domenica 22 dicembre 2019

L'aspirapolvere



Più ancora di altri luoghi della nostra casa, forse anche più delle domestiche librerie, le stanze da bagno ci dicono chi siamo. Nella stanza più piccola della nostra casa, per dirla con Goethe, quella delle attività più intime, abbiamo raccolto sciampo, bagnoschiuma, sapone e altri detergenti, dentifricio, collutorio, cosmetici, assorbenti, carta igienica, salviette, disinfettanti, profumi e deodoranti, rasoi e creme da barba, aggeggi elettrici e no, insomma una miriade di prodotti tutti debitamente reclamizzati e scelti con cura. Tutto ciò dà la misura non solo della pervasività del capitalismo come “immane raccolta di merci”, per dirla con il Grande Vecchio, quindi dello status di benessere, ma anche del grado di buona igiene raggiunto negli ultimi decenni.

È vero che nel nostro pittoresco paese qualcuno recentemente ha messo in dubbio che sia salubre farsi almeno una doccia il giorno, ma si tratta di stravaganze. Già un tempo, in generale, ci si lavava molto di meno di oggi, il bagno era settimanale e ci si cambiava quasi solo in tale occasione. Ciò accadeva non solo per necessità, ma anche perché non si avvertiva il bisogno di farlo più frequentemente e ciò senza che la cosa creasse particolare disagio a se stessi, ma semmai agli altri (mal comune mezzo gaudio). Diciamo che certe abitudini igieniche seguivano pedisseque la tradizione.

Potremmo oggi rinunciare a tutto ciò? Nemmeno per idea, salvo, appunto, i “tradizionalisti”. Tuttavia, tradizionalisti a parte, noi vediamo che vi sono molte persone che vivono e lavorano a nostro contatto, fornendo servizi essenziali alla collettività, e che non solo non hanno lo stesso nostro concetto d’igiene, ma sembrano averne uno di molto particolare, se d’igiene si può parlare. Per esempio, si lavano ancora come facevano quando vivevano sulle rive dell’Indo, del Nilo, del Niger, dello Shyok o del Jhelum, cioè solo con acqua, in modo parziale e senza impiego di detergenti. Semplici abluzioni che hanno a che fare con il rito ma non con l’igiene vera e propria.

Verrà il momento in cui queste persone perverranno a pratiche d’igiene meno sommarie e sbrigative? Difficile rispondere affermativamente, anche perché constato che oltre alle più elementari regole igieniche personali e domestiche si comportano con estrema nonchalance anche nel manipolare i prodotti che mettono in vendita o che confezionano e servono ai tavoli dei ristoranti. Insomma, rientrano anche loro e con modi propri nel novero dei mai estinti “tradizionalisti”.

Post scriptum: nel caso denotaste questo post anche solo vagamente striato di “razzismo”, v’invito ad andare … in piazza con coloro che da qualche settimana si propongono di venderci un aspirapolvere (dopo l’apriscatole di Grillo).

15 commenti:

  1. mhhh... chissà come reagirebbero i miei colleghi francesi nel sentire le tue parole....

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    1. Inglesi sono peggio e portoghesi non scherzano, e per quanto riguarda gli inglesi non mi riferisco solo alla media e parlo con MOLTA cognizione diretta

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  2. Un altro volto del razzismo, quello economico: https://www.padovaoggi.it/economia/evasione-iva-veneto-confapi-fabbrica-padova-03-ottobre-2018.html?fbclid=IwAR2zVl-Jnn49ME3MoCNkWcnenS8g0FQjYjxCaolo37XwTIp2uDlDWl_yNew

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  3. ...i camerieri o cuochi di origine straniera (come quelli di origine italiana) non svolgono affatto un "ruolo essenziale" nella società, semplicemente sono a disposizione di chi ha abbastanza soldi per mangiare fuori. Fanno bene, quando sono al lavoro, a non lavarsi.

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    1. verrebbe da risponderle a tono, ma è natale.
      mi permetta per il prossimo anno, e anche per quelli a venire, di augurarle di pranzare in una mensa (non di ospedale, per carità) dove a cucinare siano persone del suo stesso alto concetto igienico

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    2. non capisco perché se la sia presa. Volevo solo dire che secondo me è profondamente sbagliato dire che i ristoranti (immagino che a quelli si riferisse e non alla "mense") forniscono un "servizio essenziale" per la società. Inoltre mi piace pensare che la scarsa igiene personale che denuncia in alcuni lavoratori stranieri di questo settore sia una forma di ribellione verso una condizione di totale subalternità economica e sociale.

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    3. una specie di: luridi di tutto il mondo, unitevi
      la mancanza d'igiene ha ucciso molto di più di tutte le guerre messe insieme

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  4. https://www.focus.it/cultura/storia/la-storia-delligiene
    quello che fa paura è la sporcizia mentale.

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    1. mentale? e perché no, anche la sporcizia dell'anima, della coscienza, ecc.

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  5. perchè tutte le altre nascono da quella mentale.

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    1. e quella mentale da che cosa nasce? te lo chiedo perché ho grande curiosità

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    2. da ignoranza, invidia, avidità, paura, rabbia, odio.

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    3. sì, s'era capito; ma ignoranza, invidia, avidità, paura, rabbia, odio, che riassumi in sporcizia mentale, sono originate da cosa?
      senza essere tautologico

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  6. Alla base di tutto c’è la violenza. In principio per la sopravvivenza, poi quella subita, col perverso accordo tra militari&religiosi, da parte del Potere. Quindi la violenza delle guerre col contentino del bottino. Orrore e distruzione con l’invenzione dell’eroismo. La violenza del fascismo per la difesa e l’affermazione del capitalismo. Infine la violenza contro tutto e tutti, anche sè stessi, per sentirsi vivi. A causa dell’ottundimento di menti e coscienze, attraverso il consumismo e l’uso di droghe(già visto in Cina), che crea disagio, fragilità e insicurezza.

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