La cosiddetta intelligenza artificiale mi ricorda Forrest Gump, l’incommensurabile azionista della Bubba Gump Shrimp Company, quando, a bordo del suo peschereccio chiamato Jenny, andava a pesca di gamberi. Ebbene l’IA funziona allo stesso modo di un peschereccio con reti a strascico. Pesca gamberi e altro, ma anche tavolette del cesso.
Se all’epoca di Hegel il falso era un momento del vero, all’epoca di Guy Debord il vero era già diventato un momento del falso. Presentata come la promessa di un futuro luminoso, generative AI è diventata una formidabile macchina per produrre falsità (una trappola per topi). Per mettere in piedi l’AI, i giganti della tecnologia hanno lanciato la più grande operazione di accaparramento di conoscenza nella storia dell’umanità. Questa corsa frenetica ha già saturato le reti, e potrebbe benissimo concludersi con la creazione di una macchina completamente alla Forrest Gump.
Il fraintendimento sta in origine, ossia parte dalla convinzione che essendo il cervello un oggetto fisico, questi obbedisca alle stesse leggi fisiche e si possa simularlo computazionalmente. Siccome queste stesse macchine sono in grado di eseguire operazioni algebriche molto complicate, e oggi anche di cucinare due uova al tegamino senza scottarsi i diti, si è deciso che di questo passo si potranno sostituire con delle macchine gli umani, esseri prevalentemente provvisti di comprensione e consapevolezza, ossia di una propria coscienza, che è un prodotto storico-sociale.
Immedesimandomi nel professor Vladimir Persikov, ho incaricato una di queste macchine super-intelligenti di cucinare due uova al tegamino. Di qui, mio malgrado, la scoperta che la macchina, quando cucina le uova, non ha alcuna comprensione di ciò che sta facendo, di che cosa si può fare o non fare con delle uova di gallina o di qualunque altro volatile, e segue in maniera inconsapevole degli algoritmi.
Nel procedimento delle uova al tegamino il tuorlo a volte si rompe. La macchina le butta nella pattumiera emettendo dei bip-bip di allarme. Certo, è bastato riprogrammare la macchina inserendo una modalità di cottura alternativa, di modo che, se il tuorlo si rompe, essa opera automaticamente di volgerle in uova strapazzate.
Mi resta una domanda che idealmente rivolgo a chi legge: dopo una settimana intera di uova strapazzate, è lecito ipotizzare che la macchina sia diventata dispettosa e ipso facto manifesti un segno di presa di coscienza?
A parte gli scherzi, l'intelligenza artificiale è per ora una truffa. La definirei così: interrogazione di data base con risultati discorsivi. Ossia, quello che c'è in più rispetto all'anno scorso, quando andavi sul motore di ricerca e non ti aspettavi risposte da parte di una cameriera servizievole, sono un po' di frasette al contorno: "non si può dire questo, si può dire quest'altro; si può dire invece...". Il fatto è che erano rimasti indietro rispetto alle promesse, e allora hanno deciso di chiamare IA una cosa che esisteva già. La vera IA è quella dei romanzi di Asimov, e quella verrà. Ma per adesso non c'è. Invece c'è la robotica, di cui in realtà parlavi la settimana scorsa.
RispondiEliminaQuanto a Bulgakov, è il mio preferito.
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