«La collezione di Giorgio Armani per la prossima estate è tutta dedicata alla leggerezza. Ma le sue parole sono dure: "La moda di oggi è in mano alle banche. I marchi fashion, infatti, non appartengono più ai loro proprietari"». Ci voleva un sarto, sia pure di gran lusso, per ricordarci che il capitale finanziario (che egli sbrigativamente chiama “bancario”) ha inglobato i settori del capitale industriale, commerciale e bancario. Insomma il credito, la produzione e la rete di commercializzazione sono controllati direttamente da un pugno di corporation e nei consigli di amministrazione di diverse società e rami differenti di attività partecipano quasi sempre gli stessi singoli soggetti, funzionari del capitale, i quali transitano con estrema indifferenza dal settore privato a posti chiave nell’ambito delle organizzazioni sovranazionali di controllo e vigilanza.
Il comando del capitale finanziario, cioè del capitale unificato, nel mentre lotta per “la libertà di commercio” su ogni scala dello spazio economico, ha come base il superamento della libera concorrenza dei singoli capitalisti (la quale ovviamente è in contrasto con il monopolio), e cambia anche la natura stessa del rapporto tra la classe padronale e il potere statale. La sostanza del liberismo è l’agire senza vincoli, di rendere “libera” e disponibile non solo la forza-lavoro (accelerare il processo di proletarizzazione su scala mondiale e mutare i rapporti tra le classi) ma qualsiasi attività precedentemente gestita o partecipata dalla Stato. È il comando sull’intera economia e quindi sullo Stato e la società.
Lo Stato resta mero titolare dei beni e servizi pubblici, ma la loro gestione, cioè il controllo e la rendita (es.: la fissazione dei prezzi) diventano monopolio dei grandi gruppi finanziari che si spartiscono la torta. Se prima si doveva subire l’invadenza dello Stato, ora che questo (in Italia meno, ma ancora per poco) ha abdicato a favore del “libero” mercato, i suoi “cittadini” dovranno vedersela con i nuovi padroni del pianeta, cioè con i loro fantasmi. La mediazione politica e delle organizzazioni statuali o di rappresentanza è sempre più ridotta a rappresentazione mediatica, simulazione, con uno svuotamento di senso della “democrazia” e dei partiti.
Si poteva leggere ieri su il manifesto queste parole di Luciano Gallino in un articolo, a pagina 15, di grande interesse:
«Le leggi escono dal Congresso, ma le indicazioni per scriverle provengono notoriamente dalle corporation industriali e finanziarie. Le quali hanno speso tra l'altro 500 milioni di dollari per sostenere nel 2008 la campagna elettorale di ambedue i candidati alle presidenziali; 300 milioni per rendere il meno incisiva possibile la riforma di Wall Street del 2010; e altrettanti per tentare di bloccare la modesta riforma sanitaria voluta dal presidente Obama. Con la previsione che, essendo mutata nel novembre 2010 la composizione del Congresso, quasi sicuramente vi riusciranno nel prossimo futuro».
Posso solo confermare le parole di Gallino. Ho personalmente conosciuto un avvocato di un grande gruppo europeo attivo nel riciclaggio dei materiali da imballaggio che fungeva da ghostwriter per un parlamentare europeo incaricato di redigere il testo di una nuova direttiva europea sul riciclaggio dei materiali da imballaggio.
RispondiEliminaAlex