Fanno molta specie le divisioni che interessano la sinistra, come se al centro e a destra non ci fossero fazioni di ogni tipo. La sinistra s’è divisa anzitutto tra riformisti e rivoluzionari. Oggi questi ultimi sono semiclandestini, mentre il riformismo è trascolorato in semplice gestione dell’esistente.
Ciò non riguarda solo la politica, ma è caratteristico per esempio anche delle religioni. L’islam è diviso in due grandi blocchi, poi in numerose altre correnti. Anche l’ebraismo non è un monolite dottrinario. Il cristianesimo è un pot-pourri. Ognuno ha le sue idee sia del mondo e sia dell’aldilà, cioè di che cosa sia meglio per tutti.
Non ci ricordiamo più di quando Bill Clinton entrò in carica e fu proclamata la fine dell’era di destra Reagan/Bush. Clinton ha posto fine al welfare “come lo conosciamo”, mentre all’estero ha fatto la guerra nei Balcani e ha devastato l’Iraq. Obama, il candidato di “speranza e cambiamento”, espanse le guerre iniziate da George W. Bush, mentre incanalava trilioni di dollari a Wall Street, supervisionando quello che è stato il più grande trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto della società.
Si è dato molto risalto alla raffica di ordini esecutivi firmati da Biden nei suoi primi giorni in carica, l’ordine di fermare la costruzione del muro di confine, annullare il divieto di entrata per i musulmani, il rientro formale nell’accordo sul clima di Parigi e simili. Tutti piccole cose che non avranno radicale incidenza sulle condizioni di vita di ampie masse della popolazione.
In una sola settimana le richieste d’indennità di disoccupazione sono aumentate di un milione. Nel frattempo c’è un’America che si è arricchita ancor più grazie a questa calamità. Ed è un’America che non rinuncerà alle posizioni acquisite, tanto più che è quella stessa America che ha votato in maggioranza per Biden e che fruirà, per via di perversi meccanismi sociali, di gran parte dei 1,9 trilioni di sostegni promessi.
E' così. Si può aggiungere, sul tema specifico dell'immigrazionismo che sembra legare sinistra italiana a liberals americani, che questi ultimi fruiscono (sì, è il verbo giusto) di immigrati latino-americani che intendono impiegare a basso costo massimizzando i propri utili. Hanno, a loro modo, il pregio del pragmatismo. Invece, gli immigrazionisti della "sinistra" italiana sono tali solo di rimbalzo: un po' per contraddire la destra, un po' per contiguità osmotica con la chiesa. La prova è che negli anni '90, ai tempi dei governi ulivisti, c'era la legge Turco-Napolitano, e si speronavano allegramente i barconi albanesi.
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