sabato 14 dicembre 2019

È tardi per i ripensamenti



Le migliori.

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Il primo ministro conservatore Boris Johnson ha ottenuto il maggior successo elettorale dalla vittoria di Margaret Thatcher nel 1987, sulla scia del peggior risultato per il Partito laburista dal 1935.


I Tories, precedentemente ridotti a un governo di minoranza, ora hanno una maggioranza di 80 seggi, con 365 parlamentari, rispetto ai 203 del Labour, ai 48 del Partito nazionale scozzese, agli 11 dei Liberali, agli 8 del Partito Unionista, ai 7 del Sinn Féin, 4 del Plaid Cymru (partito politico gallese di centrosinistra) e il solo seggio dei Green.

Rispetto alle elezioni generali del 2017, i Conservatori sono aumentati solo dell'1%, ma il Labour è sceso dell'8% ! Questo risultato consolida il governo più a destra nella storia britannica del dopoguerra, che si è impegnato a muoversi rapidamente per “portare a termine la Brexit” e per completare la “rivoluzione Thatcher”.

Gli errori di Corbyn sono evidenti e contraddittori, da un lato la sua sindrome acuta di riformismo sovietista, dall’altro l’errore di schierarsi per l'una o l'altra fazione borghese e reazionaria nella disputa sulla Brexit, una divisione creata ad arte, cui ha fatto seguito la scelta tutt’altro che popolare di rinegoziazione di un accordo con l'UE, eccetera.

Bisognerebbe chiedersi come si è arrivati a quel punto, dal quale ha avuto origine il disastro attuale. Non lo faranno, poiché ciò significherebbe fare i conti con la vera natura del Labour.

Tuttavia non va posto in secondo piano il ruolo avuto dai media, compresa la BBC, che sono stati un torrente di menzogne contro Corbyn, accusato di portare alla rovina economica, minacciato la sicurezza nazionale fino ad arrivare a dire che è antisemita. Una campagna che ha avuto tra i suoi attori i principali rappresentanti delle forze armate, i servizi di sicurezza e persino il rabbino capo e l'arcivescovo di Canterbury. L'intera struttura della politica parlamentare è stata dichiarata marcia, fino ad attacchi disgustosi contro i familiari dei politici.

Gli eventi confermano che non esiste più un percorso parlamentare in cui si possano difendere posti di lavoro, salari e servizi sociali, preservare i diritti democratici e fermare la spinta al militarismo e alla guerra. È tardi e “la forza delle cose” farà il resto. Si tratta di prendere atto che l’accumulo di errori, protratti per decenni, porta a situazioni senza uscita, come è già successo in passato.

Scrivevo il 7 maggio scorso: «Prendiamo atto, di garbo o no, che non è possibile nessuna risposta politica che guardi al passato, nessuna possibilità di ripristino degli antichi equilibri tra le classi sociali, nessun ritorno a quell’epoca dove contraddizioni e aspirazioni trovavano nella piattaforma riformistica ricomposizione e agibilità».

10 commenti:

  1. E sarà dura, ché la classe sociale dominante ha e avrà il favore delle armi, dei media, dell'accesso alle fonti primarie di sussistenza. Ma questo potrà durare per un po', poi, o faranno del resto degli umani delle "pile" alla Matrix (ma in fondo non siamo già "pile" per far funzionare il Capitale?), oppure sarà la fine anche per la classe dominante stessa.

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  2. "sindrome acuta di riformismo sovietista". Ecco, appunto. Se per decenni tutti (destra, sinistra, liberisti, marxisti) predicano in tutti i modi e in tutte le salse, nei giornali e nei blog, nelle conferenze e nei saggi, che non è possibile che lo stato riprenda un ruolo significativo nell'economia non c'è da sorprendersi se quando qualcuno lo propone venga preso per un impostore o un visionario.

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  3. per quel che ne so,non si è votato sul pessimo programma dei labour ma sul "finiamo questa storia:prima usciamo e poi vediamo"

    in ogni caso la gran bretagna non ne esce bene-la grana scozzese aspetta solo le prossime elezioni 2021 per scoppiare- e persino i tory, inglobando ora tanto voto working class, ne uscirà totalmente trasformato. nel programma si è preventivamente sorvolato sulla spesa pubblica.

    trovo che dalla tradizione di sinistra non solo è opportuno congedarsi ma occorre congedarsi velocemente pure dal congedo stesso.
    se il termine di paragone rimane la sinistra borghese, variamente mutaforma e invariabilmente al fianco dello status quo sociale -mentre avversa senza vittorie quello politico, si vivrà oscillando fra "prima era meglio" e "un altro capitalismo è possibile", un opportunismo strutturale insomma, respingendo ciò che è inusitato di questo tempo feroce

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    1. già, meglio oscillare tra "non c'è niente da fare" e " tanto è vicina la rivoluzione "

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    2. ci sono anche quelli che pigliano strutturalmente cantonate su cantonate su cantonate

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  4. mi sono scordato di dire che il progetto EU ne esce pure peggio

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  5. da tenere presente la differenza di voto tra maggioritario e referendum:
    "La vittoria di Johnson ha disunito il Regno. In Irlanda il Sinn Fein ha subito riaperto il cantiere per un voto popolare sull’unità irlandese. Per questo le dichiarazioni di Johnson nell’immediato dopo-voto sono state nel senso di porre fine ai contrasti e guardare insieme al futuro. Ma l’ostacolo maggiore è dato dalla distorsione introdotta dal sistema elettorale sulla questione di fondo: Brexit vs Remain. Sommando conservatori e Brexit party si giunge a un totale di poco superiore a 14.600.000 voti. Sommando Labour, Lib-dem e SNP si giunge a oltre 15.230.000 voti. Quindi nel consenso popolare una maggioranza favorevole all’uscita dall’Europa – almeno nei termini voluti da Johnson – non c’è. Si aggiunga che il partito conservatore ottiene con il 43,6% dei voti quasi il 55% dei seggi. Nei numeri parlamentari la maggioranza è salda, ma il paese rimane profondamente diviso secondo molteplici linee di frattura. Il voto di ieri dovrebbe insegnarci qualcosa. Soprattutto suggerendo a molti dei nostri riformatori in servizio permanente effettivo che i sistemi elettorali volti alla governabilità con danno estremo della piena rappresentatività non sono la risposta migliore". Da "La vittoria di Johnson disunisce il Regno" di Massimo Villone.

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    1. sì, grazie, è vero tutto ciò, però non indulgerei in operazioni algebriche tipo mele + pere, poiché in genere il prodotto è marmellata, come spesso è accaduto al centrosinistra qui da noi.
      Johnson ha una solidissima maggioranza è farà ciò che vuole la fazione borghese che l'appoggia.

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  6. penso sia importante far notare che la differenza che esiste tra il voto maggioritario, che aumenta i voti espressi, e il voto referndario che assegna i voti espressi senza maggiorazione, è solo la constatazione della manomissione del valore del voto.

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