Speriamo passi presto quest’orgia di
retorica sul regista più sopravvalutato della cinematografia mondiale, autore
di un paio di cose pregevoli e di molte altre semplicemente inguardabili.
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Sto leggendo le memorie di Luigi Aldrovandi
Marescotti: Guerra diplomatica (1936)
e Nuovi ricordi (1938). Ancora una
volta è il caso di dire che bisogna andare alle fonti per leggere qualcosa di
autenticamente originale e interessante.
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Domenica scorsa, a Berlino, si è svolta la
conferenza sulla Libia, il paese che aveva un’infrastruttura ben sviluppata e
il più alto tenore di vita nel Nord Africa, prima che fosse devastato dalla
guerra promossa dalla Francia. Tema della conferenza non era la “pace”, ma la
distribuzione del bottino. Questa farsa ricorda le conferenze in cui le potenze
coloniali si spartivano intere regioni e continenti tra di loro.
La composizione della conferenza lo
dimostra. Al tavolo sedevano i capi di stato e di governo delle più grandi
potenze regionali (l’Italia in posizione subordinata, ma non è una novità), e
però nessun rappresentante del paese il cui destino veniva sottoposto a decisoni.
I due principali avversari della guerra civile libica, il primo ministro Fayez
al-Sarraj e il generale Chalifa Haftar, erano stati effettivamente convocati a
Berlino, ma aspettavano nell’anticamera fino a quando non fu loro detto ciò che
la conferenza aveva deciso. Inoltre, nessuno dei due rappresenta il popolo
libico, fungendo piuttosto da burattini delle varie potenze che lottano per il
controllo del paese ricco di petrolio.
Dietro il generale Haftar, che ha la
cittadinanza americana ed è stato a lungo considerato una risorsa della CIA, ci
sono gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Francia e la
Russia. Al-Sarraj è appoggiato da Italia, Turchia, Qatar e ufficialmente anche dalla
Germania. Gli Stati Uniti erano da tempo schierati con al-Sarraj, ma
recentemente tendevano a sostenere nuovamente Haftar.
Il conflitto tra Italia e Francia (poiché di
questo si tratta) riguarda principalmente il controllo del petrolio e del gas
libici. Con 48 miliardi di barili, il paese possiede la nona più grande riserva
di petrolio al mondo. L’Italia, controlla quasi la metà del mercato con la
compagnia petrolifera Eni, il più grande produttore di petrolio e gas in Libia.
Il suo principale concorrente è il gruppo francese Total. La Francia dipende
anche dal sostegno di Haftar alla sua guerra coloniale nel Sahel.
La guerra civile in Libia si sarebbe
probabilmente trascinata sottotraccia per anni se la Russia e la Turchia non
fossero intervenute. I mercenari russi del gruppo Wagner, affiliato al Cremlino,
hanno recentemente apportato un importante contributo ai successi militari di
Haftar. La Turchia, a sua volta, ha inviato i propri soldati e mercenari siriani
per sostenere al-Sarraj. Questi, in cambio, ha firmato un accordo sulla “delimitazione
delle sfere di influenza in mare”, che divide il Mediterraneo orientale tra i
due paesi. Sulla base di questo accordo, la Turchia rivendica grandi riserve di
gas, che anche Grecia e Cipro rivendicano. Un bel casino, perché la Grecia, non
invitata a Berlino, non starà a guardare.
La conferenza ha concordato una
dichiarazione di 50 punti, troppi per essere rispettati. Il cessate il fuoco,
non rispettato, era già stato stabilito in precedenza attraverso la mediazione
di Russia e Turchia, e ora dovrebbe essere prorogato in modo permanente. Le
milizie dovrebbero essere smobilitate e disarmate e l’embargo sulle armi
esistente, che è già stato violato da tutti, deve essere rispettato e
monitorato.
Di là dei buoni propositi ufficiali, questa tornata
è solo la fase preliminare per un’occupazione militare del paese e poi per una
nuova fase della guerra.
Il fondatissimo timore che la Russia e la
Turchia acquisiscano influenza in Libia ha avvicinato le potenze europee. La
Germania ha visto la possibilità di affermarsi nel paese e rafforzare la
sua influenza politica ed economica in Africa. Ed è proprio a tal fine che la
Merkel, appoggiata da tutti i partiti, compresi verdi e “sinistra”, ha
convocato a Berlino tutti i giocatori, per un totale di 16 stati e
organizzazioni, indossando la maschera di Otto von Bismarck, che a suo tempo
aveva sapientemente sfruttato i conflitti tra le grandi potenze presentandosi nelle
vesti di “onesto mediatore”, in realtà per affermare gli interessi della
Germania.
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«Orlando.
Mi occorre giungere ad una soluzione. Altrimenti avremo in Italia una crisi
parlamentare o di piazza.
Lloyd
George. E se non ci sarete voi chi verrebbe al vostro posto?
Orlando.
Forse D’Annunzio.
Lloyd
George. Mi piacerebbe vedere D’Annunzio di fronte a Wilson in questa stanza!».
Sapevano di avere a che fare con dei
quaquaraquà. E dire che Orlando era un gigante a fronte di quelli che abbiamo oggi.
"Speriamo passi presto quest’orgia di retorica sul regista più sopravvalutato della cinematografia mondiale, autore di un paio di cose pregevoli e di molte altre semplicemente inguardabili".
RispondiEliminaMi sfugge, di quale regista si tratta?
Saluti
Fellini? Ma è così italiano!
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