Ieri si è rivelato il miracolo: in Sardegna, alle ore 19, aveva votato il 44,1% degli aventi diritto. Alla stessa ora, nel 2019, aveva votato solo il 43,3%. Quindi giusto titolare: “l’affluenza vola in Sardegna”. Più pacato il Sole 24 ore, che sulla base di quei dati, titolava: “Affluenza in salita”. E infatti si registrava un poderoso più 0,8%.
Oggi s’è scoperto che l’impeto elettorale non è stato poi così deciso come auspicato: l’affluenza non è stata nemmeno pari a quella del 2019. Inchiodati alle nostre poltrone, ai nostri divani, ai nostri schermi, prepariamoci al dibattito televisivo su chi avrebbe potuto vincere ma ha perso e su chi avrebbe dovuto perdere e invece ha vinto.
In Sardegna resteranno intonsi gli antichi e dialettici rapporti di ... arretratezza, che se avesse vinto Alessandra Todde sarebbero mutati. E invece ha perso Paolo Truzzu, seppure sul filo di lana e alle 4 di domani mattina. Medioevo, dai.
Anche stavolta niente rivoluzione e nessuna testa rotolerà nella paglia. Tutto s’è svolto pacificamente. Non come nel 1921, quando alle elezioni politiche in Italia vi furono 102 morti e 388 feriti, dal 1° gennaio al 7 aprile. Poi, dall’8 aprile al 14 maggio i morti furono 105 e i feriti 432. Nella sola giornata elettorale si ebbero 40 morti e 70 feriti gravi.
Due anni prima, nel 1919, si erano svolte le prime elezioni con il sistema della rappresentanza proporzionale. Da mezzo secolo, tutti volevano questo nuovo sistema, chi per un motivo e chi per un altro, ideologico o solo di opportunità. Socialisti, cattolici, combattenti di destra e di sinistra, nonché i liberali. La riforma elettorale passò alla Camera con 277 voti a favore e 38 contrari. Il Senato approvò con 70 sì e 9 no.
Nel 1923, Mussolini presentò, pel tramite del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giacomo Acerbo, un disegno di legge per modificare la legge elettorale in senso sostanzialmente maggioritario. In Commissione, i deputati del partito popolare, cioè quelli che saranno poi i democristiani, risultarono decisivi: non votarono né a favore né contro la nuova legge. Si astennero. In tal modo il disegno di legge passò con 10 voti contro 8. Poi, giunto alla Camera il disegno di legge, i popolari votarono a favore della legge. Ovviamente anche i liberali.
La legge Acerbo comportò “una modificazione così radicale del regime rappresentativo da essere ben difficilmente compatibile, pur se onestamente applicata, con le istituzioni parlamentari così come queste erano state intese in passato” (Adrian Lyttelton, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929, Laterza, p. 202).
Ok, ignorantello un po' lo sono.
RispondiEliminaMa il numero dei morti elettorali del '21 proprio non lo conoscevo.
Per fortuna ci sei tu.
Del resto una che scrive " pel tramite " ha fatto di sicuro le scuole alte.
Ciao cara
"Pel" è troncamento" di "pelo"😄
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