venerdì 3 gennaio 2020

Un grande peto ci seppellirà




Era dai tempi di Bonifacio VIII che non ci si divertiva così, e perciò tanto vale prendere le cose come vengono, anzi, come scappano.


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I legumi svolgono un ruolo importante nell’alimentazione umana per il loro alto contenuto proteico. Ve ne sono di diversi tipi, dalle lenticchie (di varie colorazioni), alle innumerevoli varietà di fagioli, quindi piselli, fave, ceci, soia, eccetera. Contengono oligosaccaridi, zuccheri caratterizzati da molecole piuttosto grandi che l’organismo umano fatica a “spezzettare” durante la digestione (non m’addentro sul ruolo antagonista, chelante, dell’acido inositol-esafosforico, alias acido fitico).

Pertanto, detto alla buona, è nel transito intestinale che i batteri aggrediscono i legumi, con l’inconveniente che tale azione produce molto gas e conseguentemente meteorismo. Lo conferma uno studio scientifico pubblicato il 2 dicembre 2006 su The Lancet (vol. 368): ognuno di noi emette flatulenze dalle dieci alle venti volte il giorno; gli uomini, in media, il doppio rispetto alle donne. Non ci sono quote rosa. Accendere le scoregge a lume di candela era ai bei (??) tempi  il curioso passatempo di gagliardi soldati di leva.


Per esorcizzare l’eccessivo meteorismo dovuto all’ingestione di fagioli, cuochi esperti si sono inventati varie cose, per esempio una variante mediterranea consiste nella cottura di legumi con spezie o erbe, come cumino, cardamomo, finocchio, anice stellato o rosmarino. I loro presunti effetti carminativi dovrebbero ridurre la “ventosità”. Sarà, ma tali empirismi officinali nulla possono a fronte delle cieche leggi della chimica. Posso dire in base all’esperienza maturata che l’uso di fagioli con una buccia sottile può mitigare gli effetti ventosi, ma resta inteso che dei cannolicchi non valgono al gusto dei ben più corposi borlotti, e poi si salvi chi può.

Quale altro palliativo? Le buone massaie cuociono i fagioli aggiungendo un cucchiaino di bicarbonato di sodio, in tal modo la cottura è accelerata, la digestione forse facilitata ma il transito, date retta, non è senza sbavature. E del resto nulla dice nei suoi scritti Marcel Proust, che quanto a meteorismo fu un’autentica camera a gas. Gargantua baritonava di culo (cap. 7), ma nel dettaglio non andò oltre neppure Rabelais. Pertanto non ci resta che far fronte al fenomeno nel miglior modo che ognuno crede possibile.

All’uopo invito alla lettura di Pierre Thomas Nicolas Hurtaut, professore di latino presso una scuola militare francese, il quale fu autore non solo dell’Essai de médecine sur le flux menstruel, quindi di un voluminoso Dictionnaire historique de la ville de Paris, ma è ricordato soprattutto, e ciò fa proprio il caso nostro, per aver scritto L’art de péter (*), l’arte del peto, giusta la traduzione nell’edizione Baldini e Castoldi (2016).

«È davvero un gran peccato, Lettore, che pur petando da tempo immemorabile tu ancora non sappia come lo fai e come dovresti farlo. Si pensa comunemente che i peti non differiscano tra loro che nelle dimensioni - ovvero nell'essere piccoli o grandi - e che in definitiva siano tutti della stessa specie. Grossolano errore. Petare è un'arte, dunque una cosa utile alla vita, come dicono Luciano, Ermogene [di Tarso], Quintiliano e tanti altri autori. Saper petare correttamente, infatti, è più importante di quanto non si pensi. Non esiterò dunque a rendere pubbliche le mie ricerche e le mie scoperte su tale arte a tutti i curiosi desiderosi di metterci il naso».

(*) L’art de péter, essai théori-physique et méthodique, à l’usage des personnes constipées ... . Suivi de l’Histoire de Pet-en-l’Air e de la reine des Amazones ... . Nouvelle édition. Augmentée de la Société des francs-péteurs.

Ogni capitolo è più esilarante del precedente. L’opera in originale si può scaricare QUI.

2 commenti:

  1. Ottima l’idea di parlare di peti. Secondo me, la scorreggia è emblematica delle relazioni fra le persone, e in particolare delle idee, o delle opinioni. Infatti, c’è grande intolleranza per quelle altrui, e soddisfatta considerazione per le proprie.

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    1. osservazione pertinente e acuta, andrebbe approfondita, ma come vedi dal numero di commenti l'argomento è piuttosto tabù per i maschietti e ancor più per le femminucce
      avevo intenzione di dilungarmi sul "mal verde", cosiddetto, e su Hitler, ma bisogna essere concisi, la gente si stanca già con twitter, la curva dell'attenzione è passata progressivamente da 10 minuti a 10 secondi, come sanno bene in tv
      ciao

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