mercoledì 20 gennaio 2021

Il paese di Sonia

 

Mi resta precluso l’interesse che molti mostrano di avere per ciò che succede oggi da qualche parte. Può essere che ciò sia dovuto alla mia ostinata incapacità di sperare qualcosa di buono dalle classi dirigenti, che hanno come primo obiettivo quello di conservare lo status quo e cioè se stesse e il loro potere.

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I panorami montani sono in genere molto belli, talvolta di una suggestione perfino eccessiva. Per quanto mi riguarda, stare tra i monti può provocarmi malinconia e finanche uno stato d’ansia. Già quando a suo tempo m’addentravo da Riva o Torbole verso Arco, in bici, il mio umore ne risentiva. Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza tra barene lacustri e il mare, e mi sento a mio agio solo se tra me e l’orizzonte si estende un ampio spazio d’acqua.

Questa mia idiosincrasia per la montagna potrebbe spiegarsi in connessione con il mio ascendente zodiacale (pesci rossi), più verosimilmente con le mie vacanze estive tra i monti cadorini, esperienze non felici. L’esordio risale a quando avevo circa otto anni, poco prima del Vajont e non lontano da quel tragico sito. L’unica reminiscenza positiva è quella del “torrente” (in realtà il Piave!), abbastanza profondo da poterci sguazzare, pur se in acque gelide.

Sempre in tema di montagna, un po’ di anni or sono, in una serata di cielo straordinariamente limpido, stavamo girovagando sull’Altopiano dei sette comuni quando approdammo in una località da cui si poteva apprezzare la sottostante pianura veneta. Di lì si colgono distintamente le luci notturne di Bassano, a destra quelle di Vicenza, a sud Padova e gli Euganei, ad est Cittadella, Castelfranco e più in basso il bagliore di Mestre e forse di Venezia.

Ci sedemmo a tavola, fu servito un dimenticabile risotto ai finferli accompagnato da un nero troppo tannico. Gli amici mi raccontarono che molto tempo prima era giunta in quel paese una lunga teoria di grosse auto, da una delle quali scese una signora, una figura misteriosa in un sari color glicine. Cosa che non mi capita spesso, colsi subito il motivo di quella visita: sapevo che Sonia era originaria del vicentino, ma ignoravo fosse nata a Lusiana.

Sonia Maino nacque nel 1946, bambina si trasferì con la famiglia ad Orbassano. Il resto della storia è abbastanza noto: divenne la nuora di Indira. Forse meno noto è che tra Indira Gandhi e il Mahatma, non c’era alcun grado di parentela. Va tenuto presente che Gandhi, secondo diverse grafie, è un cognome molto comune in India, una specie di Rossi nostrano: Mario Gandhi!

Indira Gandhi fu l’unica figlia del Primo ministro indiano Jawaharlal Nehru, il quale da giovane, prima di diventare un acceso indipendentista e scontare molte pene detentive, aveva studiato al Trinity College di Cambridge. In seguito, tra Nehru e Edwina Ashley Mountbatten, moglie del viceré dell’India, venne a stabilirsi un’amicizia molto intima, forse anche sentimentale. Nehru mandò la fregata Trishul a presenziare alla cerimonia con cui il feretro di Edwina fu deposto in mare nel canale della Manica.

Anche Indira studiò in Inghilterra, a Oxford, da cui fu allontanata, non solo per cattiva condotta come dice Wikipedia, ma anche per i non brillanti risultati negli studi. Sposò il politico e giornalista Feroze Ghandy (dal quale si separò nel 1957 e rimase vedova nel 1960), che su richiesta del Mahtama mutò la grafia del cognome in quella di Gandhi. Uno dei due figli di Indira e Feroze, Rajiv Gandhi, nel 1968 sposò Sonia Maino, la quale in seguito occupò il seggio del collegio elettorale del defunto suocero nel 2004, 2009, 2014 e 2019.


10 commenti:

  1. Ricordo di averne sentito a suo tempo il nome e delle sue origini italiane, ma non avevo mai approfondito.
    Quando ho letto il cognome ho avuto un attimo di dubbio, perché nell'alessandrino è un cognome non comune ma presente, qualcuno dice discendenti di https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Mayno
    Ma letto il testo che hai scritto ho capito che è solo una coincidenza e che il cognome, come spesso capita, è legato al toponimo.

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    1. Infatti, Maino mi risulta essere un cognome Veneto tipicamente vicentino

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    2. Qua è presente in modo particolare a Spinetta Marengo, borgo di origine del soggetto del link.
      Non mi sento di escluderne una discendenza veneta, ma dato il periodo mi pare azzardato.
      Poi a quanto pare quelli di queste parti erano MaYno, quindi probabile una origine parallela.

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  2. Il correttore di bozze, di fretta, dice che Mahtama è un errore abbastanza diffuso su Internet. La grafia esatta, o più accettata, sembrerebbe essere Mahatma. Per il Cadore confermo. Mio padre era di quelle parti e con la diga il Piave era un torrente... Saluti

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    1. un errore di battuta, ho posticipato la vocale, internet per una volta non c'entra. grazie molte comunque e sempre.
      il torrente Vajont confluiva con il Piave, ma il fiume (nasce a nord di Sappada e se ne va verso Ponte nelle Alpi) non c'entra nulla con la diga. Per quanto riguarda la foce del fiume, TUTTE le cartine su Internet sono sbagliate, ovvero non tengono conto della deviazione subita dal fiume con i lavori (scavo dl nuovo alveo) del XVI sec.. La storia delle foci del Piave è molto curiosa. Il Sile, attualmente scorre nell'alveo che fu del Piave (dopo che questi fu deviato), e infatti in quella zona si chiama "Vecchio Piave".

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    2. In effetti rileggendo mi era venuta l'idea di precisare che intendevo la diga di Sottocastello ma ero di fretta. A Ospitale di Cadore arrivava infatti un/una Piave molto ristretta. Grossa l'ho vista solo a novembre del 1966...saluti Guido CdB

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  3. ''quando a suo tempo m’addentravo da Riva o Torbole verso Arco''

    Ma per dindirindina, lei si addentrava nella busa: stava tra i monti proprio nel senso letterale, forse sarebbe meglio dire ai piedi dei monti.
    A me quel posto ha sempre dato un certo senso di claustrofobia, tant'è che avevo preso casa a Rovereto: errore che non rifarei.

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    1. tesoro, io andavo a trovare un illustre personaggio all'hotel Du Lac, ed è lì che mi fece leggere il suo aurorale manoscritto
      ad Arco ci sono più proprietà immobiliari del clero che a Roma

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    2. eh beh , io invece nella busa ci andavo a lavorare...
      e di fronte al suo grazioso hotel ci passavo alle 7.10 col bus, partito da Rovereto alle 6.40.
      Comunque, complimenti per le frequentazioni e per i posti che ha visitato.

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