lunedì 26 settembre 2022

È sempre festa

 

Un gruppo di giovani francesi, tra i quali un certo Michel-Charles, s’affrettano a raggiungere la stazione ferroviaria, ma sul treno in partenza si fa fatica a trovare posto in quei vagoni molto affollati. È Michel-Charles a consigliare di attendere il treno seguente, cosa che li farà tardare non più di dieci minuti. Sono di ritorno da Versailles e vogliono essere a Parigi per la cena al ristorante La Chaumière, dove hanno prenotato un tavolo, per poi vedere i fuochi d’artificio sulla Senna.

A Versailles hanno assistito allo spettacolo dei Grandi Giochi d’Acqua, che è stato un trionfo. In una giornata di primavera che simula l’estate, la loro scampagnata si è svolta in allegria, bevendo molto e mangiando frittate e pesce fritto, quindi hanno visitato il Trianon e le grandi sale del palazzo, ridondanti di storia e gremite di visitatori. Si sono anche un po’ annoiati di quella grandeur, ma non si può ammettere.

Un treno entra in stazione, e questi giovani allegri prendono posto, in uno scompartimento vicino al loro c’è anche l’ammiraglio Jules Dumont d’Urville, tornato recentemente da un’esplorazione costellata da mille pericoli in Antartide. Molte sono le donne e i bambini, le coppie borghesi in abiti di festa, liceali, operai in berretto a visiera. Si parte, correre sulle rotaie è ancora quasi una novità e i ragazzi trovano che il treno non va poi così veloce quanto si dice.

Nel gruppo c’è anche un certo Paul de Drionville, seduto di fronte a Michel-Charles, ed è un po’ preoccupato: sua madre gli ha fatto promettere di non salire mai sul vagone di testa. Michel-Charles lo tranquillizza: sono nel secondo vagone. Improvvisamente il rollio diventa quello di una barca nella tempesta, e una serie di scosse spingono i viaggiatori uno addosso all’altro. Sono per metà spaventati e gli altri divertiti.

Dei 48 passeggeri del vagone ferroviario nel quale viaggiava, Michel-Charles fu l’unico a salvarsi dal disastro ferroviario di Meudon, quella domenica dell’8 maggio 1842. L’incidente fu causato, come appurò la commissione d’inchiesta, dalla mancata sostituzione di una biella difettosa. Il pezzo di ricambio era stato ordinato in Inghilterra, ma non fu sostituito perché giacente in dogana.

L’alto numero di morti in quell’incidente, molti di essi a causa dell’incendio che si sviluppò dopo il deragliamento, fu causato dalla prassi di chiudere a chiave le porte dei vagoni dopo la partenza del treno per impedire ai furbi che viaggiano senza biglietto di svignarsela prima dell’arrivo in stazione. Il fattore economico sta sempre in capo a tutto, diceva un barbuto ebreuccio ateo, che già aveva previsto il Grande Tutto e l’umano “connesso”.

Circa 130 anni dopo quell’incidente, la nipote di Michel-Charles scrisse che dal vagone distrutto e in fiamme suo nonno uscì sanguinante come il giorno della nascita, però vivo e portando “nei testicoli la sua progenie”. Infatti, se egli non fosse sopravvissuto, e se la prima moglie di suo figlio Michel non fosse morta all’istante colpita al cuore da un proiettile di fucile partito accidentalmente e rimbalzato su un albero, non sapremmo nulla di Marguerite Yourcenar.

Siamo indubbiamente figli delle stelle e di quel labirinto di casualità che è il mondo, come ormai si dice banalmente senza aver letto e tantomeno compreso Hegel.

Per oggi mi pare non vi sia null’altro da segnalare. Ah, no. Oggi a pranzo ci sarà una mezza bottiglia di quel rosso d’Isonzo che non fu terminata ieri. È sempre festa in questa meravigliosa penisola, del tutto fatalista ma per fortuna ben governata, dove predomina l’esemplarità politica, ideologica e morale, e la raffinatezza dell’eloquio mediatico elevato, dove nessuno giocherella con i conti pubblici e tradisce le sue promesse, e i cittadini non sono trasformati in clienti il giorno dopo le elezioni, ma in semplici cretini.

Per quale motivo dovremmo avere l’ambizione di cambiare le cose da come sono se le nostre vite sono già le migliori? In fondo siamo un popolo che sa convivere con le proprie illusioni, per tutto il resto c’è l’app e l’assistente personale intelligente. È per questo motivo che i nostri avatar in parlamento, che non capiscono la metà di quello che fanno e sognano una compagnia aerea su rotaia, sono sicuri di non deluderci mai e sotto l’albero di natale quest’anno ci faranno trovare un trenino elettrico.

2 commenti: