mercoledì 28 dicembre 2022

Chi c'è alle nostre spalle

 

Il 2022 ha visto un deciso cambiamento nell’economia globale e nel sistema finanziario, mettendo in moto tendenze che continueranno e si approfondiranno nel 2023 e a seguire.

Il cambiamento più significativo è dato dall’inflazione al livello più alto in quattro decenni e la risposta delle banche centrali, guidate dalla Federal Reserve statunitense. Nel nome della lotta all’inflazione, le banche centrali hanno intrapreso il più forte aumento dei tassi di interesse da quarant’anni a questa parte. Bisogna aver presente che il mondo sta annegando nel debito (compreso il debito in dollari fuori bilancio) e dunque un aumento dei tassi d’interesse porterà a precise e decise conseguenze sugli interessi del debito pubblico e privato, ma anche a scelte diverse sull’allocazione della liquidità.

In passato, la teoria di base sosteneva che quando la domanda è in calo, se si buttano abbastanza soldi dagli elicotteri (la metafora è di Milton Friedman), ne risulterà una crescita. Così funzionava un tempo: se davi più soldi attraverso sussidi o tagli alle tasse, la domanda aumentava e quei lavoratori che eran riamasti disoccupati tornavano a lavorare.

Ma l’economia di oggi è diversa dal passato. Non che sia diversa la sostanza del capitalismo, ma è cambiata la gestione della politica economica e degli investimenti. Le banche centrali hanno pompato trilioni di dollari almeno negli ultimi 15 anni per prevenire una crisi finanziaria, ma ciò facendo hanno creato le condizioni per turbolenze finanziarie ancora maggiori nel tentativo di “normalizzare” la situazione.

Trilioni di dollari di euro e di altre divise sono stati iniettati non nell’economia reale ma a favore della speculazione, di operazioni di buy-back e nel private equity. Questi trilioni hanno contribuito, tra le altre cause, a innescare un’alta inflazione che le banche centrali per mesi hanno insistito nel dire che fosse transitoria, ma che per ora si mantiene molto elevata.

Si è quindi passati al rialzo dei tassi d’interesse con lo scopo dichiarato di ridurre sufficientemente l’inflazione, inducendo una recessione economica che ora prelude a un’incipiente crisi dei mercati finanziari.

Non è da escludere che un deciso calo della domanda porti a una riduzione dell’inflazione, ossia a una riduzione dei prezzi delle principali voci merceologiche, in qualche caso già in atto (qualche piccolo segnale deflattivo a causa della drastica riduzione dei consumi energetici e alimentari). Ci sono molte previsioni di recessione per il prossimo anno, sia nelle principali economie che a livello globale, man mano che l’impatto dell’aumento dei tassi e la contrazione della domanda si faranno sentire.

Con il cambiamento della politica delle banche centrali, che hanno chiarito che i rialzi dei tassi devono continuare, il castello di carte finanziario sta diventando sempre più instabile. Dei segnali si sono già avuti con il crollo della bolla delle criptovalute, quindi con il crollo di Tesla (il valore di mercato dell’azienda era di 1,2 trilioni di dollari; nel trading subito prima della pausa natalizia, la sua capitalizzazione di mercato era inferiore a 400 miliardi, dopo che il suo prezzo delle azioni è sceso di 85 miliardi in una settimana, ossia del 18%).

L’anno si sta concludendo con un altro cambiamento significativo: la decisione della Banca del Giappone di allentare il cosiddetto controllo della curva dei rendimenti. Non vi sono dubbi sulle implicazioni di tale decisione: tassi giapponesi più elevati significheranno il ritorno del denaro precedentemente investito a livello internazionale. Con 3.600 miliardi di dollari di attività nette all’estero, il Giappone è il primo creditore mondiale.

Va tenuto presente che un piccolo movimento dei tassi d’interesse può comportare guadagni o perdite considerevoli su qualsiasi operazione. Se i giapponesi rimpatriano i loro soldi, come hanno fatto alla fine del 2007 e del 2008, ciò porterà molto rapidamente a una stretta creditizia sistemica e a una reazione a catena sui mercati finanziari.

Ma tanto a noi che ce frega, ci abbiamo la Bce alle spalle. Appunto, alle spalle, e con una classe politica che butta letteralmente i soldi per finanziare cose assurde e regalarne altri a chi non ne ha bisogno.

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