martedì 5 gennaio 2021

Il Piano che va piano (ma non lontano)

 

Per quanto riguarda la vaccinazione anti-SARS-CoV-2, ho letto il Piano strategico del Ministero della Salute (una dozzina di paginette). Secondo tale piano non ci dovrebbero essere grossi problemi di fornitura, ammesso che infine arrivino tutte le dosi preventivate (entro giugno 2022), comprese quelle della AstraZeneca.

Il problema, a mio modo di vedere, è dato dal fatto, incontestabile, che solo a fine 2020 al Ministero della Salute è stato istituito un gruppo di lavoro intersettoriale per fornire un piano nazionale per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2, con l’intento di definire le strategie vaccinali, i possibili modelli organizzativi, compresa la formazione del personale, la logistica, eccetera. L’attuazione del piano è affidata a un Commissario straordinario, non si sa bene sulla base di quali specifiche competenze, che immaginiamo siano ritenute, per l’appunto, straordinarie.

Ho letto il Piano: non c’è nulla, ma proprio nulla, di certo. Anzitutto perché non si conoscono, ad oggi, i volumi di potenziali dosi disponibili, e ciò dipende dai tempi delle autorizzazioni delle agenzie regolatorie.

Inoltre, nel Piano, non c’è alcuna data certa su quando avverranno le somministrazioni di vaccino, salvo che saranno vaccinati per primi, com’è ovvio, gli operatori sanitari e sociosanitari; poi i residenti e il personale dei presidi residenziali per anziani, quindi le persone di età avanzata, gli appartenenti ai servizi essenziali, quali gli insegnanti ed il personale scolastico, le varie polizie, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità.

Per quanto riguarda la vaccinazione cosiddetta di “massa”, di date, anche approssimative, nel Piano non c’è traccia. Insomma, è tutto lasciato nelle mani degli dèi (è notorio siano degli emeriti stronzi).

*

Se la prassi resta quella della doppia somministrazione, grossomodo saranno da iniettare almeno 80.000.000 di dosi per avere una certa copertura. Vale a dire somministrare più di 1.500.000 dosi a settimana entro quest’anno. E anche ammesso che ciò avvenga ogni santo giorno, si tratta di circa 220.000 dosi giornaliere.

Se invece il calcolo si spalma sui diciotto mesi, vale a dire 78 settimane invece che 52, l’aritmetica è altrettanto semplice: oltre 1.000.000 di iniezioni a settimana, circa 150.000 il giorno per sette dì.

A meno non arrivi il vaccino AstraZeneca (sul quale dobbiamo confidare per un’accelerazione dei tempi), sulla cui efficacia sappiamo ancora meno (*). E, ad ogni modo, non sarà comunque questione di mesi per ottenere una copertura della popolazione soddisfacente. Sperando che nel frattempo non accada nulla di nuovo.

Insomma, la questione dei vaccini segnerà un fallimento epocale perché assistiamo a un gioco di concorrenza tra i produttori privati dei vaccini sulla salute e la libertà di tutti (o quasi), oltre che per la gestione a livello organizzativo delle vaccinazioni, almeno fin’ora.

Mi pare evidente che un piano vaccinale nazionale avrebbe dovuto essere approntato da parecchi mesi, compresa una prima selezione e formazione del personale, individuazione e costituzione dei centri di somministrazione, con relativi approntamenti logistici, elenchi molto dettagliati per categorie di popolazione da vaccinare, eccetera, in modo da somministrare tutte le dosi disponibili entro pochi giorni. E ciò prescindeva dalla cronostoria della fornitura dei vaccini!

Nulla o poco di tutto ciò è stato fatto nel largo margine di tempo a disposizione. A pagarne le conseguenze sono e saranno soprattutto le persone più fragili, più esposte, economicamente più deboli.


(*) Leggo: una dose unica è efficace al 62%, la mezza dose prima più una intera presa dopo arriva al 90%. Nonostante questo, la Gran Bretagna ha preferito somministrare due dosi intere, per un’efficacia del 78%.


7 commenti:

  1. i dati andrebbero disaggregati - dicevi - così le soluzioni.
    2 milioni di infetti ufficiali, metti 5 milioni con anticorpi "naturali", la maggior parte dei quali al nord. Gli under 40 praticamente non si ammalano mai. Insomma bastano molti meno vaccini per l'immunità generale, no? Che poi si voglia andare oltre, lo abbiamo già imparato.

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    1. Per fortuna vaccinando le coorti anagrafiche dai 70 in su e poi quella dai 60 il problema terapie intensive dovrebbe ridimensionarsi notevolmente. 4-5 mesi. Speriamo

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    2. vedi? per somministrare i vaccini si disaggregano i dati, per le restrizioni no.

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  2. ieri ho scritto 2.200.000 dosi giornaliere invece di 220.000. una svista. su quasi 200 letture uniche ci fosse stata un'anima buona che me l'avesse segnalato.

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  3. scusa ma è come col debito pubblico, sempre più zeri!
    Ricordiamo solo che per ogni 15enne in Italia ci sono 5 over 65.

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