mercoledì 13 ottobre 2021

E invece ...

 

Non siete ancora stufi degli infiniti dibattiti (si fa per dire) sul covid, i vaccini, il grinpas? Chi l’avrebbe mai detto 20 mesi or sono, quando fummo assicurati che il meteorite virale ci avrebbe solo sfiorati. Bei tempi, quelli. E invece ... .

C’è anche di peggio, di molto più catastrofico e terrificante di un’epidemia: la guerra. Abbiamo finito per dimenticare che la guerra è il disastro più terribile per gli esseri umani. Con gli arsenali attuali c’è da avere molta più paura di tutte le altre minacce alla nostra bella società messe insieme.

La prima guerra mondiale permise qualcosa che la seconda guerra mondiale non consentì: mettere sullo stesso piano le sofferenze dei soldati di entrambe le parti fu ideologicamente innocuo o quasi. Questo per la seconda guerra mondiale non fu possibile, per la sua dimensione ideologica netta e decisiva, né sarà possibile con la prossima che è già connotata di estremismo psicologico ancor prima di cominciare ufficialmente.

La prossima?

Le ultime quattro generazioni la guerra non l’hanno conosciuta direttamente. Al massimo ne abbiamo visto qualche immagine abbastanza asettica in tv e troppo cinematografica nei film, e perciò, detto francamente, questa tragica minaccia con il suo retaggio di morte e di devastazione non la sentiamo incombente o tale da prendere con seria e urgente preoccupazione. E invece ...

... molte persone bene informate sui fatti concordano che il mondo si sta inesorabilmente avvicinando a un conflitto tra grandi nazioni. L’espansionismo economico della Cina si scontra con quello degli Stati Uniti. Pensiamo ad Atene e Sparta, la cui opposizione è degenerata in uno scontro che ha segnato la fine della loro prosperità e della loro influenza. Cina e Stati Uniti saranno la Sparta e l’Atene di domani?

Dopo Atene e Sparta, dobbiamo ricordare Bismarck e il suo dispaccio da Ems, inviato per telegrafo, che spaventò lo stato maggiore francese e diede inizio alla guerra del 1870. Non era ancora guerra cibernetica, ma già c’era di mezzo una tecnologia moderna, il telegrafo. Grazie a internet la prossima guerra mondiale potrebbe essere scatenata da alcuni attacchi informatici ben mirati.

Joseph Biden durante la visita all’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale a fine luglio scorso: «Penso che sia più che probabile che se ci ritroveremo con una guerra – una vera guerra contro una grande potenza – sarà la conseguenza di un’intrusione informatica di grande importanza». Quando chi è a capo della più grande potenza militare e nucleare fa dichiarazioni di questo tipo c’è da preoccuparsi (*).

Come si scatenerà il prossimo conflitto? Un fraintendimento? Un errore? Un bug dei computer? Una provocazione mal valutata? Qualcuno che s’alza storto una mattina o è troppo ubriaco la sera?

Si racconta che le truppe francesi vinsero la battaglia di Valmy perché il giorno prima i soldati prussiani avevano contratto la diarrea causata dai frutti rossi scoperti nei cespugli e di cui si erano cibati. Si dice anche che Waterloo sia stata persa a causa della pioggia che rese il terreno fangoso e ostacolò l’artiglieria e cavalleria francese. Malattie e tempo inclemente, due fattori cruciali per vincere una battaglia che può segnare a sua volta un’epoca.

Se dovessi scegliere il momento più adatto opterei per una combinazione di epidemia, piogge torrenziali, crisi borsistica e blackaut del web. Le disgrazie, ricordiamocelo, non vengono mai sole. Senza contare, a tale riguardo, come saltano i nervi ogni volta che proponiamo un racconto della realtà diverso dalla versione ufficiale. Vale per qualsiasi guerra, come stiamo vedendo per quella virale.

(*) «I think it’s more than likely we’re going to end up, if we end up in a war - a real shooting war with a major power – it’s going to be as a consequence of a cyber breach of great consequence and it’s increasing exponentially, the capabilities».


7 commenti:

  1. più si digitalizza più si è ricattabili

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  2. Vedi Olympe, anche se centinaia di migliaia di persone leggessero il tuo blog, non cambierebbe un accidente di niente. La sola informazione non basta! Il cosiddetto cittadino comune (lasciamo perdere la distinzione con i lavoratori che non interessa a nessuno con buona pace dell'ubriacone di Treviri) si sente, non solo impaurito e disorientato, ma sopratutto senza nessun reale potere con cui poter incidere nella realtà di questa bella società. Senza una forza politica adeguata del soggetto che storicamente la deve far finita con questo mostro capitalistico che più niente ha da dare, siamo tutti spacciati. La mia è pura constatazione e non provocazione. Difatti mi chiedo come mai, per quali motivi (ci devono essere dei motivi) non ne parli mai. Credo infatti che tu sia ben consapevole di quanto affermo, perché son tutte cose che sai meglio di me.

    Saluti

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    1. Vede Anonimo, questo è un blog, solo un blog, nient’altro che un blog. Personalmente non ho la fregola e la presunzione di voler e poter cambiare alcunché, tanto meno il corso degli eventi, non perché le cose mi stiano bene come vanno e come peggio andranno, ma perché ho coscienza del momento storico e sono realista. Soprattutto ho rispetto per gli altri, e non dico loro che cosa dovrebbero fare o non fare pagando in prima persona.

      Dica lei, invece, che cosa fare affinché il famoso soggetto rivoluzionario, la forza politica adeguata (quale e a che cosa?), finalmente la faccia finita con il capitalismo e i dardi dell’iniqua fortuna. Ci illumini, dispensandoci però dai buoni propositi, degli inviti agli altri di fare questo e quell’altro, a cui poi non segue nulla.
      Cordiali saluti.

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  3. interessante..ma chi puo' sapere il futuro.Solo supposizioni.Loro hanno gia' programmato tutto...in una forma di pazzia imprevedibile.Tutto puo' succedere...o forse nulla?

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