Più ancora di altri luoghi della nostra
casa, forse anche più delle domestiche librerie, le stanze da bagno ci dicono
chi siamo. Nella stanza più piccola della nostra casa, per dirla con Goethe, quella
delle attività più intime, abbiamo raccolto sciampo, bagnoschiuma, sapone e
altri detergenti, dentifricio, collutorio, cosmetici, assorbenti, carta
igienica, salviette, disinfettanti, profumi e deodoranti, rasoi e creme da
barba, aggeggi elettrici e no, insomma una miriade di prodotti tutti
debitamente reclamizzati e scelti con cura. Tutto ciò dà la misura non solo della
pervasività del capitalismo come “immane raccolta di merci”, per dirla con il
Grande Vecchio, quindi dello status di benessere, ma anche del grado di buona
igiene raggiunto negli ultimi decenni.
È vero che nel nostro pittoresco paese qualcuno
recentemente ha messo in dubbio che sia salubre farsi almeno una doccia il giorno, ma si tratta di stravaganze. Già un tempo, in generale, ci si lavava
molto di meno di oggi, il bagno era settimanale e ci si cambiava quasi solo in
tale occasione. Ciò accadeva non solo per necessità, ma anche perché non si
avvertiva il bisogno di farlo più frequentemente e ciò senza che la cosa
creasse particolare disagio a se stessi, ma semmai agli altri (mal comune mezzo
gaudio). Diciamo che certe abitudini igieniche seguivano pedisseque la tradizione.
Potremmo oggi rinunciare a tutto ciò?
Nemmeno per idea, salvo, appunto, i “tradizionalisti”. Tuttavia,
tradizionalisti a parte, noi vediamo che vi sono molte persone che vivono e
lavorano a nostro contatto, fornendo servizi essenziali alla collettività, e
che non solo non hanno lo stesso nostro concetto d’igiene, ma sembrano averne
uno di molto particolare, se d’igiene si può parlare. Per esempio, si lavano
ancora come facevano quando vivevano sulle rive dell’Indo, del Nilo, del Niger,
dello Shyok o del Jhelum, cioè solo con acqua, in modo parziale e senza impiego
di detergenti. Semplici abluzioni che hanno a che fare con il rito ma non con
l’igiene vera e propria.
Verrà il momento in cui queste persone
perverranno a pratiche d’igiene meno sommarie e sbrigative? Difficile
rispondere affermativamente, anche perché constato che oltre alle più
elementari regole igieniche personali e domestiche si comportano con estrema
nonchalance anche nel manipolare i prodotti che mettono in vendita o che confezionano
e servono ai tavoli dei ristoranti. Insomma, rientrano anche loro e con modi
propri nel novero dei mai estinti “tradizionalisti”.
Post scriptum: nel caso denotaste questo
post anche solo vagamente striato di “razzismo”, v’invito ad andare … in piazza
con coloro che da qualche settimana si propongono di venderci un aspirapolvere
(dopo l’apriscatole di Grillo).
mhhh... chissà come reagirebbero i miei colleghi francesi nel sentire le tue parole....
RispondiEliminaInglesi sono peggio e portoghesi non scherzano, e per quanto riguarda gli inglesi non mi riferisco solo alla media e parlo con MOLTA cognizione diretta
EliminaUn altro volto del razzismo, quello economico: https://www.padovaoggi.it/economia/evasione-iva-veneto-confapi-fabbrica-padova-03-ottobre-2018.html?fbclid=IwAR2zVl-Jnn49ME3MoCNkWcnenS8g0FQjYjxCaolo37XwTIp2uDlDWl_yNew
RispondiEliminal' omo deve sape' de servatigo
RispondiElimina...i camerieri o cuochi di origine straniera (come quelli di origine italiana) non svolgono affatto un "ruolo essenziale" nella società, semplicemente sono a disposizione di chi ha abbastanza soldi per mangiare fuori. Fanno bene, quando sono al lavoro, a non lavarsi.
RispondiEliminaverrebbe da risponderle a tono, ma è natale.
Eliminami permetta per il prossimo anno, e anche per quelli a venire, di augurarle di pranzare in una mensa (non di ospedale, per carità) dove a cucinare siano persone del suo stesso alto concetto igienico
non capisco perché se la sia presa. Volevo solo dire che secondo me è profondamente sbagliato dire che i ristoranti (immagino che a quelli si riferisse e non alla "mense") forniscono un "servizio essenziale" per la società. Inoltre mi piace pensare che la scarsa igiene personale che denuncia in alcuni lavoratori stranieri di questo settore sia una forma di ribellione verso una condizione di totale subalternità economica e sociale.
Eliminauna specie di: luridi di tutto il mondo, unitevi
Eliminala mancanza d'igiene ha ucciso molto di più di tutte le guerre messe insieme
https://www.focus.it/cultura/storia/la-storia-delligiene
RispondiEliminaquello che fa paura è la sporcizia mentale.
mentale? e perché no, anche la sporcizia dell'anima, della coscienza, ecc.
Eliminaperchè tutte le altre nascono da quella mentale.
RispondiEliminae quella mentale da che cosa nasce? te lo chiedo perché ho grande curiosità
Eliminada ignoranza, invidia, avidità, paura, rabbia, odio.
Eliminasì, s'era capito; ma ignoranza, invidia, avidità, paura, rabbia, odio, che riassumi in sporcizia mentale, sono originate da cosa?
Eliminasenza essere tautologico
Alla base di tutto c’è la violenza. In principio per la sopravvivenza, poi quella subita, col perverso accordo tra militari&religiosi, da parte del Potere. Quindi la violenza delle guerre col contentino del bottino. Orrore e distruzione con l’invenzione dell’eroismo. La violenza del fascismo per la difesa e l’affermazione del capitalismo. Infine la violenza contro tutto e tutti, anche sè stessi, per sentirsi vivi. A causa dell’ottundimento di menti e coscienze, attraverso il consumismo e l’uso di droghe(già visto in Cina), che crea disagio, fragilità e insicurezza.
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