venerdì 7 novembre 2025

Uova fatali

 

La cosiddetta intelligenza artificiale mi ricorda Forrest Gump, l’incommensurabile azionista della Bubba Gump Shrimp Company, quando, a bordo del suo peschereccio chiamato Jenny, andava a pesca di gamberi. Ebbene l’IA funziona allo stesso modo di un peschereccio con reti a strascico. Pesca gamberi e altro, ma anche tavolette del cesso.

Se all’epoca di Hegel il falso era un momento del vero, all’epoca di Guy Debord il vero era già diventato un momento del falso. Presentata come la promessa di un futuro luminoso, generative AI è diventata una formidabile macchina per produrre falsità (una trappola per topi). Per mettere in piedi l’AI, i giganti della tecnologia hanno lanciato la più grande operazione di accaparramento di conoscenza nella storia dell’umanità. Questa corsa frenetica ha già saturato le reti, e potrebbe benissimo concludersi con la creazione di una macchina completamente alla Forrest Gump.

Il fraintendimento sta in origine, ossia parte dalla convinzione che essendo il cervello un oggetto fisico, questi obbedisca alle stesse leggi fisiche e si possa simularlo computazionalmente. Siccome queste stesse macchine sono in grado di eseguire operazioni algebriche molto complicate, e oggi anche di cucinare due uova al tegamino senza scottarsi i diti, si è deciso che di questo passo si potranno sostituire con delle macchine gli umani, esseri prevalentemente provvisti di comprensione e consapevolezza, ossia di una propria coscienza, che è un prodotto storico-sociale.

Immedesimandomi nel professor Vladimir Persikov, ho incaricato una di queste macchine super-intelligenti di cucinare due uova al tegamino. Di qui, mio malgrado, la scoperta che la macchina, quando cucina le uova, non ha alcuna comprensione di ciò che sta facendo, di che cosa si può fare o non fare con delle uova di gallina o di qualunque altro volatile, e segue in maniera inconsapevole degli algoritmi.

Nel procedimento delle uova al tegamino il tuorlo a volte si rompe. La macchina le butta nella pattumiera emettendo dei bip-bip di allarme. Certo, è bastato riprogrammare la macchina inserendo una modalità di cottura alternativa, di modo che, se il tuorlo si rompe, essa opera automaticamente di volgerle in uova strapazzate.

Mi resta una domanda che idealmente rivolgo a chi legge: dopo una settimana intera di uova strapazzate, è lecito ipotizzare che la macchina sia diventata dispettosa e ipso facto manifesti un segno di presa di coscienza?

6 commenti:

  1. A parte gli scherzi, l'intelligenza artificiale è per ora una truffa. La definirei così: interrogazione di data base con risultati discorsivi. Ossia, quello che c'è in più rispetto all'anno scorso, quando andavi sul motore di ricerca e non ti aspettavi risposte da parte di una cameriera servizievole, sono un po' di frasette al contorno: "non si può dire questo, si può dire quest'altro; si può dire invece...". Il fatto è che erano rimasti indietro rispetto alle promesse, e allora hanno deciso di chiamare IA una cosa che esisteva già. La vera IA è quella dei romanzi di Asimov, e quella verrà. Ma per adesso non c'è. Invece c'è la robotica, di cui in realtà parlavi la settimana scorsa.

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  2. Quanto a Bulgakov, è il mio preferito.

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  3. Solo se è stato inserito l'algoritmo della dispettosità.
    Pietro

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  4. https://www.lindipendente.online/2025/11/07/stati-uniti-lintelligenza-artificiale-presenta-il-conto-153mila-licenziamenti-in-un-mese/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAc3J0YwZhcHBfaWQPNDA5OTYyNjIzMDg1NjA5AAEeTDWoz38L_VHmXmntLo8C2In7w0ChKT4eXnwLxTjwP_fdR_6U31CaixATfKI_aem_NGkiVceU7VbHWUX9uB6RfQ

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  5. Lo ho conosciuto, il grande vecchio coi capelli bianchi e la pipa - Jean Piaget - a lui si deve lo studio “scientifico” – sistematico osservativo dei suoi tre figli, certamente più complessi e utili dei molluschi ai suoi emersi desideri di sapere epistemologico. Si accorse che una fase dello sviluppo cognitivo tra i due e i sette anni circa è caratterizzato dalla attribuizione alle cose del mondo delle proprie modalità umane psicofisiche, per cui le cose, in particolare quelle che si muovono, hanno come noi emozioni ed intenzioni da cui derivano i loro comportamenti. L'animismo dei bambini. Solo dei bambini? Siamo sicuri di passare poi ad altre fasi di sviluppo cognitivo sorpassando e dimenticando, perdendo definitivamente l’animismo universale col quale abbiamo percepito e capito il mondo?
    - Duro mondo quello in cui la fetta di zucchina che rotola giù dal tagliere cadendo a terra non sta fuggendo perché non vuole finire nell’olio bollente della padella. Sai benissimo che non è così, che la zucchina, e tanto meno la rotella tagliata di zucchina che rotola via, non ha intenzioni, non fugge, in assoluta incoscienza rotola e cade secondo costanti che noi umani abbiamo imparato a riconoscere e processato mentalmente secondo modalità biologiche complesse ereditate e modalità apprese, e chiamato leggi di natura mostrando nel nome il permanere dell’animismo, poiché le leggi sono cosa nostra, sono leggi umane e non della natura.

    “… dopo una settimana intera di uova strapazzate, è lecito ipotizzare che la macchina sia diventata dispettosa e ipso facto manifesti un segno di presa di coscienza?” Credo che sia molto raro che già al secondo giorno la bambina o il bambino che siamo stati e siamo ancora non sia sicuro che la macchina sta facendo un dispetto. E forse, se non c’è qualche umano di valore nei paraggi è un buon modo per non sentirsi soli in in mondo senza anima - meglio divertirsi a salvare la rotella di zucchina che inginocchiarsi davanti a qualche dio – la rotella di zucchina scappa, hai voglia tu, mica è scema e la rotella di zucchina non scappa, certamente no, cade come corpo inanimato è sempre caduto e prevedibilmente cade – in ognuno di noi non c’è una sola logica, un solo modo di percepire la realtà e un solo modo di pensarla, ed è vita sana di comitiva psichica - diventa follia solo a certe condizioni che penso siano facilmente immaginabili, sia nel caso della zucchina che nel caso della “cosa” artificiale che a intelligenza zero fa cose che se le facessimo noi dovremmo impegnare la nostra intelligenza.

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