BlJTpn

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