lunedì 29 dicembre 2025

Il comunismo “magna & bevi”

 

Quando capita di leggere una citazione attribuita a Karl Marx, si può essere certi che è assente il riferimento bibliografico da cui essa è stata tratta. Oppure, il riferimento è generico, tipo: Il Capitale. Circa mezzo secolo fa mi capitò di leggere un lungo articolo zeppo di presunte citazioni marxiane delle quali il riferimento in nota diceva: “Opere Complete”.

Ciò mi rammenta le parole di Engels a proposito della disinvolta ciarlataneria con la quale Achille Loria trattava Marx: «[...] è un meridionale ardito, originario di un paese caldo, dove — come egli può testimoniare — la sfrontatezza è in un certo senso una condizione naturale». Laddove per “meridionale” Engels si riferiva tout court a “italiano” (*).

Nell’inserto culturale del Sole 24Ore di ieri, si può leggere un articolo, a firma di Enzo Gentile, dal titolo Il manifesto di pane & rose da Marx a Camerini. Appena ho letto il titolo, m’è sfuggito un bestemmione natalizio. Da decenni e anche più, viene attribuita a Marx una frase che Gentile riporta nell’articolo: «La testata si richiamava a una citazione da Karl Marx, impermeabile ai tempi: il comunismo è “pane e rose, il necessario e il superfluo, una società dove si mangia meglio e di più (non solo pane), dove si lavora meglio e di meno, ma anche una società dove si è più felici, realizzati e liberi”.»

E vai col comunismo “magna & bevi”. La cosa più impermeabile è la testa di certa gente che scrive senza documentarsi adeguatamente.

Chiunque abbia frequentato Marx non può credere, già di primo acchito, che quei volgari concetti possano appartenergli. Nemmeno durante una sbronza giovanile Marx avrebbe potuto pronunciare una simile frase, ed infatti mai la pronunciò o la mise per iscritto. Il riferimento a “pane e rose” riguarda uno slogan operaio del 1912, ma poi qualcuno evidentemente pensò di attribuirgli una livrea marxiana, ed infatti la citazione viene ripetuta a destra e a manca facendola derivare da un concetto espresso da Karl Marx sul “Comunismo” (sic!).

Di questo genere di “comunismo”, di queste allusioni apocrife a Marx, di “pane e rose” (tortelli e salamelle) s’è riempita la testa e la pancia la sinistra. Non deve dunque far specie la parabola alla quale è andata incontro con “la chitarra in mano”. Un “comunismo” italiano che, pur disponendo di cospicui mezzi, in oltre mezzo secolo non è nemmeno riuscito a completare la traduzione e pubblicazione delle opere complete di Marx ed Engels, per tacere di altro.

Si potrà eccepire che di ben altro ci si dovrebbe occupare oggi, che nuovi e drammatici sono i problemi che incombono. No, non sono d’accordo con questa retorica. Le lacune teoriche si scontano, così come si paga il fatto che la conoscenza del marxismo sia stata filtrata da non marxisti (sia pure “iscritti al partito”). Se non c’è cura per i fondamentali, non arrivi a giocare la Champions League, e puoi solo retrocedere. Sempre di più, fino agli esiti che conosciamo.

(*) Il Capitale, III, Prefazione.

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