venerdì 10 gennaio 2020

La forza delle cose


XVIII secolo.

Nicolò Tron, padre del famoso Andrea, giunse in Inghilterra come ambasciatore della Serenissima nel 1714 . Ammiratore del modello economico di quel paese,  quando rimpatriò, nel 1717, portò con sé due macchine a vapore e venticinque tecnici, per trapiantare nel Veneto un frammento della tanto ammirata tecnologia d’Oltremanica. Le due macchine a vapore erano quelle di Newcomen e Savery, che Tron mise in funzione, una nel 1718 nella sua tenuta di Anguillara, in Polesine, e così riuscì a prosciugare quattrocento campi; l’altra nel 1719 a Schio, dove realizzò una fabbrica di panni che nel 1803 venne rilevata da Francesco Rossi, padre di quell’Alessandro che ne avrebbe fatto la maggior industria tessile italiana.

Le macchine di Newcomen e Savery funzionavano, ma rendevano pochissimo a causa della dispersione di energia; però quando nel 1768 Watt riuscì, per così dire, ad alesare i tubi, allora decollò la rivoluzione industriale, perché una fabbrica poté essere impiantata ovunque, senza cioè dipendere dall’energia idrica.

I veneziani avevano una vera e propria ammirazione “per le macchine e artifici che moltissimo abbreviano la manodopera”. Quando nel 1781 l’ambasciatore veneziano a Londra, Simone Cavalli, visitò l’industria di Birmingham, vide un ambiente illuminato da bagliori di fuoco; chiese a cosa servisse tutto ciò e Watt gli rispose: Signore, noi qui produciamo ciò di cui maggiormente l’uomo ha bisogno: the power, la forza.

Lì si preparava il mondo del futuro; ai veneziani non restava che acquistare i prodotti della nuova scienza vendendo i quadri e le opere d’arte raccolte dai loro antenati. Finirono per perdere loro stessi e la propria lingua fu declassata a dialetto. Oggi il Veneto è un feudo di Roma, che dio capitale creò.

XXI secolo.

L’Italia, dopo aver ceduto e in molti casi svenduto l’argenteria tenendosi stretto il piombo, a garanzia del debito pubblico “internazionalizzerà” ciò che le resta dei quadri e delle opere d’arte (per palazzi e ville storiche gran lavoro è già stato fatto). Perderà ogni cosa tangibile e intangibile che abbia valore; con la lingua nazionale è a buon punto. Finirà in tutto e per tutto per essere una colonia della grande finanza, che il dio capitale creò.

8 commenti:

  1. gran post, quasi mi piace più quando la prendi alla larga

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    1. anche l'articolo proposto sul tuo blog è molto interessante e anzi devo rileggerlo con più calma

      https://lozittito.blogspot.com/2020/01/le-nuove-infrastrutture-globali.html

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    2. di mio non ci sono neanche le virgole,è di aspenia ma non l'ho segnalato

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    3. è già un merito la segnalazione in un web tutto preso da altro

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  2. Visto l’antefatto, pensavo che puntassi sulla robotica e l’intelligenza artificiale.

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    1. è da domenica che ho in mente un post su quell'argomento prendendo spunto da un'intervista a federico faggin sul Sole

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  3. Ci piacerà tanto, dopo, fare il mestiere che ci piace di più: i servitori dei padroni. E non solo due.

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  4. ''L’Italia, dopo aver ceduto e in molti casi svenduto l’argenteria.....''
    alla fine è un vero peccato, non siamo un popolo - posso usare la parola popolo ? - così male.
    Che si sia stati troppo furbi da privilegiare il breve termine sul lungo?
    Che ci si sia smarriti qualche secolo fa ?
    Che ci manchi l'entusiasmo?
    Che sia il fattore religioso che ci ha così plasmato?
    Che ci si sia semplicemente stufati di produrre consuma crepa?

    ..vedremo
    https://www.youtube.com/watch?v=PJdpwi6pbLs

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