martedì 20 febbraio 2024

Ma come fanno i marinai ...

 

La Vladimir Latyshev è una nave mercantile russa lunga 141 metri e larga 17, capacità di carico 11.292 mq, di recente costruzione (2021). L’imbarcazione dorme da due anni porto di Saint-Malo (Bretagna), congelata dalle sanzioni contro i beni russi messe in atto dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Il 28 febbraio 2022, la nave era entrata nel porto di Saint-Malo carica di magnesio che doveva consegnare alla compagnia Timac, prima di prendere la strada per l’Algeria. Il 1° marzo si stava preparando a levare l’ancora quando la dogana portuale ordina di fermo. Si scopre che la Vladimir Latyshev appartiene alla società statale russa JSC GTLK, colpita dal congelamento dei beni russi ordinato dall’Unione Europea come sanzione contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Strana questa cosa, perché la nave mercatile risulta ufficialmente di proprietà della società Alpha LLC (Rostov sul Don), specializzata nel trasporto di merci per vie navigabili interne e destinazioni marittime internazionali. Doppiamente strana perché la GTLK, la più grande società di leasing della Russia, è stata aggiunta agli elenchi delle sanzioni del governo britannico e dell’UE nell’aprile 2022.

A bordo della nave c’erano e ci sono tutt’ora nove marinai, diventati involontariamente ostaggio di un conflitto molto più grande di loro.

Questi marinai, pur avendo il diritto di sbarcare, vivono nella nave quasi reclusi Sono in pochi ad averli visti in due anni che sono fermi in quel molo. Nemmeno i clienti del Green Parrot, il bar che puzza di cane bagnato, li hanno incontrati, anche se a volte li menzionano. La Vladimir Latyshev muore di noia, lontano dagli occhi, nel bacino Jacques-Cartier.

La società di spurgo EVTV manda una volta al mese una sua autocisterna per raccogliere le acque reflue della nave. Dice un suo dipendente: “Questi ragazzi, i russi, restano rinchiusi a bordo per la maggior parte del tempo, occupandosi della manutenzione della nave. Quando arriviamo, non ci parlano. Non cercano di creare il minimo collegamento. A volte li vedo passeggiare attorno alla nave da carico. Sembrano davvero annoiati”.

L’equipaggio è rifornito regolarmente. Un ispettore della Federazione internazionale dei lavoratori dei trasporti (ITF), il principale sindacato dei trasporti marittimi, li visita periodicamente per verificare se gli stipendi vengono pagati e se sono ben nutriti. Quanto basta per vedere uomini che ammazzano il tempo guardando film e svolgendo i compiti necessari alla manutenzione dell’imbarcazione. A volte vanno alla Lidl a fare la spesa, ma le loro carte di credito sono congelate, a causa delle sanzioni contro la Russia. Gli stipendi sono bassi: meno di 500 euro al mese, si dice.

Ma perché restano chiusi nella nave? Si sentono persone non gradite e mantengono un profilo basso. Alcuni mesi fa è scoppiata una rissa sulla Vladimir Latyshev. Si racconta che sia scoppiata per motivi politici, tra chi è a favore di Putin e chi contro. Ma queste sono dicerie, in realtà nessuno sa il perché. I marittimi sono ai margini di ciò che accade sulla terraferma, e tuttavia molto soggetti ai capricci di ciò che avviene nel contesto mondiale.

Durante l’epidemia di Covid-19, non è stato loro permesso di sbarcare e non è stato possibile essere soccorsi. La guerra in Ucraina non fa eccezione. Dall’inizio del conflitto, molte navi sono state fermate nei porti europei. Fermano una nave come si confisca uno yacht o una villa di lusso. Su una nave ci sono uomini che lavorano e vivono. In questo modo dei marinai sono coinvolti nelle guerre, anche se non c’entrano nulla. Rinchiusi in queste prigioni di ferro galleggianti, la situazione può degenerare improvvisamente e rapidamente.

Quasi 300.000 marittimi sono russi o ucraini. I marinai sono fatti per navigare, non per marcire sul bordo di una banchina. Quei nove uomini nel piccolo porto di Saint-Malo, così come molti altri in altri porti e nella stessa situazione, rappresentano un premio di guerra a chi le guerre le vuole e le cerca.

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