La crisi della sinistra è figlia di tante cose, non meno della sua crisi teorica. Come diceva Lenin, la prassi senza teoria è cieca, ma la teoria senza la pratica è muta. Deve sussistere un rapporto dialettico tra le due cose. La sinistra già prima ci vedeva poco, ma uscita dall’implosione dell’Urss divenne completamente cieca ed è subito diventata afasica, nel senso che non ha più saputo fare analisi e dare risposte sul piano partico, ossia un dire e fare che fosse “di sinistra”. La sinistra si è trasformata in semplice apparato autoreferenziale, elettorale e di gestione del potere, orto concluso. Il fenomeno, ripeto, era già presente e non solo sottotraccia, ma in seguito al “crollo di Berlino” è diventato totalitario: gli ex comunisti sono stati ben lieti di dichiararsi tutti liberali, e disponibili a imbarcare chiunque, soprattutto arrivisti, narcisi e cialtroni, insomma il peggio che si potesse.
Invece di elaborare una nuova teoria, di ripensare il marxismo cristallizzato nel dogmatismo, si è optato per una decostruzione di tipo derridiano, dalla quale sono risultate solo macerie. Si è smesso di ragionare su quello che succede e non si è più avuta una visione storica. Sposando il prêt-à-porter liberal-democratico, ciò ha significato uno svuotamento critico e la sostanziale accettazione del sistema di produzione/riproduzione borghese come un dato immutabile, suscettibile semmai di continui adattamenti sulla base di estenuanti compromessi. Ciò che è buono per i padroni della società è buono anche per tutti gli altri, se ne resta qualcosa. C’è la globalizzazione, la grande finanza, ... , non possiamo farci niente. Ma arriva il momento che non c’è più posto per i giochini verbali e di gruppo, perché esiste qualcosa che si chiama realtà e presenta immancabilmente il conto.
Il post è come al solito lucido e diretto.
RispondiEliminaColgo l'occasione per augurarle un sereno Capodanno e per ringraziarla per l'impiego che si è presa con noi.
Lei è molto gentile. Ricambio di cuore gli auguri.
EliminaNon ho difficoltà a ammettere di non aver mai capito molto di M. Derrida. Ciononostante, ho capito qualcosa della sinistra italiana e, in particolare, del PD. Sarò breve: si è scambiato l'elettorato con la destra. E non solo l'elettorato: anche le clientele. Quanto ai programmi, ha semplicemente sgraffignato quelli del partito radicale. E non è l'unico furto, come sappiamo.
RispondiEliminaBakunin sosteneva che una qualsiasi persona che arrivi al potere perderà inevitabilmente i contatti con il popolo facendo gli interessi dello Stato e quindi i propri. Come dargli torto.
RispondiEliminaLa Sinistra è morta quando ha perso i contatti sul territorio che il PCI con le sue sezioni garantiva. Si sono tutti imborghesiti, hanno continuato a parlare in nome del popolo con il cashmire e lo champagne ghiacciato.
In Parlamento non c'è più nessuno che arrivi dal mondo reale dei lavoratori (operai, impiegati, contadini, etc etc). Abbiamo solo le corporazioni rappresentate: avvocati, magistrati, imprenditori, politici di professione, vip, dentisti, medici, notai.
Il popolo ha esigenze reali, rifiuta la retorica fine a se stessa ma questa classe politica può fare solo questo perché tra il popolo non ci vuole stare (a mio avviso gli fa pure schifo).
Dopo anni di voto utile ci si è rotti "er cazzo" e usato l'astensionismo come ultima forma di resistenza. Oggi la politica non può incidere realmente nella società, è prona al capitale che presto verrà inglobato dalla tecnica che diventerà la vera dittatura ideologica della società del prossimo futuro.