I capi di stato e di governo dei 27 paesi Ue si sono riuniti a Bruxelles per l’ultimo Consiglio europeo dell’anno. Tema principale: come prolungare la guerra in Ucraina. Per questo scopo serve finanziare l’Ucraina per i prossimi due anni. Il fabbisogno finanziario è stato stimato in 137 miliardi di euro, con l’Unione Europea che si è impegnata a coprirne due terzi, ovvero 90 miliardi di euro. La parte restante sarà fornita dagli altri alleati dell’Ucraina, come Norvegia e Canada.
Sia la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sia il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, hanno avvertito che i leader dell’UE non avrebbero potuto abbandonare il summit finché questo obiettivo non fosse stato raggiunto.
Si prevedeva o l’emissione di debito garantito a livello Ue (ma la Banca Centrale Europea non vuole fornire garanzie per i prestiti destinati all’Ucraina poiché sa che non verranno restituiti), oppure un prestito basato sui beni russi congelati, principalmente riserve della Banca Centrale Russa in Europa. Ma non tutti i Paesi europei erano d’accordo su questa opzione, che minerebbe la reputazione della piazza finanziaria dell’UE e quindi anche dell’euro.
Non è noto a molti, ma durante le due guerre mondiali i beni esteri tedeschi non erano stati toccati prima della conclusione di un trattato di pace. L’UE si stava avventurando in un territorio giuridico inesplorato. Non solo giuridico: si trattava di una formale dichiarazione di guerra alla Russia.
Alla fine si è deciso che 90 miliardi a Kiev verranno finanziati a tasso zero dal bilancio dell’Unione Europea (vale a dire con i soldi di chi paga le tasse) senza attingere ai beni russi congelati. Ciò che è demenziale in tutta questa faccenda che si trascina da decenni, è il fatto che la UE, ovvero il partito della guerra che governa la UE, considera la Russia un avversario strategico. La Cina può stare tranquilla e continuare a fare shopping qui da noi.
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