mercoledì 15 giugno 2011

Qualcosa



Qualcosa in Spagna, precisamente in Catalogna, a Barcellona, si sta muovendo. È la protesta degli “indignati” contro i tagli decisi dal parlamento locale, il cui accesso è stato bloccato temporaneamente dai dimostranti. Non moltissimi per la verità, ma ormai accampati stabilmente in città tanto da essere sfrattati dal parco poi chiuso dalla polizia. Manca comunque una strategia complessiva di un movimento assai confuso e tiepido, che non ha come obiettivo il cambiamento radicale della società. Sono ancora imprigionati entro gli schemi del riformismo e del consumo coatto, sempre pronti a farsi integrare in questo lager-manicomio.

In Grecia la situazione è tesissima (oggi ci sarà uno sciopero, l’ennesimo). Ad Atene il 5 giugno i manifestati si sono rivoltati contro i sindacati, dicendo loro che non avevano diritto di partecipare. Questo è un segno buonissimo verso l’autonomia dell'antagonismo sociale sganciato dagli apparati burocratici di contenimento e controllo.

Tuttavia, nonostante i tagli, la disoccupazione è ancora bassa per aspettarci una rivolta di massa consistente, ma l’antagonismo radicale greco ha solide radici, speriamo che serva da battistrada in Europa (Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia) per un autunno caldissimo, ardente, anche se è troppo presto per sperare in una rivolta ampia e generalizzata. Del resto le forze della repressione sono molto accorte a non fomentare occasioni per un radicamento della lotta e evitare che prenda corpo una vera e più generale presa di coscienza della natura del sistema, posto che queste nuove generazioni, questa umanità sottrata alle decisioni che la riguardano, non hanno memoria di cosa si tratta.

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