venerdì 10 giugno 2011

Il paese dove non si ride più



Ho scritto in passato numerosi post su quel processo che ha delocalizzato i settori dell’economia produttiva nei paesi dove la manodopera costa molto di meno, incrementando invece quei settori (“servizi”) il cui unico scopo è rivendere a prezzi più alti le merci comprate via internet e favorire quindi la pura e semplice speculazione. Si sono distrutti centinaia di migliaia di posti di lavoro ed esperienze professionali in cambio di qualche migliaio di posti precari negli uffici e nei call center. In sostanza il liberismo è questo, divenuto ideologia dominante, verbo indiscutibile, pietra di paragone del progresso, dell’efficienza, della modernità. Tutto il resto è merda, passatismo, roba che non funziona più.

Poi è arrivata la botta, la grande crisi, sembrava che tutto il mondo di carta costruito dai soliti illusionisti da strapazzo dovesse crollare. E qualche crollo ci fu, così come restano ancora vistose le crepe lasciate da quel terremoto. Ma il sistema, in qualche modo, ha retto, soprattutto con i soldi degli Stati in soccorso delle banche, allargando la voragine del debito pubblico.

Nessuna delle cause che hanno determinato quel cataclisma è stata eliminata. Le cause fondamentali semplicemente non possono essere intaccate, essendo esse i pilastri del sistema di rapina; quelle accessorie nemmeno, poiché il giro di denaro e di corruzione è diffuso e planetario. Del resto, non si possono raccogliere mille miliardi delle vecchie lire per la campagna elettorale di un singolo candidato se non si fa parte di un certo sistema.

Berlusconi ha ragione: l’Italia non ha nulla da temere. Abbiamo ancora qualche buon marchio, poi gli Uffizi, Pompei, il Colosseo, ecc.. Qualcuno riderà di queste cose, ma in Grecia non ride più nessuno.

4 commenti:

  1. Leggo questo blog da molti mesi, ma francamente mi sono stancato.
    Di che cosa?
    Non delle analisi politiche,economiche, sociali, ecc., che sono stupende, ma del fatto che si arriva sempre, alla fine, col sottintendere, che la catastrofe è dietro l'angolo, e dunque "si salvi chi può".
    A volte, ho letto anche di post propositivi, (come 38 e mezzo) poca cosa comunque.
    Possibile, che non vi sia nessuno, che proponga come uscirne, da questo sistema malato, che ha ormai fatto il suo tempo?
    G.

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  2. capisco, ma non mi posso inventare soluzioni che non sono all'orizzonte

    ogni cosa ha bisogno del suo tempo per maturare.
    per uscire dal fascismo ci sono voluti più di vent'anni, per ritrovarsi democristiani per altri 50. del resto l'attuale sistema economico è rimasto in gestazione per secoli prima di averla vinta sull'ancien regime e di quest'ultimo si sono avute propaggini fino al 900

    ci sono coloro che propongono ricette pronte per il presente e per l'avvenire, a me basta capire, un poco (e sottolineo un poco) quello che avviene e le tendenze

    siamo alla vigilia di grandi cambiamenti (alcuni anzi sono in corso e non ce ne avvediamo abbastanza) ma non sappiamo quali potranno essere gli approdi

    sognare non costa nulla ed è anzi necessario ma io non posso scrivere di sogni ma solo di realtà parziali

    caro amico, la tua stanchezza è la mia stanchezza, quella di tutti. questo è lo stato dell'arte e del resto se leggere questo blog ti scoraggia, almeno non costa nulla

    cordialmente

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  3. Grazie per l'attenzione, e pienamente d'accordo sul finale dalla risposta, "non costa nulla", almeno questo diamine.
    Saluti da G.

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  4. gentile olympe de gouges, credo che tu abbia centrato in pieno la questione fondamentale, e che non aiuta molto scoraggiarci, ma dovremmo partecipare molto di più

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