martedì 16 dicembre 2025

O un accordo su tutto, o nessun accordo

 

In ogni foto, di qualunque consesso internazionale, Meloni è ai margini. Per una foto con lei al centro ha bisogno dell’autoscatto. Quelle dove guaisce, gli riescono meglio.

I colloqui tra Stati Uniti e Ucraina presso la Cancelleria di Berlino si sono conclusi ieri pomeriggio, dopo due giorni. Il governo tedesco, che ha ospitato i colloqui, non è stato coinvolto nelle discussioni, né lo sono stati gli altri Stati membri dell’UE. Nella sostanza gli europei hanno fornito il servizio di catering per la cena.

Con la moltitudine di piani, contropiani, proposte e “linee rosse” riguardo a una possibile fine della guerra in Ucraina, l’unica parte con cui sarebbero necessari negoziati per qualsiasi progresso, la Russia, è completamente assente dalla trattativa. La Russia vuole chiaramente negoziare “tra padroni”, ossia con Washington (chi, come Prodi, pensa che la Cina si faccia coinvolgere, non ha capito nulla della Cina, né della Russia e di tutto il resto).

Domenica, Zelenskyj ha dichiarato la volontà di rinunciare all’adesione alla NATO. Ciò sarebbe subordinato a garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, modellate sull’articolo 5 dell’Accordo sullo status delle forze armate della NATO. L’articolo 5 non stabilisce automaticamente la mutua assistenza. In caso di attacco, gli altri Stati membri interverranno in aiuto del Paese attaccato in qualsiasi modo ritengano appropriato e opportuno farlo.

Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha affermato che la questione NATO era una “pietra angolare” di tutti i colloqui sulla fine della guerra; tuttavia, qualsiasi potenziale ritiro ucraino avrebbe dovuto essere dichiarato giuridicamente vincolante ai sensi del diritto internazionale. Infatti, che cosa succederebbe se, alle prossime elezioni statunitensi, un presidente democratico tornasse alla Casa Bianca e ribaltasse la situazione? Putin non è credulone come Gorbaciov.

Peskov ha affermato che il presidente Putin sarebbe pronto per la pace, ma non è interessato ad “alcun trucco mirato esclusivamente a guadagnare tempo e creare tregue artificiali e temporanee per l’Ucraina”. Infatti, ha appena ordinato alle sue truppe di continuare l’”operazione speciale” fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi politicamente definiti.

Il generale russo responsabile del settore settentrionale del fronte ha riferito che erano in corso dei preparativi per intensificare gli attacchi nelle regioni di Sumy e Kharkiv. Si tratta di regioni che, secondo tutte le versioni note del piano Trump, dovrebbero essere restituite all’Ucraina. Pertanto, un’offensiva non avrebbe senso se fossero stati stipulati accordi precedenti. Al contrario, la comunicazione della Russia è un messaggio alla controparte: finché non si raggiunge un accordo su tutto, non si raggiunge un accordo su nulla. Non siamo interessati a soluzioni parziali.

Posto che si stia andando davvero verso la pace (personalmente non lo penso, la UE non vuole riconoscere la sconfitta), si andrà verso una nuova Yalta. Se l’Ucraina ha perso la guerra, la UE ha perso la faccia per sempre. Ha perso l’occasione di stabilire un asse strategico con la Russia, e col voltafaccia trumpiano diventa solo una bandierina al vento. Perciò gli ultra liberali europei si stanno agitando freneticamente e ruggendo come tigri. La loro pelle finirà come zerbini. Purtroppo assieme alla nostra.

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