Stavo consultando un vecchio libro del 1962
(edizioni Comunità) poiché rammentavo in esso un giudizio su Pio X, il papa
“analfabeta”, riportato dall’autore, Henry Wickham Steed (1871-1956), ex
direttore del Times, quando la mia
attenzione è stata attratta da un personaggio che nella prima lettura (2005)
avevo trascurato di approfondire.
Si tratta di Giacomo Boni (Venezia, 1859 –
Roma, 1925). Fu architetto e archeologo molto noto, di dottrina antiquaria inferiore
a Rodolfo Lanciani, ma dotato di grande intuizione. Ne dà notizia, come detto,
anche Steed, che gli dedica due pagine, dove, tra l’altro, racconta della
scoperta del Lapis niger, presso il
Foro, dove Bini scavò e scoperse molto.
La curiosità mi ha portato a saperne un po’
di più, perciò ho consultato l’oracolo di Mountain View, che mi spedisce alla
relativa voce di Wikipedia, dove leggo che le ricerche archeologiche di Boni
furono influenzate dai suoi rapporti con l’ambiente esoterico del tempo, come
nel caso del sogno “che gli rivelò la scoperta del Lapis niger la notte prima”.
Ah, i sogni. Peccato che quel soggettivista
di Freud abbia abusato di una proficua intuizione (non sua). Quanto alle
premonizioni, sono un fatto curioso. E qui mi fermo, poiché con il passo
successivo si rischia di cadere nelle sabbie mobili dell’irrazionalismo, del misticismo
alienato e della millanteria interessata. Non esiste nulla di reale che non
possa essere spiegato razionalmente. Una delle ultime ridotte del misticismo
scientifico (si perdoni l’ossimoro) è quella dell’economia.
Steed non parla del sogno di Boni, ma la mia
attenzione è per un nome che appare su Wikipedia in relazione a Boni, cioè
quello di Emmelina De Renzis, personaggio curiosissimo e del quale ci sarebbe
da dire molto, anche più di ciò che riporta Wikipedia e magari con maggiore accuratezza.
Ad ogni modo qui interessa solo che da nubile fu Emmelina Sonnino, sorella del
più celebre Sideny Sonnino, nonché poi madre di Giovanni Antonio Colonna di
Cesarò (anche di costui ci sarebbe da raccontare assai).
Digitando Sideny Sonnino compaiono due voci
della Treccani: Sonnino, Sidney Costantino,
barone, (Pisa 1847 - Roma 1922), ministro degli Esteri, fu il firmatario del
Patto di Londra, eccetera; Sonnino Giorgio
Sidney, barone (Pisa 1847 – Roma 1924) ministro degli Esteri, e anch'egli autore del Patto di Londra. È evidente l’errore, probabilmente uno scambio di
persona.
Sarà che siamo fatti della stessa sostanza
dei sogni, e però non bisogna prestare loro troppa fede, così nemmeno a ciò che si
legge, fosse pure la Treccani.
Infatti, basta consultare il sito del Senato
per rendersi conto che entrambi erano figli di Sonnino Isacco Saul (a sua volta
figlio del sensale livornese Moisè Michele), banchiere in Alessandria d’Egitto,
diventato barone del regno nel 1862. Il figlio Giorgio (1844), di poco più
anziano del più noto fratello Sidney Costantino (1847), non si chiamava
anch’egli Sidney. Giorgio aveva sposato Elena Morozzo della Rocca, prolifica
autrice di romanzetti e agiografie reali, sorella di Natalia Morozzo della
Rocca, moglie del conte Manfredi Francesetti di Malgrà, che sarà sempre legata
sentimentalmente al cognato, Sidney Costantino.
Per notizia.
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