Un governo d’impresentabili, fomentatori di reazione eccessiva, razzista, rancida, nazionalista (il capitalismo nazionale a colpi di privatizzazioni). Nemmeno i peggiori governi democristiani erano scesi così in basso (e avevano raggiunto il fondo). Siamo passati dal fascismo fossile al fascismo atmosferico. Sarebbe molto difficile fare una diagnosi diversa, anche se personaggi sguazzanti nella stessa fogna vi riescono, tanto che siamo al paradosso che la stessa ex sinistra si trova a definirsi sull’impronta dello stesso gas serra meloniano.
Epperò quando sento le vestali del verbo libero, gente che ha ogni anno almeno un libro decisivo da pubblicare, parlare d’informazione minacciata, sghignazzo. Tra le selve ideologiche del liberal liberismo non esiste uno straccio d’informazione libera e autonoma, c’è solo informazione politica e commerciale, compiacimento per il necrotico acchiappa click (non serve fare nomi dei primi della classe).
Mi fa pena sentir dire da un direttore di giornale, in una recita struggente di romantica retorica, che il suo padrone non l’ha mai chiamato per dirgli cosa scrivere o non scrivere. Non ce n’è bisogno; se ti ha messo lì vuol dire che è sicuro delle tue idee fondamentali e perciò della tua fedeltà. Se poi il tuo giornale è l’organo ufficioso di un partito, a chi vuoi dar lezioni d’imparzialità?
Il gioco è molto semplice: individuare gli anelli più deboli del governo degli impresentabili. Quindi scavare sulle loro attività e sulla vita privata. Siccome non sono immuni da irregolarità o veri e propri reati, rispurga sempre liquame a volontà. Quindi suonare la grancassa per giorni e settimane, in modo che il lettore e spettatore si renda conto che quello è il bubbone finalmente rivelato. Il risultato è sicuro e l’obiettivo raggiunto.
Che c’entra con questo la libertà d’informazione e di cronaca? È lotta politica, anzi tra bande, in un mondo dove il più pulito ha la rogna. Beghe sull’osceno del potere pro tempore, mentre per decenni si è coperto di sostanziale silenzio, salvo eccezioni semiclandestine, l’assalto alla proprietà pubblica e l’esproprio continuato della piccola proprietà in nome e per conto del cosiddetto libero mercato.
È tutto in mano ai grandi gruppi multinazionali, che fanno e disfanno a loro piacimento. Energia, cibo, sanità, comunicazioni, servizi, l’intero sistema economico-sociale è roba loro e puntano oltre, verso altri pianeti. Decidono loro se e dove pagare le tasse. A noi, comuni vittime, non resta che rivolgerci a un “assistente digitale” a cui poter dire vaffanculo impunemente (per ora).
Pensiamo al potere che sta in mano a chi possiede e controlla i settori dell’informatica (computer, software, interfacce, piattaforme), delle telecomunicazioni (reti via cavo, satelliti, telefonia mobile), cioè il macrosistema tecnico e tecnologico, quello dei “contenitori”.
Quanto ai contenuti, va in scena il mito moderno della libertà sostenuto su nuovi significati immaginari di informazione e conoscenza cui collegare gli impulsi di speranze o di paure che raggiungono pubblici diversi e creano le condizioni per mettere in atto i comportamenti e i significati.
C’è certamente qualcosa di vertiginoso nel pensare a come la realtà sociale è dominata da questi giganteschi, impersonali e inafferrabili centri di potere. Siamo spiati in tutto, dovunque, da tutti e sempre. Annegate in informazioni molto diverse, provenienti da fonti diverse, quante persone hanno un pensiero critico sufficiente per analizzare ciò che viene loro detto e i mezzi per discernere correttamente l’importante dall’accessorio?
La bellezza delle tue invettive mi emoziona;
RispondiEliminaLa verità descritta in esse mi dispera.
Con masochista affetto saluto.
🥰
Elimina"...non esiste uno straccio d’informazione libera e autonoma, c’è solo informazione politica e commerciale...". Ma un giornale d'informazione libera e autonoma, senza informazione politica e commerciale chi lo leggerebbe? E chi lo comprerebbe?
Eliminahai ragione, dovevo dire propaganda politica
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