La domenica, dopo il bagno con i sali d'arguzia, Eugenio Scalfari scrive le sue pretenziose, comiche e false novità. Il fatto di essere considerato uno stilista che scrive a favore di una frazione degli attuali proprietari della società gli consente di farsele stampare in migliaia di copie vendute agli estimatori del grande imbroglio. Leggiamo:
«Come si risolve il rebus della crescita senza abbandonare il rigore? Che significa "costo zero" in linguaggio concreto? Non è un rebus di impossibile soluzione; basterebbe ridurre equamente le diseguaglianze e stipulare un patto sociale e generazionale».
Et voilà, è sufficiente ridurre equamente le diseguaglianze, e tutto s’aggiusta. Le disuguaglianze, “in linguaggio concreto”, debbono restare, cazzo, altrimenti domani mattina chi andrebbe più a farselo sbattere in culo per una manciata di euro (sempre per dirla “in linguaggio concreto”), ma essendo queste disuguaglianze ormai troppo vistose e insopportabili, visto che una fetta sempre crescente di proletariato annaspa e non vede futuro, prima che possa scoppiare un quarantotto, è bene dare un ritoccatina all’Irpef. Non una cosa seria, s’intende, una cosa equa, cioè una burla.
Scrive il Sole 24 ore: «L'Irpef versata nel 2009 è stata pari a oltre 146,4 miliardi che con un +0,2% è sostanzialmente pari a quella del 2008, di cui 89,5 versata dai dipendenti (-0,8%) e 47,7 miliardi pagata dai pensionati (+5,8%). Crolla del 14,6% l'Irpef versata da autonomi e imprenditori». Vale a dire che l’Irpef versata da questi ultimi, su quasi 150 miliardi, è appena di 9,2 miliardi. Sarà causa della crisi? Vediamo altri dati:
«per quanto riguarda i redditi dichiarati dalle persone fisiche nel 1993 i dipendenti pesavano il 56,2%, i pensionati il 19,7%, gli imprenditori il 13,2% e i professionisti il 7,6. Quindici anni dopo, nel 2007, il peso complessivo dei primi due è ulteriormente aumentato: i dipendenti pesano il 51,8%, i pensionati il 26,8%, gli imprenditori il 5% e i professionisti il 4,2» [*].
Insomma, la crisi non c’entra se non come scusa buona per evadere, e a pagare sono sempre i soliti: salariati e pensionati. Ed infatti, informa sempre il Sole 24 ore, «Questi ultimi [salariati e pensionati] mostrano, come del resto era da attendersi [che perla!!], una propensione pressoché nulla ad evadere, mentre i lavoratori autonomi, gli imprenditori e coloro che posseggono solo redditi da fabbricati risultano evadere maggiormente. Per i lavoratori autonomi il tasso di “non compliance”, vale a dire di mancata adesione spontanea agli adempimenti tributari, è pari al 56,3%. L'identikit si completa con i lavoratori autonomi soggetti agli studi di settore, che tendono a dichiarare all'amministrazione finanziaria fatturati appena superiori a quelli presunti e i detentori di soli redditi da fabbricati potrebbero presentare un elevato tasso di evasione dovuto ad una eventuale sovrastima delle rendite catastali. La non compliance è dell'83,7% per i possessori di immobili offerti in locazione, e del 44,6% per il lavoratore autonomo che può contare anche su un reddito da lavoro dipendente o da pensione».
E così abbiamo servito un altro esempio dell’uso ideologico della terminologia “tecnica” in uso presso il padronato e i suoi servitori: l’impossibilità di evadere di salariati e pensionati è chiamata “propensione pressoché nulla”, mentre, per contro, l’evasione massiccia dei cosiddetti lavoratori autonomi è detta “non compliance”, ovvero, se proprio vogliamo essere severi con loro, la chiamiamo “mancata adesione spontanea agli adempimenti tributari”.
Eugenio Scalfari è in mala fede, crede di poter spacciate a tutti le sue lucciole per lanterne, facendo finta di non sapere che il codice civile, le leggi societarie e tributarie sono scritte sotto dettatura del potere economico. Crede Scalfari nel suo talento, di avere una posizione di imparzialità, il rispetto dei fatti (ma quando compaiono oltre un certo grado di evidenza vengono celati), il mantenimento dei valori intellettuali cui s'ispirava un tempo la borghesia illuminata, ma la sua critica è sempre espresa da un punto di vista dell'interesse ottimale della classe, e anzi della casta, alla quale appartiene. Insomma, la sua "lucidità" non vale al dettaglio più di quella di chiunque stia dalla parte del capitale.
Ad integrazione di quanto detto nel post,: nel 2008 l’80% del reddito dichiarato in Italia e l’85% delle tasse pagate proviene da lavoratori dipendenti e pensionati.
RispondiEliminaQuì siamo in presenza di un vero e proprio atto di "lotta di classe", che i Lavoratori e Pensionati (ex Lavoratori) subiscono.
Manca a quest'ultimi, una loro organizzazione politica, che curi e salvaguardi i loro interessi di classe, ed è ciò che vado dicendo da tempo oramai, ma è come predicare nel deserto.
Su Scalfari, voglio solo dire che,...è solo un trombone del potere mediatico dei padroni, un pallone gonfiato, come lei dimostra egregiamente, analizzando i suoi scritti domenicali.
Forza e saluti.
Luigi.