martedì 6 settembre 2022

Conoscete qualcuno?


Sostenere che le sanzioni economiche stiano facendo un baffo alla Russia è una cazzata. La questione è un’altra: quanti danni stanno provocando all’Europa? Non viene in mente la III legge del Cipolla? Eccepisce quello più furbo di tutti: “Che dovevamo fare, mandare a Putin un mazzo di fiori?”. Questa metafora fotografa la scena del misfatto a febbraio scorso, come se prima d’allora non fosse avvenuto nulla. Che doveva fare Putin, continuare a far finta di nulla?

Chi pagherà più di tutti per questa situazione? I russi? Quali russi, e quali europei? Lo dico da mesi, siamo solo all’inizio, impareremo molte cose da questa situazione, nostro malgrado. Della guerra in Ucraina, vale a dire dei morti e delle distruzioni, non importa realmente più nulla a nessuno. Non si vede la fine di ciò che è stato scatenato. Chiediamoci una cosa semplice: senza la Nato, ossia l’ingerenza di Washington, tutto questo sarebbe comunque accaduto?

Domenica, il governo di coalizione tedesco ha presentato il suo cosiddetto “pacchetto di aiuti”. Anche i nostri media ne hanno dato risalto. Il presunto totale di 65 miliardi di euro non è stato scomposto nelle varie misure e si basa su mere stime. È probabile che gran parte di questa somma vada a imprese e società, “aziende ad alta intensità energetica” e “aziende sostenibili”. Qualche sollievo verrà anche sulle bollette, ma l’aggravio sostanzialmente resterà pur con la riduzione dei consumi domestici.

Anche con la storiella della tassazione degli extraprofitti non si va molto lontano. Questa misura riduce solo leggermente i miliardi incamerati per mesi dalle compagnie energetiche a spese degli utenti, cioè nostre. I prezzi dell’energia nell’UE sono prezzi dovuti in gran parte a movimenti di natura finanziaria e speculativa (“il ruolo crescente dei fondi d’investimento hanno aumentato le posizioni del 78,5 per cento in due anni, influenzando il mercato in maniera sempre maggiore”: lavoce.info, marzo 2022).

Tutto sommato, bisogna tener presente che il flusso del gas russo ha permesso stoccaggi, fino a ieri, dell’ordine dell’80-85%, e dunque il prezzo esorbitante pagato finora non trova giustificazione dal lato dell’offerta (e nemmeno da quello della domanda).

Gli aumenti datano da prima del febbraio scorso, tenuto conto anche dei prezzi dei permessi di emissione, che rappresentano un fondamentale “artificiale” del mercato e sono di natura meramente politica (dai 28 euro/tonnellata di CO2 del settembre 2020 a 63 euro di settembre 2021, 94,7 il 24 feb. scorso, con una media annuale 2022 di oltre 80 euro).

Nel settembre 2021 i prezzi all’ingrosso del gas naturale in Europa avevano raggiunto la quota record di 70 /MWh, circa 7 volte in più del settembre del 2020, quando erano intorno agli 11 /MWh. Nello stesso mese del 2019, pre-pandemia, quotavano 10-12 /MWh.

IL prezzo medio all’ingrosso dell’energia elettrica nazionale, segnava a settembre 2021 il prezzo di 183 /MWh, 3,7 volte maggiore dei valori registrati nel settembre 2020, quando quotava in media 49 /MWh (nello stesso mese del 2019 era sui 51).

I consumi, sempre a settembre 2021, pur in ripresa rispetto al 2020 (+7,3% a fine luglio ‘21), restavano ancora leggermente al di sotto del livello 2019 (-1,9%), quindi non in grado di influenzare significativamente il rialzo delle quotazioni.

Veniamo all’oggi, a un solo esempio: i prezzi si basano sempre sulle centrali elettriche che producono l’elettricità più costosa, quella prodotta con gas e olio combustibile. La produzione di elettricità utilizzando l’energia eolica, fotovoltaica, nucleare, carbone, che in Europa non è poca cosa (in Italia il 37,6% dei consumi elettrici nazionali nel 2020 veniva dalle rinnovabili), è venduta a prezzi esorbitanti, anche se quei produttori non hanno visto un corrispondente aumento dei costi di produzione.

Dobbiamo tener presente che le rinnovabili (i costi di produzione complessivi della tecnologica eolica e fotovoltaica si sono notevolmente ridotti nel tempo e risultano molto al di sotto degli attuali prezzi di mercato) dovrebbero esercitare una pressione ribassista sul prezzo medio all’ingrosso dell’energia elettrica nazionale, cosa che evidentemente non avviene.

Nel nostro caso specifico, a chi vanno i profitti e gli extraprofitti Enel? Non solo quelli odierni, ma anche quelli del recente passato, quando Enel è stata privatizzata? Il ministero dell’Economia e delle Finanze detiene il 23,6% delle azioni, quelli individuali il 14,1.

I maggiori investitori istituzionali di Enel SpA: Cullen Capital Management, Beach Investment Counsel Inc/pa, Hancock Whitney Corp., Reaves (W.H.) & Company, Inc., eccetera. I maggiori investitori fondi comuni di Enel: First Trust North American Energy Infrastructure Fund, SEI Institutional International Tr-International Equity, Goldman Sachs Income Builder Fund, eccetera.

Conoscete qualcuno? 

10 commenti:

  1. (ANSA) - ROMA, 06 SET - È molto probabile che l'Europa non sarà in grado di fare a meno del gas di Mosca "almeno fino al 2027": lo afferma il ministro dell'Energia russo Nikolay Shulginov, intervistato dall'agenzia Tass in occasione dell'Eastern Economic Forum.

    "L'Europa non può fare affidamento su nessuno tranne che sugli Stati Uniti, che stanno aumentando la produzione di gas naturale liquefatto", spiega Shulginov.
    "Penso che il prossimo inverno dimostrerà quanto sia reale o meno la loro fiducia nella possibilità di rifiutare il gas russo. Farlo porterà all'arresto della loro industria e della loro produzione di energia elettrica tramite gas. Sarà una vita totalmente nuova per gli europei: assolutamente insostenibile per loro", aggiunge il ministro russo dell'Energia.

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    1. È probabile, ma del resto che altro dovrebbe dire il ministro russo?

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    2. Io credo che abbia detto le cose così come oggettivamente stanno, e non certo per portare acqua al proprio mulino.
      Saluti!

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    3. Il Ministro russo non potrebbe che rilasciare dichiarazioni simili, chi mi sorprende sono i "politici" europei e le loro dichiarazioni in merito.
      Tra 5 anni in Italia ci sarà la desertificazione industriale, la guerra come in tanti abbiamo previsto ce la siamo portati in casa.
      AG

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  2. Ogni tanto vado sui SN a vedere, e magari a commentare. Poiché ho ipotizzato che le sanzioni siano autosanzioni, un eroico e acculturato partigiano antirusso mi ha dato del Chamberlain.

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  3. Quali pensa che siano le reali ripercussioni delle sanzioni sull',economia russa?

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  4. Bollette, l'imprenditore del tonno Callipo: "In ginocchio, governo intervenga o rischiamo fallimento".

    "Domani per un giorno la nostra produzione si fermerà e questo accadrà un giorno a settimana. La nostra azienda è lo specchio delle altre piccole e medie aziende. La situazione in cui ci troviamo non è dettata da scelte prese dall'imprenditore ma da un contesto che ci è calato dall'alto e che ci costringe a lavorare sottocosto. Siamo in enorme difficoltà". Lo dice all'Adnkronos Pippo Callipo, celebre imprenditore che ha dato il nome a uno dei marchi di tonno più rinomati in Italia, commentando gli effetti del caro energia sulla propria azienda.

    "Non licenzieremo nessuno, stiamo valutando con i nostri operai la cassa integrazione o il recupero di ore. Chiediamo al governo una mano o rischiamo di andare incontro ad un fallimento: 300 persone, solo da noi, potrebbero finire in mezzo alla strada. Non ho mai vissuto una situazione così drammatica in vita mia", conclude Callipo.

    https://www.adnkronos.com/caro-bollette-limprenditore-del-tonno-callipo-in-ginocchio-governo-intervenga-o-rischiamo-il-fallimento_1HGvbEsoLaPnQ33DgSbhvd

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  5. CARO BOLLETTE: A NAPOLI LE HANNO BRUCIATE

    A Napoli i disoccupati hanno inscenato un’inedita forma di protesta contro il caro delle bollette energetiche bruciandole in due grandi bracieri. E se anche noi ci rifiutassimo di pagare?

    Il 2 settembre i disoccupati aderenti al Movimento 7 novembre a cui si sono affiancati i disoccupati della 167 di Scampia hanno bruciato le loro bollette del gas e dell’energia elettrica in due grandi bracieri allestiti in Piazza Matteotti di fronte all’Ufficio Postale Centrale dove in questi giorni dovevano pagarle.

    L’inedita manifestazione si è svolta per protestare contro i ripetuti aumenti delle tariffe energetiche non più sostenibili da persone che tra le altre cose non hanno un lavoro. Dall’altro lato i commercianti ed i ristoratori di Napoli, imitando quanto avvenuto alcune settimane a Firenze, hanno appeso le loro esose bollette ai vetri dei loro negozi.

    E se anche noi imitassimo quanto fatto a Napoli? Oppure più semplicemente ci rifiutassimo di pagarle come sta avvenendo nel Regno Unito? Nella patria di Sua Maestà un movimento denominato “Don’t Pay” ha iniziato dal maggio scorso a mobilitarsi per protestare contro i continui aumenti del gas e dell’energia elettrica. Il movimento spontaneo è nato nel maggio scorso dall’idea un po’ bizzarra di alcuni giovani che una sera si erano ritrovati a bere una birra in un Pub. Da quel momento la protesta si è espansa a macchia d’olio ed al momento conta centinaia di migliaia di persone che hanno aderito all’appello di non pagare le bollette.
    (Continua al link sotto)
    https://www.occhisulmondo.info/2022/09/05/caro-bollette-a-napoli-le-hanno-bruciate/?fbclid=IwAR09OSfqerY0eQkSr9rAhVjLCHLTpgx02h7plQo3UP2UONAHHU9b7EPNCrI

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