martedì 16 luglio 2013

Corporatocrazia


I numeri dicono che muoiono per denutrizione più di ventimila persone al giorno. Non è vero che non ci sono responsabili per questo stato di cose.

* * *

Il caso Snowden e quello di Trayvon Martin, sono eloquenti. Non nuovi, peraltro. Che gli Stati Uniti siano un regime poliziesco e spionistico, un regime dell’apartheid, lo dicono molti fatti di oggi e del passato. Malgrado sieda un mulatto alla Casa Bianca e alla borghesia nera sia consentito qualche trastullo e di occupare qualche posto di prestigio, la condizione dei proletari neri non è molto cambiata rispetto alla rivolta di Watts (*).

Chi sostiene che gli Usa – il primo vero impero globale della storia – siano una nazione democratica, non ha la più pallida idea della democrazia e soprattutto su cosa in realtà regga il sistema americano. Gli Usa battono una moneta che è alla base delle transazioni mondiali e che ha come garanzia non già l’oro – vale a dire l’equivalente universale del valore – ma dalla forza militare e dal controllo strategico sulle materie prime, sulle rotte e i flussi. Questa posizione consente agli Usa ogni licenza, compresa quella di uccidere e rapire chiunque nei paesi che glielo consentono o che non possono reagire.

La possibilità di battere moneta che non ha nessun valore intrinseco e che non è convertibile in oro, ma accettata da tutti, dà la possibilità agli Usa di indebitarsi oltre ogni limite e di concedere prestiti sui quali esercitare ricatti di ogni genere. In tal modo essi non solo dominano il commercio del pianeta, ma sottomettono interi popoli senza bisogno d’inviare un solo soldato armato. Ecco uno dei motivi per i quali gli Usa e i loro alleati inglesi – di là delle dichiarazioni ufficiali – stanno sabotando in tutti i modi l’euro. Non deve dunque sorprendere che il debito pubblico italiano venga classificato dalle agenzie di rating a livello del Marocco o del Messico e inferiore al Cile.




La cricca che esercita nominalmente il potere politico negli Usa pronuncia parole come libertà, democrazia, giustizia, diritti umani, ma in realtà questi burattini sono al servizio solo dei grandi affari, il loro pensiero principale per quanto riguarda la politica interna è come controllare, spiare e manipolare un popolo che è uno dei meno liberi del pianeta.

Anche per quanto riguarda le guerre, a farsi ammazzare in Iraq o in Afghanistan ci sono i figli dei poveracci; la lezione del Vietnam è ben servita, non si mandano i figli della borghesia e delle classi medie in quel tipo di guerre. La corporatocrazia americana non hanno bisogno di calpestare le sabbie dell’Iraq, per sfruttare quella miniera d’oro nero ci manda i loro funzionari.

Agli americani – dei quali 46 milioni sono i poveri che vivono di sussidi – è promessa la prosperità e perfino la felicità, ma essi imparano presto che nelle mostre società – e nella loro in particolare – ogni posizione è instabile e l’ascesa sociale una scala senza fine. Più si sale e più ci si allontana dal vertice, sfavoriti in partenza non si entra nel club dei ricchi e potenti se non si è già della loro cerchia. Le eccezioni portate ad esempio ne sono una conferma.

Non si tratta solo di un fatto economico, ma di un’inferiorità essenziale imposta ai proletari e che riguarda tutti gli aspetti della vita quotidiana, dall’istruzione alla sanità, dai costumi ai pregiudizi di una società alienata sul potere d’acquisto di merci scadenti – come il cibo, il vestiario, la casa, il divertimento – e spesso inutili e dannose.

La povertà – e questo vale dappertutto in un sistema capitalistico – è tanto più indispensabile e disprezzata quanto più la ricchezza ha una gerarchia, ma negli Usa anche l’eventuale ricchezza in denaro non può renderti completamente accettabile se non hai la pelle del colore giusto.

* * *

La storia degli Stati Uniti è poco conosciuta dal grande pubblico, è una storia di violenze e sopraffazioni inaudite, ogni vicenda che la caratterizza conta almeno decine di migliaia di morti. È un racconto che fa a pugni con l’immaginario collettivo abilmente alimentato da Hollywood e dai media. Non c’è solo lo sterminio dei nativi, la tratta degli schiavi e il loro sfruttamento nelle piantagioni infestate dalla malaria (**).

I bianchi americani hanno sempre simpatizzato e incoraggiato ogni causa “democratica” e rivoluzionaria, eccetto che a casa loro. Ne offro uno scampolo: i ribelli cubani, i guerriglieri, i combattenti della libertà, operavano da una città della costa degli Stati Uniti, da dove volevano invadere e liberare il loro paese dalla tirannia. Se questo vi suona familiare, è solo una coincidenza; non si tratta del 1961, dell’affaire Baia dei Porci, bensì accadde nel 1898. È in tal modo che la grande democrazia americana s’impadronisce di Cuba, che diventa un protettorato indipendente solo formalmente, una bisca e un puttanaio a cielo aperto.

Fu una splendida piccola guerra, soprattutto lucrativa. Il 18 febbraio 1898 la nave da guerra americana Maine, ancorata nel porto di L’Avana, saltò in aria causando la perdita di 250 uomini. Se si trattò di un incidente, esso fu provvidenziale. La stampa fece il resto, guidata da due galantuomini, Hearst e Pulitzer, nomi che ancor oggi ci ricordano qualcosa. Quel 19 aprile il Congresso incaricò il presidente William McKinley (***), poi assassinato, di prendere Cuba manu militari. Imbattibili gli yankee in questo genere di cose.

A Parigi, per firmare il trattato di pace, gli Usa ottennero subito Portorico, per 20 milioni di dollari comprarono Guam e le Filippine. Come solito, approfittarono per fare affari sul mercato immobiliare, comprando a prezzi di saldo, anzi, da fallimento.



(*) In politica estera gli Usa hanno sostanzialmente un solo scopo: danneggiare gli altri paesi, sia dal punto di vista politico e soprattutto economico (le due cose stanno insieme, ovviamente). Non solo i paesi ostili, ma anche quelli a loro alleati. In un certo senso si può dire che l’Italia rappresenta per loro un paese modello per quanto riguarda l’instabilità. Gli Usa sono stati per l’Italia la peggior minaccia per uno sviluppo economico autonomo in molti settori decisivi, come il nucleare, l’elettronica, gli idrocarburi, la ricerca industriale.

Se un giorno si venisse a sapere – cosa peraltro assai improbabile – che questo o quel personaggio tra i più insospettabili ha lavorato per le agenzie di spionaggio statunitensi, non ci si dovrebbe stupire. Nel libro paga di queste agenzie ci sono i nomi di centinaia e a volte migliaia di questi collaboratori per ogni paese.

(**) Ispiratore degli alti tassi doganali, tanto per dire. Gli Usa sono stati, quando conveniva loro, avversari del liberismo. Una volta divenuti una grande potenza monopolistica diventarono oppositori dei dazi. Quando Roosevelt s’incontro con Churchill a Terranova per concordare l’entrata in guerra degli Usa, la prima condizione fu l’abolizione dei dazi nel Commonwealth per le merci americane.

(***) Ancora nel 1919 il Servizio della salute pubblica degli usa riassumeva la situazione della malaria nel Sud così: “Per il Sud nel suo complesso si può senz’altro dire che il tifo, la dissenteria, la pellagra e la tubercolosi, tutti insieme, non siano importanti quanto la malaria. E tuttavia in quegli anni il governo stanziava, per gli abitanti del Sud, 3mila dollari l’anno per le attività antimalariche! Ma furono stanziati 58mila dollari per proteggere dalle zanzare i soldati che in quelle zone si addestravano per la prima guerra mondiale. 

10 commenti:

  1. Splendido post, anche per la parte storica.

    Vorrei solo aggiungere che alcuni degli episodi più nobili, e delle battaglie più feroci, nella storia del movimento operaio e della lotta dei lavoratori contro lo sfruttamento più bestiale appartengono all'"altra" storia degli Stati Uniti, non quella elaborata nei college ma quella scritta con le sofferenze e il sangue dei perdenti.

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  2. Uhm, «figli della borghesia e delle classi medie». Codesta da te non me l’aspettavo, Olympe.

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    1. la classe media ebbe un peso importante come massa di manovra

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  3. Per capire: se gli USA stanno sabotando in tutti i modi l'Euro, perché - non dico la Ue nel suo complesso, per la presenza non secondaria della Gran Bretagna - nazioni come Francia e Germania tentano una difesa da tale sabotaggio? E poi: fino a che punto l'instabilità può giocare a favore degli americani? Infine, sai qualche dettaglio dell'imminente accordo commerciale tra UE e USA?

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    1. tu, caro Luca, sei uno che non ha paura dei libri:

      john perkins, confessioni di un sicario dell'economia, minimum fax, 17,50

      (purtroppo ha una pref. di loretta napoleoni)

      c'è anche un vecchio (relativamente) libro sempre buono:

      da colonia a impero, a cura di William Appleman Williams, de donato, 1982

      fino a che punto? dividi et impera.

      Remarks by Secretary of Defense Robert Gates at a Meeting of the Economic Club of Chicago:
      Il Dipartimento della Difesa ha bisogno di pensare e di preparare la guerra in un modo profondamente diverso rispetto a quanto siamo stati abituati nel secolo scorso.
      In verità, prepararsi per il conflitto del 21° secolo significa investire realmente in nuovi concetti e nuove tecnologie. Ciò significa tener conto di tutti i mezzi e le capacità che può portare alla lotta.
      Si consideri che nel 2020 gli Stati Uniti prevedono di avere circa 2.500 aerei da combattimento di tutti i tipi. Di questi, circa 1.100 saranno i più avanzati, di quinta generazione: F-35s e F22s. La Cina, invece, si prevede che non avrà aeromobili di quinta generazione entro il 2020. Ed entro il 2025, il divario si allarga: gli Stati Uniti avranno circa 1.700 tra i più avanzati aerei da di combattimento di quinta generazione, rispetto a una manciata di aerei comparabili per i cinesi.
      Il documento integrale:
      http://www.defense.gov/transcripts/transcript.aspx?transcriptid=4445

      sull'accordo ne ho accennato recentemente in un post:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/06/il-fondo-oscuro-della-storia.html
      il resto lo trovi in rete

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  4. Studio n° 23 di Pianificazione Politica (Policy Planning
    Study), di George Kennan per l’ufficio pianificazione del
    Dipartimento di Stato nel 1948 (TOP SECRET):
    “Noi possediamo circa il 50% delle ricchezze del globo, ma solo il 6,3% della sua
    popolazione… In questa situazione, non possiamo che essere oggetto di invidie e
    risentimenti. Il nostro vero compito nell’immediato futuro consiste nell’individuare uno
    schema di rapporti che ci consentano di mantenere tale posizione di disparità… Per
    poterlo fare, dovremo rinunciare a tutti sentimentalismi ed i sogni ad occhi aperti; la
    nostra attenzione dovrà concentrarsi, sempre ed in ogni caso, sul nostro immediato
    obiettivo nazionale… Dovremo smetterla di parlare di obiettivi vaghi… e irreali come i
    diritti umani, l’innalzamento del livello di vita e la democratizzazione. Non è lontano il
    giorno in cui dovremo agire in termini di potere diretto. Meno saremo intralciati dagli
    slogan idealistici, meglio sarà”.

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  5. La solita frase "...perché questo è contrario agli interessi americani!" si commenta da sola; ciao splendido post. Fabio

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  6. Un pragmatismo vecchio come il mondo,cara Olympe. I poveri vanno alla guerra, a combattere e morire per i capricci, le ricchezze e il superfluo di altri. (Plutarco)

    Altri libri interessanti:
    Con la scusa della libertà, Tropea, 2002
    Il libro nero degli Stati Uniti, Fazi, 2003
    Rapporti dall'Impero, Fazi, 2005

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  7. Ricordo una grottesca la polemica, di circa dieci anni fa, tra una destra, in parte fascista (con due ministri che rivendicano l’orrore di Salò), che accusava di “antiamericanismo” una sinistra che si ricollegava al progressismo Usa citando J.F.K, Clinton, M.L.King e, nei casi più avanzati, F.D.Roosvelt. Riferimenti che prescindono dal il “dettaglio” dell’invio dei contras (gusanos) contro la giovane rivoluzione cubana, ma si potrebbe aggiungere anche la decisione di intervenire più massicciamente in Vietnam, proprie dell’amministrazione Kennedy. Si ignorava, ovviamente, il proletariato nordamericano, che pur non essendo mai arrivato a costruire partiti di classe autonomi, né forti organizzazioni comuniste, ha tuttavia una ragguardevole tradizione di lotte, anche sanguinose, e di sindacalismo classista. Le stesse tradizioni autenticamente democratiche di una forte minoranza intellettuale, e di consistenti settori del proletariato nero (mov. per l’abolizione dello schiavismo) e nella stessa Guerra Civile, vengono arbitrariamente convogliate nel Blob liberale.
    Gli USA sono oggi più che un ente geopolitico. Questo capofila dell’imperialismo mondiale non nasconde i suoi piani finalizzati a dominare tutto il globo terracqueo. Costruito sulle evidenze di quell’economia che Marx chiamava volgare, priorità dell’individuo-possidente (beneficiato calvinisticamente della “grazia” sulla collettività), Stato ridotto per fini interni alla polizia ed alle galere, ma strutturatosi all’esterno come una terribile macchina militare di conquista ed in ultimo mitologia del “mercato regolatore e non regolato”. Liberaldemocrazia significa in questo contesto che il potere spetta unicamente ai moderni ottimati, quindi: ai proprietari dei mezzi di produzione o di capitale finanziario. Si esclude, poi, ogni intervento o addirittura pressione dei non-possidenti, a cui un sistema elettorale fondamentalmente censitario riduce in pratica lo stesso “diritto democratico”.
    E’ questa l’ American way of life, per proteggere il quale l’imperialismo USA mostra di volere e potere mettere a ferro, fuoco ed uranio impoverito ogni angolo del mondo. Tanto più dopo l’eliminazione del contrappeso internazionale rappresentato dall’Urss….. e quindi con la messa in atto di una pressochè totale “deregolamentazione” (deregulation) interna, a spese delle masse lavoratrici bianche e colorate, nazionali ed immigrate.

    Mordecaj

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