Per
ingannare l’attesa della terza e, si spera, ultima puntata della saga dedicata
alla schiavitù degli afroamericani, vi intrattengo su un aspetto molto intimo e
poco noto della vita privata del presidente Lincoln. Forse più di Lyndon
Baines Johnson, egli soffriva di un’acuta forma di stitichezza. Prego l’occasionale
lettore di non prendere la notizia come una battuta, poiché in questo blog si
trattano solo fatti storici con rigore e avendo cura di riscontrare le fonti. Un
biografo di Lincoln racconta che poteva passare un’intera settimana senza che
il presidente si recasse in solitaria seduta nella stanza più piccola della
Casa Bianca, allora collocata accanto alla ritappezzata e riaddobbata Sala
Ovale.
Senza
voler banalizzare il problema, va rilevato che a causa di tale forma ostinata
di stipsi il presidente Lincoln soffriva come un cane di emorroidi. Vi
sono plurime testimonianze, prime fra tutte quella di William Herndon, gran
bevitore e collega d’avvocatura di Lincoln, poi quella del pettegolo Howard Russell,
corrispondente del Times di Londra, e
soprattutto parla chiaro il referto dei chirurghi dell'esercito, Edward Curtis
e Joseph Janvier Woodward, che il 15 aprile 1865 eseguirono l’esame autoptico
sul cadavere del presidente assassinato.
Il
dottor Curtis descrisse in una lettera l’autopsia alla propria madre, anzitutto
rivelando di aver aperto la testa del cadavere sulle tracce del proiettile.
Quest'ultimo era entrato un po’ a sinistra della linea mediana nella parte
posteriore della testa, per passare direttamente in avanti attraverso il centro
del cervello. Non trovando facilmente, procedette alla rimozione dell'intero
cervello, quando, improvvisamente, il proiettile passò le dita del medico e “cadde
in un bacino di porcellana bianca che stava sotto, rompendo il silenzio solenne
della stanza con il suo rumore”. Ebbe cura, il medico, di alludere alla madre anche sulle “afflizioni” patite in vita dal presidente a causa di una non meglio
precisata “patologia ano-rettale”.
Per
lenire le sue sofferenze, il presidente si faceva arrivare, tramite il suo
segretario, John Nicolay, degli speciali emollienti dall’Europa, non senza
difficoltà data la sospettosità dei doganieri del porto di New York. Non è dato
sapere se per sedersi il presidente facesse uso della cosiddetta “ciambella”,
la quale può essere di grande ausilio in simili affezioni, come dimostra il
caso del commissario Antonio Sarracino nel film Totò contro i quattro.
Com’è
noto, un efficace rimedio contro la stipsi s’ottiene con una opportuna dieta.
Su questo punto non bisogna generalizzare poiché certe diete non sono adatte
per tutti i soggetti, si pensi per esempio ai colitici. Il presidente Lincoln le
aveva tentate tutte le diete prescritte dai medici, ma, suo malgrado, senza trovare
apprezzabile beneficio. Aveva rinunciato, secondo le memorie (*) del comandante
della sua guardia, il colonnello William Henry Crook (1839-1915), al bacon, suo
piatto preferito, e anche alla sua torta, quella di mais. Come rivelò a
suo tempo il Washington Evening Star,
Lincoln dovette rinunciare anche alle ostriche, che prediligeva sia in umido che
in salamoia.
Subito
dopo il celebre discorso di Gettysburg, laddove Lincoln esortò i soldati a
“tenere duro” e il popolo americano a “non mollare”, il presidente assunse l’irrevocabile
decisione di nutrirsi il meno possibile, quasi solo di carote crude, gettando
nello sconforto la sua cuoca Cornelia Mitchell. Negli ultimi mesi di vita, a
causa della sua magrezza, cui accenna anche Gore Vidal in un suo libro, il
presidente divenne quasi irriconoscibile, tanto che ancor oggi alcuni storici sostengono
che l’attore Wilkes Booth, nel buio del teatro Ford di Washington, sparò il suo
colpo di pistola alla testa del presidente temendo altrimenti di mancare il
bersaglio se avesse mirato più in basso.
(*)
Memories of the White House: the home
life of our presidents from Lincoln to Roosevelt, Boston, 1911.
!!speciali emollienti dall’Europa!!
RispondiEliminaPreparazione H: la risposta europea all' imperialismo commerciale americano