venerdì 7 novembre 2025

La ruota della fortuna (bancaria)

 

L’anno scorso le banche italiane hanno registrato un utile netto di 45,6 miliardi, con un incremento del 14% rispetto l’anno prima (301 mld di ricavi e 112 di utili in tre anni, con cessione crediti deteriorati di 17 mld), l’utile sulle commissioni pesa per il 41%, gli alti tassi sui mutui e i prestiti fanno il resto. Redditività sul capitale oltre 13 per cento.

45,6 mld è una cifra che forse non viene percepita esattamente nella sua realtà mostruosa. Tradotta in lire è di oltre 90.000 miliardi di lire (esattamente: 90.036.506.223.272). Hanno pagato circa 11 mld di imposte, con un'incidenza del 24% sugli utili, meno di quanto trattenuto su una busta paga di irpef).

Negli ultimi sette anni si sono tagliate 6.000 filiali, tutto ciò per renderci la vita più comoda sopratutto nelle periferie e in provincia.

Per Intesa i ricavi sono stati di 8,66 miliardi, con un payout ratio (ossia il rapporto di distribuzione degli utili) del 70%, vale a dire di oltre 6 miliardi. Per Unicredit i ricavi sono stati di 9,3 miliardi, con un payout ratio del 90 per cento, ossia di circa 9 miliardi, con un riacquisto di azioni proprie (buyback) per 5,27 miliardi di euro. Il riacquisto di azioni proprie serve a ridurre il numero di azioni in circolazione, con lo scopo di aumentare l’utile per azione e dunque il valore del titolo e/o per scambiarle con altre società, ma anche per pagare generose stock option ai propri dirigenti apicali che con destrezza hanno praticato la rapina su larga scala.

Può un paese, per quanto fortunato come il nostro, continuare a farsi derubare in questo modo? Quando si sente parlare di “dittatura del proletariato” (ma quando mai c’è stata?), un fremito percorre la nostra schiena di gente di buonsenso liberale. Invece della dittatura della borghesia, un fatto ampiamente consolidato, ci frega sostanzialmente un cazzo.

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