Le
élite politiche sia europee e sia americana si comportano come se non avessero
capito nulla della fase che stiamo vivendo, e tuttavia nulla o poco possono
opporre a quelle che sono tendenze necessarie del capitalismo. E non mi
riferisco solo alla cosiddetta globalizzazione o alla crisi nei suoi aspetti
più evidenti. Ciò di cui non hanno alcuna cognizione riguarda i motivi, o, se
si preferisce, le cause più profonde, della crisi. Perché dalla crisi, checché
ne possano argomentare le anime belle con grafici alla mano, non siamo usciti e
non se ne verrà a capo, tantomeno tagliando la spesa sociale e taglieggiando di
tasse chi non può evaderle.
In
ciò, di riflesso, sta anche la crisi dei partiti tradizionali, quelli di
governo, che rischiano effettivamente di essere spazzati via, dalla crisi e
dalla propria insipienza. A tutto vantaggio di quelle forze che giocano a fare
opposizione con le parole d’ordine più ovvie. La questione dirimente, sollevata
da un notorio analfabeta, sembra essere: olimpiadi sì o no? A ciò si risponde
con furbizia: prima l’ordinaria amministrazione.
Ma
di quale ordinaria amministrazione si va cianciando? È vero che le risorse
possono essere impiegate più vantaggiosamente, e si può ridurre la corruzione e
il furto a livelli più fisiologici (i dubbi sono leciti), così come la
ricchezza può essere distribuita in modo un po’ meno smaccatamente classista (i
dubbi sono robustissimi). E pure le buche presenti nelle strade possono essere
rappezzate, e, sia pure con iniziative audaci, pensare di recuperare qualcosa
in efficienza e trasparenza presso l’apparato burocratico, fino al punto da
sapere a quanto ammonta il debito accumulato dal comune. Addirittura – ma ci
vorrà del tempo, molto ancora – far pagare il biglietto dell’autobus e riuscire
a stabilire una meno ridicola pigione per l’appartamento di proprietà pubblica.
Tutte
cose belle, utili, e ben vengano. La stampa non mancherà di enfatizzare: il dott. Rossi e l'on. Bianchi pagheranno l'equo canone! Però
non si tratta di ordinaria amministrazione, ma di straordinaria
amministrazione, soprattutto sotto un certo parallelo. Non bastano le buone
intenzioni, sarebbe invece necessaria una rivoluzione cruenta e non occasionale.
Quando sento dire in radio che un terzo della popolazione adulta di Platì è composta da
persone con precedenti penali, in tal caso anche Robespierre perderebbe
speranza. Quando vedo, per fare un esempio banalissimo, il personale di
negozi e ristoranti di Roma ramazzare cicche e cartacce dal marciapiede
antistante o dal proprio plateatico per depositarle in strada e magari gettarle
in un tombino (visto coi miei occhietti), ebbè, allora l’ordinaria
amministrazione diventa mito. E a proposito di mitomanie, si abbia il coraggio di abbinare le olimpiadi
e un nuovo, ennesimo, giubileo.
Che significa: sarebbe invece necessaria una rivoluzione cruenta e non occasionale?
RispondiEliminaSaluti
permanente. ciao
EliminaMa cruento significa sanguinoso, e quindi più che rivoluzione mi ha richiamato alla mente una sollevazione, una ribellione, non certo una rivoluzione dunque.
EliminaPoi, su permanente dovrebbe spendere due parole se può.
La saluto
E' una roba deviazionista :)
EliminaIl notorio analfabeta ripete a pappagallo, dietro lauto compenso, caxxate spaziali, come se quel bordello di città, a tutti i livelli ormai cloaca maxima, fosse in grado di darsi un governo e far funzionare le cose........Alice in wonderland.
RispondiEliminagià, la famosa " rivoluzione permanente" è l' ultimo mito di cui resta da verificare il "fallimento permanente" :-)
RispondiEliminavedo che lei ha capito perfettamente l'allusione. complimenti.
EliminaA parte ogni altra considerazione sull'inutilità di questa tipologia di commenti totalmente superficiali, l'estensore sembra del tutto ignorare le forze umane che attorno al mito si coagulano e da esso si scatenano, succube della vulgata catto-positivista.
EliminaA meno di allinearsi all'input pauloviano martellato dai mainstrean padronali, per cui l'unica interazione intellettuale con la realtà concessa è quella di crozza.
...che tristezza...g