mercoledì 11 novembre 2015

Virginia


Si è favoleggiato molto sul ruolo avuto da Virginia Oldoini, detta Nicchia, nelle vicende che portarono all’unità d’Italia sotto lo scettro dei cosiddetti Savoia (*). Virginia, assunta nella diplomazia di Cavour, sarebbe stata definita da Leatitia di Solm, moglie del ministro degli interni Urbano Ratazzi, come “la vulva d’oro del Risorgimento”. È vero, ebbe numerosi amanti, non solo tra gli statisti, come Napoleone III e Vittorio Emanuele II. Il banchiere Rothschild le regalò un servizio da tè in oro massiccio del Settecento. Ad ogni modo esercitò un’indubbia influenza politica e non solo a riguardo delle vicende italiane.

Il nome e il titolo di contessa di Castiglione deriva a Virginia dall’aver sposato il conte Francesco Verasis di Costigliole d’Asti e di Castiglione Tinella, cugino di Cavour. Verasis, undici anni più anziano di Virginia, rimasto vedovo della sua prima moglie nel 1851, la contessa milanese Frncesca Trotti, fu consigliato di corteggiare e di sposare Virginia dal conte Alessandro Giuseppe Colonna Walewski, non ancora principe e figlio illegittimo di Napoleone I, il quale era stato ambasciatore francese a Firenze nel 1849 ed ebbe dunque modo forse di conoscere la ragazza “più bella d’Europa”.



Bastò una lettera di raccomandazione del cugino Cavour, dicono, per chiederla in sposa. Cavour che già pensava di utilizzare quell’unione per realizzare i destini della patria. Del resto lui stesso era attratto dalle belle donne e faceva la corte alla marchesa Cristina Trivulzio, anche lei un’itinerante tra Francia e Inghilterra ma per motivi diversi dal meretricio diplomatico. Tuttavia credo che Cavour sia andato in bianco, la principessa Belgioioso aveva un altro passo.

Virginia fu notata anche dalla regina, Maria Adelaide, durante un suo soggiorno estivo a La Spezia, e pare fosse proprio lei, la regina, ad intuire le sue qualità di femmina fatale. Anche Massimo d’Azeglio fu prosseneta dell’unione tra il conte vedovo e la bella Virginia. Nelle sue Confidenze, afferma: “Sono persuaso che tutto si metterà bene e che potrò felicitarmi di essere stato il felice profeta di questo matrimonio”. In realtà peccava di ottimismo poiché ben presto Virginia ebbe a paragonare il suo rapporto con il marito a “una maionese impazzita che nessuno tira più su”.

E dire che il Verasis copriva letteralmente Virginia di regali sempre più costosi, tra i quali i gioielli per i quali la contessa aveva una speciale predilezione. Cavour spedì Virginia a Parigi – a spese del marito s’intende – con il compito preciso ed esplicito di brillare nei salotti buoni della capitale. Chiaro l’intento di favorire l’incontro tra lei e Napoleone III, dei cui amorazzi era al corrente tutta Europa. Anzi, v’è da dire che alla Virginia l’imperatore preferiva un’altra fiorentina, la contessa Marianna Walewski, ossia Maria Anna de Ricci che sposò il citato Alessandro Giuseppe Colonna Walewski, figlio di Napoleone I e ministro di Napoleone III (**).

Se la sua vicenda con Napoleone III è abbastanza nota, meno noto è il ruolo che svolse a latere della guerra Franco-Prussiana. Poi vi fu la Comune, con la sua bandiera: rossa. In origine, secondo una legge marziale del 1789, si trattava di un vessillo che il portabandiera doveva innalzare per segnalare ai soldati l’ordine di sparare sulla folla, in caso di tumulti gravi. Il popolo, in segno di sfida all’esercito, se ne appropriò per la prima volta il 6 giugno 1832, quando venne utilizzata dal popolo parigino insorto ai funerali del generale Lamarque. Successivamente la bandiera rossa fu adottata dagli operai tessili di Lione nella rivolta del 1834.

Dopo una vita avventurosa, almeno nella sua prima giovinezza, Virginia trascorse gli ultimi anni in un appartamento in place Vendôme, ossia fino al 1899. Un paio di giorni dalla morte della contessa, inumata nel cimitero del Père Lachaise, i rappresentanti dell’ambasciata d’Italia, guidati da Carlo Sforza, procedettero al sequestro dei documenti della contessa e li bruciarono alla presenza di un magistrato francese.

*

Già il Congresso di Vienna fu essenzialmente l’occasione per un gigantesco carosello fatto di ricevimenti e di scambi sessuali, sempre interni all’élite, e anche dopo la vita dei padroni d’Europa e del mondo trascorse nei miracoli di feste e di balli, di amori e di pettegolezzi. Il sesso fu usato in diplomazia così come oggi viene usato per creare scandalo e stroncare carriere. Si pensi ai casi recenti di Clinton, di Strauss Kahn, di Hollande e di Berlusconi. In Inghilterra, non da oggi, lo scambio e lo scandalo sessuale segue certe ben note tendenze.

Ad ogni modo si può dire ciò che si vuole ma non me lo vedo un Napoleone III nei cessi delle Tuileries calare le braghe per favorire l’approccio del Piemonte, né del resto un Talleyrand inseguire nudo una cameriera d’albergo. Per non dire poi – si perdoni il paragone ardito con Berlusconi – un Metternich organizzare burlesque a base di peripatetiche da trivio. E come immaginare, per finire ai nostri giorni, un Mitterand inforcare all’Eliseo una motocicletta per andare all’appartamento della sua amante? Le style est l'homme même, come ebbero a osservare i nostri trisavoli.


(*) Scrivo i “cosiddetti Savoia” poiché in realtà si tratta dei Carignano, i quali sono lontanissimi parenti dei Savoia, ne adottarono il nome quando morì l’ultimo Savoia (Carlo Felice). Il titolo passò al cugino di 13° grado, Carlo Alberto, figlio di Carlo Emanuele di Carignano. Carlo Alberto era già stato ufficiale di Napoleone, era inviso a Carlo Felice ma alla sua morte fu imposto dagli austriaci.

(**) Il nipote (Napoleone III) aveva come amante la nuora dello zio (Napoleone I). Tout se tient.


4 commenti:

  1. su “la vulva d’oro del Risorgimento” si fonda la nazione

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  2. Post meraviglioso. La storia è l'ultimo rifugio dagli orrori del presente. Un errore di battitura: Castigliole è Costigliole d'Asti, uno dei numerosi bei paesi antichi che punteggiano il Monferrato. Il potente castello è ancora quello della contessa. Vanta uno scalone monumentale di nientepopodimeno che Filippo Juvarra.

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  3. Vulva d'oro o meno,nella politica di equilibrio,europeo, (all'epoca mondiale),ci stava che prima o poi nascesse una media potenza nel mediterraneo .
    Che poi la cosa fosse stata favorita ed affrettata tra una chiavata e l'altra ed un bicchier di vin,come recita una famosa canzone popolare,e'del tutto normale,ma non decisivo in ultima analisi,come giustamente Olympe fa notare...
    Due ultimi post molto belli.
    Caino

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