Vi
sono due notizie che credo meritino un minimo di riflessione, non per
demonizzare il capitalismo (che sarebbe come demonizzare il feudalesimo) bensì per
segnalare limiti e contraddizioni di un sistema economico il cui unico ed
esclusivo scopo – ormai non più calmierato dall’intervento politico – è ben
conosciuto (non è la filantropia). La prima notizia è nota e riguarda la sempre maggiore resistenza
opposta dai batteri patogeni agli antibiotici (anche in questo caso si parla di
porre rimedio agli effetti e non di affrontare le cause del problema). Si
segnala come l’industria farmaceutica non sia molto interessata ad investire
nella ricerca di nuovi e più efficaci antibiotici.
La
seconda notizia – che già in parte si conosceva – riguarda l’avvio della
sperimentazione di un cosiddetto vaccino terapeutico “universale” contro i
tumori, ossia una capsula contenente Rna con le “istruzioni genetiche”
anti-cancro che attiverebbe una risposta immunitaria assai adeguata. Più che di
un vaccino si tratta di una metodica. Bisogna usare cautela e non farsi
prendere da eccessiva enfasi, tuttavia si tratta di una notizia di grande
rilievo se si tiene conto che tale metodica avrebbe dei vantaggi su quella
basata su virus inattivati su cui caricare le sequenze di Dna (insomma, l’idea
è quella di attaccare il tumore con le difese del malato, questo ci viene detto
e tanto riporto).
Anche
in tal caso si punta di più sulla cura che sulla prevenzione, perché una seria
e radicale prevenzione stravolgerebbe il modo di produrre e i nostri stili di vita
(che cosa e quanto si mangia e si beve, quale aria si è costretti a respirare:
il cancro ai polmoni è in cima alla lista). Ad ogni modo la questione del
cosiddetto vaccino terapeutico si complica se ci si addentra un po’ di più
nella faccenda: le cellule malate subiscono delle trasformazioni non solo nella
sequenza dei nucleotidi, cioè sul
Dna, ma anche sui geni. Poiché queste trasformazioni rendono il tumore
invisibile al sistema immunitario, si cerca di agire su di esse per rendere le
cellule neoplastiche visibili e avere il massimo dell'efficacia.
Prescrivere
una terapia che non funziona può rappresentare una perdita di tempo fatale, si
cercano dunque dei marcatori di risposta che aiutino a prevedere chi è
sensibile e chi no, con test da fare prima di iniziare le cure. Sennonché le
agenzie regolatorie tendono a dare sempre meno autorizzazioni ad ampio raggio,
dati i costi dei farmaci e la loro estrema specificità. Anche in tal caso,
sebbene apparentemente diverso da quello degli antibiotici, il problema sono le
risorse, cioè i soldi. Questa impotenza a razionalizzare le risorse e ad
indirizzarle laddove effettivamente servono, rivela il limite a cui è giunta
una società incapace di rinnovare il suo modo di produrre e distribuire, di
dare un senso umano al suo sviluppo.
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