«Oh, io di economia non ci capisco niente». Quante volte abbiamo sentito frasi come queste da gente che non sapeva leggere la propria busta paga ma brontolava che pagava troppe tasse e contributi?
Tra gli anni Sessanta e Settanta si era fatta strada l’idea, di là degli slogan politici, di una società “senza classi”, composta solo da una vasta classe media, all’interno della quale tutti potevano aspirare al tenore di vita della borghesia. Per qualche lustro quest’idea ha funzionato, riusciva a trovare mediamente riscontro nel miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
Da anni assistiamo a una stagnazione storica degli standard di vita. Potrei allineare dei numeri all’infinito, ma non c’e bisogno perché la realtà è sotto gli occhi di tutti. La povertà di massa nei paesi ricchi non è mai scomparsa. Lo dicono i redditi di cittadinanza variamente denominati nei vari Paesi. Lo dice, per fare altri esempi fragranti, l’auto- imprenditorialità, ossia i falsi padroncini ma veri e propri precari, quindi i precari sans phrase.
Il quadro teorico degli economisti è ancora quello dei mercati perfetti o quasi. La maggior parte di loro, il 99,99% periodico, non ha letto di prima mano Weber, Keynes e nemmeno Ricardo e Smith, di Quesnay possono ignorare il nome e non solo il contributo alla teoria economica, figuriamoci Marx, che però si prendono la briga di confutare! Il loro obiettivo preferito è lo Stato, un peso, salvo chiedere tagli fiscali alle aziende, ma si capisce, è per la crescita e l’occupazione (anche la produzione di mine antiuomo aumenta la crescita e l’occupazione!).
Il regno dell’intelligenza artificiale è la nostra salvezza, è meglio fidarsi degli algoritmi che della democrazia, promuovere la “cultura economica”, la “voglia di intraprendere” e altre frasi come queste. Chi ha mai messo in dubbio che sono gli imprenditori (da soli) a creare ricchezza? La realtà del capitalismo invece è molto diversa da come la presentano. Le aziende sfruttano i propri dipendenti, mentono ai propri clienti e corrompono il governo. Tutti i mezzi sono buoni per mentire, imbrogliare, corrompere.
Avete mai sentito Bersani, Letta, Calenda o chiunque altro del giro politico-mediatico affermare che questa economia ha corrotto la società, ha cambiato le persone, che il capitalismo non si ferma alle porte delle nostre case, ma danneggia e uccide i corpi, disturba le menti, dissolve i nostri valori più profondi nell’egoismo e nel consumo puerile e sfrenato?
Come sorprendersi che stia aumentando ovunque l’astensione alle elezioni se la differenza destra-sinistra è stata superata nei fatti e ormai nulla è politico e tutto è “scientifico”? Per vincere le elezioni a Roma hanno avuto bisogno dell’assalto di quattro teppisti neofascisti, pregiudicati e dunque ben noti, alla sede della Cgil, altrimenti qualsiasi cretino avrebbe potuto vincere le elezioni comunali sotto qualunque altra lista.
È un giochino visto e rivisto da cinquant’anni in qua, e anche da molto prima. Funziona ancora. Come si fa a sopravvivere, psicologicamente, in mezzo all’oceano di stupidità che è diventato questo Paese?
Parto dalle sue ultime due righe e da quella domanda. Ho dato una rapida occhiata a delle testate straniere e a come stanno vedendo all'estero il modo in cui sono stati trattati i manifestanti a Trieste. Sono sbigottiti. Mentre a Roma si canta Bella Ciao a fronte di un sindaco eletto con il 40% degli aventi diritto. Uno che nella vita le ha già provate tutte: europarlamentare, ministro dell'economia, deputato nazionale, sindaco. Il dubbio è che di mestiere non ne sappia fare uno. Non siamo neanche più l'imperialismo straccione descritto da Lenin, solo il Paese di una borghesia marciona e cialtrona.
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