XVIII secolo.
Nicolò Tron, padre del famoso Andrea, giunse
in Inghilterra come ambasciatore della Serenissima nel 1714 . Ammiratore del modello
economico di quel paese, quando
rimpatriò, nel 1717, portò con sé due macchine a vapore e venticinque tecnici, per
trapiantare nel Veneto un frammento della tanto ammirata tecnologia
d’Oltremanica. Le due macchine a vapore erano quelle di Newcomen e Savery, che
Tron mise in funzione, una nel 1718 nella sua tenuta di Anguillara, in
Polesine, e così riuscì a prosciugare quattrocento campi; l’altra nel 1719 a
Schio, dove realizzò una fabbrica di panni che nel 1803 venne rilevata da
Francesco Rossi, padre di quell’Alessandro che ne avrebbe fatto la maggior
industria tessile italiana.
Le macchine di Newcomen e Savery
funzionavano, ma rendevano pochissimo a causa della dispersione di energia;
però quando nel 1768 Watt riuscì, per così dire, ad alesare i tubi, allora decollò la
rivoluzione industriale, perché una fabbrica poté essere impiantata ovunque,
senza cioè dipendere dall’energia idrica.
I veneziani avevano una vera e propria
ammirazione “per le macchine e artifici che moltissimo abbreviano la
manodopera”. Quando nel 1781 l’ambasciatore veneziano a Londra, Simone Cavalli,
visitò l’industria di Birmingham, vide un ambiente illuminato da bagliori di
fuoco; chiese a cosa servisse tutto ciò e Watt gli rispose: Signore, noi qui
produciamo ciò di cui maggiormente l’uomo ha bisogno: the power, la forza.
Lì si preparava il mondo del futuro; ai
veneziani non restava che acquistare i prodotti della nuova scienza vendendo i
quadri e le opere d’arte raccolte dai loro antenati. Finirono per perdere loro
stessi e la propria lingua fu declassata a dialetto. Oggi il Veneto è un feudo di Roma, che dio capitale creò.
XXI secolo.
L’Italia, dopo aver ceduto e in molti casi
svenduto l’argenteria tenendosi stretto il piombo, a garanzia del debito
pubblico “internazionalizzerà” ciò che le resta dei quadri e delle opere d’arte
(per palazzi e ville storiche gran lavoro è già stato fatto). Perderà ogni cosa
tangibile e intangibile che abbia valore; con la lingua nazionale è a buon
punto. Finirà in tutto e per tutto per essere una colonia della grande finanza,
che il dio capitale creò.
gran post, quasi mi piace più quando la prendi alla larga
RispondiEliminaanche l'articolo proposto sul tuo blog è molto interessante e anzi devo rileggerlo con più calma
Eliminahttps://lozittito.blogspot.com/2020/01/le-nuove-infrastrutture-globali.html
di mio non ci sono neanche le virgole,è di aspenia ma non l'ho segnalato
Eliminaè già un merito la segnalazione in un web tutto preso da altro
EliminaVisto l’antefatto, pensavo che puntassi sulla robotica e l’intelligenza artificiale.
RispondiEliminaè da domenica che ho in mente un post su quell'argomento prendendo spunto da un'intervista a federico faggin sul Sole
EliminaCi piacerà tanto, dopo, fare il mestiere che ci piace di più: i servitori dei padroni. E non solo due.
RispondiElimina''L’Italia, dopo aver ceduto e in molti casi svenduto l’argenteria.....''
RispondiEliminaalla fine è un vero peccato, non siamo un popolo - posso usare la parola popolo ? - così male.
Che si sia stati troppo furbi da privilegiare il breve termine sul lungo?
Che ci si sia smarriti qualche secolo fa ?
Che ci manchi l'entusiasmo?
Che sia il fattore religioso che ci ha così plasmato?
Che ci si sia semplicemente stufati di produrre consuma crepa?
..vedremo
https://www.youtube.com/watch?v=PJdpwi6pbLs