venerdì 26 maggio 2017

Non solo l’Italia di ieri



La prima parte del post è una strizzatina d’occhio alla cosiddetta histoire historisante, o, com’è comunemente nota, all’histoire événementielle.

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È il pomeriggio del 29 aprile 1945, a Berlino infuria l’ultima sanguinosissima battaglia europea del secondo conflitto mondiale. Le truppe dell’Armata rossa, il giorno prima, hanno ingaggiato nei sobborghi della capitale uno scontro furioso perdendo 108 carri, 62 dei quali distrutti da ciò che resta dalla 33^ Waffen-Grenadier-Division Ss Charlemagne, di cui fa parte l’ultimo Sturmbataillon composto da poche centinaia di combattenti francesi e scandinavi, al comando del Brigadeführer Gustav Krukenberg. Questi soldati combattono con una determinazione quasi folle nel voler difendere una città e un regime già condannati.

Il sergente Eugene Vaulot, che aveva distrutto due carri a Neukölln, usa i panzerfaust per fermarne altri sei non lontano dalla Cancelleria. È decorato con la Croce di ferro da Krukenberg durante una cerimonia improvvisata in una stazione della metrò, quello stesso 29 aprile. Nel film La caduta, diretto da Oliver Hirschbiegel, viene riproposta, en passant e analogamente, questa scena. Vaulot, già ferito sul fronte russo e congedato, nel 1944 si era riarruolato. Non sopravvisse alla battaglia di Berlino, invece Krukenberg morirà quasi centenario e ostinatamente nazista (*).

In quelle ore, nel Führerbunker, Adolf Hitler sta dettando a una segretaria, Traudl Junge, il suo testamento privato e quello politico. In quest’ultimo vi sono le disposizioni per l'organizzazione del Reich dopo la sua morte, che sarebbe avvenuta il giorno dopo per suicidio.  


Reichspräsident e Capo supremo della Wehrmacht viene nominato il Großadmiral Karl Dönitz. Ad Joseph Goebbels la carica di nuovo Reichskanzler. Segue una lista di ministri, e infine il Direttore del Fronte del lavoro. Per quanto riguarda le Forze Armate, il testamento prevede che Comandante in capo dell'esercito sia il feldmaresciallo Ferdinand Schörner, in quel momento impegnato con le sue truppe nei pressi di Praga, dove si sarebbe arreso solo l’8 maggio.

Chi era il feldmaresciallo Ferdinand Schörner? A noi è molto famigliare il nome di Erwin Rommel, e quello di Ferdinand Schörner non dice nulla. Il motivo è semplice: Rommel divenne famoso per le sue imprese belliche in Nord Africa, mentre Ferdinand Schörner operò su fronti secondari e quasi sempre come comandante di unità incalzate dall’avanzata russa. Eppure i due feldmarescialli, Rommel e Schörner, si conoscevano bene per aver combattuto in Italia nel 1917.

Il tenente Rommel, alla guida di un reparto di punta del battaglione da montagna del Württemberg, raggiunse una serie di brillanti successi e in particolare furono i suoi soldati a conquistare il Monte Matajur, il 26 ottobre 1917. Non è però esatto quanto scrive Wikipedia, cioè che egli fu il più giovane militare a ricevere la più alta decorazione militare prussiana, la medaglia Pour le Mérite (**).

Schörner, come tenente nel III battaglione del reggimento bavarese da montagna, prese parte allo sfondamento tra Plezzo e Tolmino, guidando brillantemente il reparto che diede l'assalto con successo al monte Podklabuc. Anche lui fu insignito della medaglia Pour le Mérite, ed era più giovane di Rommel.

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Caporetto costò all’Italia 40mila soldati fra morti e feriti, 298.745 prigionieri, 3.512 pezzi di artiglieria, 1.732 lanciamine, 2.899 mitragliatrici, enormi quantità di viveri ed equipaggiamento bellico, 600mila civili sfollati, la distruzione del Friuli e parte del Veneto orientale. I responsabili, come quel teppista notorio di Badoglio, fecero carriera allora e anche dopo, e morirono di vecchiezza tra agi ed onori.

Quest’anno ricorre il centenario di quella sconfitta e sarebbe opportuna un’attenta e partecipe riflessione collettiva sulle cause immediate di quei fatti ma soprattutto sulle cause profonde e apparentemente lontane che condussero a quella tragedia bellica. Il Patto di Londra fu stipulato all’insaputa del parlamento, e questo la dice lunga sulla democrazia borghese, e del resto finora le cosiddette democrazie popolari sono state anche peggio.

Dal maggio 1915 al novembre del 1918 si consumò lo sterminio d’intere generazioni. Mediamente negli scontri sanguinosi ed inutili di quella guerra sono morti 22 giovani italiani ogni ora. Molti avevano tra i 19 e i 21 anni, a volte meno. Per 100 metri di terreno, si mandavano a morire ad ondate contro le mitragliatrici decine di migliaia di ragazzi in nome e per conto, si disse, della “più grande Italia”. Non si sa se con più crudele cinismo o con più dilettantesca insipienza.

A Redipuglia, il più grande dei molti “sacrari” sparsi tra il F-VG, il Veneto e il Trentino, voluto dal fascismo, dei resti di 100.187 morti, 60.330 sono “ignoti”. Ciò dà l’idea delle condizioni nelle quali si crepava, senza contare la malnutrizione, le malattie, la sporcizia, le amputazioni, la protervia di molti ufficiali, le fucilazioni, le menzogne. Com’è possibile che si sia sopportata tanta sofferenza, sopraffazione e violenza? Con la paura e la censura.  

Caporetto non è solo l’Italia di ieri, ma quella di oggi e di sempre. I vizi e le mende della sua classe dirigente, violenta e predatrice, impunita, sciatta e pressappochista, che commemora con soddisfazione, con vibrante entusiasmo, i morti ammazzati.

(*) Si trovano sempre, in ogni epoca, individui disperati disposti a combattere sotto qualsiasi bandiera, anche la più infame. Non deve quindi oggi meravigliare il reclutamento dei cosiddetti foreign fighters. Sulle motivazioni non serve darsi la pena di leggere le convenzionali analisi del Royal United Services Institute, basta visitare il sito della Légion étrangère, o estrapolare tra le righe di ciò che scrisse Céline.

Gustav Krukenberg era nipote, da parte materna, di Alexander Christian Leopold Conze, un archeologo che nel 1878 scoprì con Carl Humann l'altare di Pergamo.


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(**) Nel 1842, fu Alexander von Humboldt a suggerire a Federico Guglielmo IV d’istituire anche la croce Pour le Mérite für Wissenschaften und Künste. Questa onorificenza, soppressa nel 1918, è stata reintrodotta in Germania nel 1952, mentre nella Bundeswehr non è più stata reintrodotta la croce Pour le Mérite.

6 commenti:

  1. Bene, le disposizioni sono arrivate fino a noi, non ci occupano militarmente, ma sempre servi e schiavi siamo, Die Känzllerine esegue alla lettera, ein Volk, ein Reich IV, eine Führererine, ca cangia?
    Caifa.

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    1. francesi e inglesi al posto loro farebbero lo stesso.
      noi no; noi abbiamo gli emiri in lotta tra loro, sempre

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  2. Gentilissima, ha fatto un riferimento a Celine. In senso negativo, per le sue simpatie al nazismo o in senso positivo per la sua analisi dell'animo umano? grazie

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    1. mi riferivo in particolare a Morte a credito per certe descrizioni
      non ho alcuna prevenzione verso Céline

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  3. I sabaudi dopo l’unità d’Italia sottrassero, con la coscrizione obbligatoria, risorse giovani alle famiglie di reddito medio-basso, privandole della manodopera da impiegare nei lavori agricoli più pesanti e del relativo reddito. Figli che, in mancanza di uno Stato sociale, provvedevano al sostentamento dei genitori anziani. Serviva la carne da cannone.
    In Sicilia nacque un nuovo proverbio: ni levarunu u gustu ‘e futtiri

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  4. Splendido post, grazie.
    Mi permetto una sola osservazione.

    Spesso nella storia d'Italia moderna e contemporanea eventi apparentemente causati soltanto da decisioni prese da governi o da personalità nazionali si rivelano, ad un'analisi più approfondita, frutto anche di circostanze più complesse e di influenze esterne, alle quali un Paese pesantemente dipendente dall'estero come l'Italia - che senza traffico mercantile attraverso Gibilterra e il Canale di Suez muore di fame - non poteva sottrarsi.

    Ricerche recenti gettano qualche luce sull'impatto che le minacce e i velati ricatti - perché di quello si trattava - anglofrancesi ebbero sulla decisione italiana di firmare il Patto di Londra ed entrare in guerra, contro il neutralismo del partito di Giolitti e della maggioranza dell'opinione pubblica. Del resto pensare che in uno Stato di polizia come l'Italia, dove la minima manifestazione pubblica di dissenso può essere facilmente manganellata, gasata o sparata via da strade e piazze se dispiace al governo, pensare che in uno Stato del genere sia stata qualche rumorosa piazzata degli interventisti a portare il Paese alla guerra è impossibile. E neanche la cupidigia, l'immoralità e l'insensibilità dei politici e dei loro danti causa di banche e industrie possono interamente spiegare, da sole, la scelta per la guerra.

    Non molti sanno che già prima di Caporetto gli Alleati, e in particolare gli inglesi, avevano piani segreti per impossessarsi della flotta italiana e occupare una parte del Paese (col suo re fantoccio sistemato in Sicilia o in Sardegna, come poi accadde, mutatis mutandis, nel 1943) se per caso il governo si fosse azzardato a trattare un armistizio con gli Imperi Centrali.

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