lunedì 27 giugno 2011

A ricalco, con la penna



Questa mattina avevo iniziato il post così:

Nelle società precapitalistiche i turbamenti dell’economia non sono dovuti all’azione di regolari leggi economiche. Si tratta di crisi che hanno invece cause accidentali dovute a catastrofi naturali, cattivi raccolti ed epidemie, oppure a cause non direttamente economiche, quali guerre e distruzioni. Non avendo ancora la produzione di merci e il relativo scambio carattere generale, non essendo ancora pienamente dispiegata la dissociazione tra produzione e consumo, e quindi non avendo la circolazione del denaro sviluppato appieno la sua funzione di mezzo generale di pagamento, le crisi economiche come le conosciamo nella nostra epoca erano allora impossibili.

Poi qualcosa o qualcuno mi ha fatto cambiare idea e ho svoltato su un altro argomento. Qui di seguito.

Se parlo, per esempio, di Senofonte, almeno devo aver letto l’Anabasi, fosse pure nella traduzione più raffazzonata del pianeta. Quando scrivo di Aristotele, non gli do dell’imbecille semplicemente perché, secondo me, non ha tenuto conto dei risultati della meccanica quantistica.

Quando invece si scarabocchia di Marx, della sua opera, del marxismo in generale, ebbene non serve aver letto nulla di prima mano, è sufficiente che l’opinione coincida, per esempio, con i truismi più vieti, con quella di qualsiasi bancarottiere della finanza o del giornalismo. Del resto nessuno ai nostri giorni, in generale, ha fatto o fa di meglio e in molte sedi e occasioni sono state dimostrate le non sorprendenti idiozie di cui sono capaci gli orecchianti del marxismo.

L’abilità di questi petulanti falsificatori è quella di diluire e perciò indebolire qualunque tesi a livello di chiacchiericcio, senza prestare la minima attenzione se ciò che dicono ha qualche effettivo valore e trova esatta corrispondenza nelle fonti originali. Quando poi capitava di leggere una citazione, una frasetta (più raramente un brano), potete star certi che essa era un prestito di quarta mano e senza riferimento bibliografico preciso. Uso il passato poiché ora c’è internet, e i furbetti estrapolano, copiano e incollano, ignorando che molte delle traduzioni sono a volte assai approssimative e lacunose. Ed è in tali casi che questa semenza dà il meglio di sé.

Essi hanno uno strano concetto di sé, anzitutto quello di definirsi a-ideologici e antidogmatici nel momento stesso che identificano, per esempio, la storia con il passato, per cui occuparsi di un qualche argomento storicamente diventa studiare questo o quel fatto del passato. La categoria dello sviluppo e del movimento ad essi è ignota così come rifiutano di considerare l’economia politica come lo studio della natura e dei rapporti di produzione delle diverse formazioni sociali, e, quindi anche dei rapporti tra le classi nelle varie società. Quindi prendere atto che l’economia politica ha un carattere di classe, cosicché l’economia politica borghese, tutt'altro che a-ideologica e antidogmatica, esprimerà il punto di vista e gli interessi della borghesia e delle sue frazioni.

Poi ci sono gli ex stalinisti d’antan, quelli che sono cresciuti a Grundrisse e camembert, gli ex proprietari del pensiero marxista, quelli che distinguono il “Marx politico” dal “Marx economico”. Ma ora basta occuparsi di gente terribilmente mediocre.

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