giovedì 6 ottobre 2011

Ha da venì Debora



Questa mattina passando davanti al televisore ho incontrato il volto della Serracchiani Debora, giovane quarantunenne semplicemente europea, nella quale in molti hanno riposto le proprie aspettative votandola.

Mentre preparo il caffè (con la Bialetti prodotta all'Est, sia chiaro) penso alla partecipazione dell’Italia ai fondi strutturali europei (circa il 35 per cento del bilancio dell’Unione europea) dove versa più di quanto riceve (dal 1998 al 2010 sono stati versati nelle casse di Bruxelles 30 miliardi di più rispetto a quanto ricevuto) e che una parte non esigua dei fondi che riceve vanno ad aziende e individui delle città di Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro e Gioia Tauro dove – dice Federico Gatti, un giornalista del Bureau of Investigative Journalism – le truffe a danno delle sovvenzioni comunitarie ammontano a un totale di € 400.000.000 negli ultimi 10 anni. Quelle che hanno scoperto, ovviamente. Ma se la Calabria è un caso di scuola, bisogna tener conto che negli ultimi 10 anni la commissione europea ha aperto 38.070 pratiche su aiuti di Stato italiani potenzialmente illegali.

Mi vengono in mente le multe per “infrazioni” (tra cui la famigerata monnezza) e i soldi per la conservazione dei beni storici che mancano perché all’Europa nessuno li ha chiesti. Bruxelles, infatti, aveva previsto un fondo ad hoc per la conservazione dei beni storici e al 30 aprile del 2010 la percentuale di utilizzo italiana era pari a zero. Ma quando questo ignobile governo finalmente cadrà, cambierà tutto e europei semplici come la Serracchiani Debora si faranno valere.

Dopo il caffé, ripassando davanti al televisore, ho rivisto Marchionne (ma ogni quanto fa la doccia?), quello che non ha mai chiesto un soldo di finanziamento pubblico, ma al quale il 26 giugno del 2009 il Cipe ha assegnato 300 milioni per sostenere anche gli stabilimenti della casa automobilistica di Pomigliano e Termini Imerese; poi per pendant è comparsa la Marcegaglia (quanto spende inutilmente dall’estetista?), quella che piange miseria ma dimentica che tra il 2003 e il 2008 le aziende italiane agevolate con soldi pubblici sono state più di 840 mila per un totale di 1307 leggi di incentivazione (a tal proposito, Bankitalia sostiene che “i sussidi alle imprese sono inefficaci e creano distorsioni che penalizzano gli imprenditori più capaci”).

Tutto questo finirà presto, un nuovo sole radioso sorgerà nelle nostre fabbriche  e fattorie e potremmo così produrre perfino la carne e il latte senza doverlo importare, forse anche la mortadella senza passare dalla Romania (dipende dall’esito del referendum).

3 commenti:

  1. Gentile Olympe,
    spero che il referendum sulla mortadella dia il segnale tanto agognato dai mercati.
    Distini saluti.
    Ettore.
    P.s. L.M.L.

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  2. Ci credo poco! Ci stanno semplicemente spostando da una stalla all'altra.

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