venerdì 20 novembre 2015

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Non c’è più spazio per la satira in questo paese.

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Sto ascoltando alla radio l’Idomeneo, re di Creta di Mozart con il quale si apre la stagione lirica alla Fenice. Prima dell’avvio hanno suonato l’inno di Mameli (e pazienza). Poi, la Marsigliese. La prima volta che s’era sentito quest’inno a Venezia fu quando vennero i francesi a depredare la città (e il Veneto) e a mettere fine alla sua repubblica plurisecolare. Poi Napoleone mise al bando l'inno. Quella stessa Marsigliese che cantavano le truppe del generale Nicolas Oudinot a Roma nel 1849.  

4 commenti:

  1. La nostalgia per la repubblica di Venezia ( un morto che camminava ben prima della campagna di Naopleone) fa il paio con quella epr l'impero austro-ungarico o quello ottomano.
    Nota a latere: non sono sicuro che nel 1849 entra ndo a Roma le truppe di Oudinot cantassero la Marsigliese, forse la cantavano glibzuavi che si fecero massacrare a Solferino dieci anni dopo. E non sono altrettanto sicuro che Napoleone l'abbia vietata.
    Buona giornata
    Massimo

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    Risposte
    1. nessuna nostalgia, semplici constatazioni

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    2. Non sono del tutto d'accordo. La Repubblica non era più morta di quanto lo fossero gli altri Stati di antico regime, non pochi dei quali rivelarono insospettate doti di resilienza. Nel caso di Venezia l'élite semplicemente decise che la resa incondizionata e il suicidio politico collettivo avrebbero meglio salvaguardato i propri affari ed interessi di classe e ceto, cosa che in effetti poi avvenne. Noi e i nostri padri del Risorgimento lo bolliamo come un atto di vigliaccheria, per loro dev'essere stato mero buonsenso.

      Nel resto d'Europa molti membri dell'aristocrazia, a titolo personale e familiare, fecero la stessa cosa venendo a patti con i vari regimi repubblicani e conservando sostanze e libertà personale in cambio del sostegno (anche solo passivo) al governo e dell'integrazione nella nuova élite napoleonica.

      Quanto alla nostalgia, forse nessuno rimpiangerebbe regimi caratterizzati da spaventosi squilibri socioeconomici, miseria diffusa e brutale repressione - tutte cose che riguardano anche la nostra onorata società del 2015, peraltro, dato che siamo sempre nel parco giochi del capitalismo - se almeno la classe politica esprimesse qualche figura bene o male all'altezza dei grandi interpreti di quell'epoca, e se ci fosse ancora un'arte anche solo lontanamente paragonabile a quella di un tempo.

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