Prendiamo in considerazione i tre cavalli di
battaglia delle due formazioni politiche attualmente al governo: pensioni,
reddito di cittadinanza, imposte.
Pensioni, un po’ di storia. Fino al 1992 gli statali
e i parastatali potevano accedervi con 25, 20 e anche 15 anni (le donne) di
contributi. Una follia sotto ogni riguardo, un welfare generosissimo che serviva
a garantire il consenso. In seguito si procedette all’esodo di alcune
categorie, penso per esempio ai ferrovieri. Si poteva andare in pensione con 35
anni di contributi, ma in molti casi con scivoli più generosi, con 30 anni e
anche meno.
Dopo alcune riforme previdenziali parziali si giunse
al 2011 con la famigerata riforma Monti-Fornero, unico reale scopo – pienamente
raggiunto – di tale governo. La riforma ricalca grossomodo quella tedesca –
basta un confronto –, ma con delle particolarità che non sono di mero
dettaglio. Quella tedesca, di pochi anni precedente, fu una riforma segnata da
grande gradualità, mentre con la Monti-Fornero molti lavoratori si sono
trovati spostata in avanti di 5 ma anche di sette anni e più l’età di
quiescenza. Soprattutto quella tedesca non ha lasciato centinaia di migliaia di
persone (gli “esodati”) senza lavoro e senza pensione.
La Monti-Fornero arrivava in ritardo e male, anzi
malissimo. La professoressa Fornero non va criminalizzata, ma essa non deve
sentirsi assolta dalle proprie responsabilità, né vale l’attenuante della
fretta dovuta alla congiuntura. Gli effetti della sua riforma le persone li
hanno vissuti sulla propria pelle, e quando vedono che per esempio ai bancari
in esubero è data la possibilità di lasciare dopo 35 anni, gli girano le
scattoline. Ciò vale anche per altre categorie, come i giornalisti, i quali
vedranno applicata la Monti-Fornero solo dal 2019 (ripeto: 2019). Il
risentimento diventa più robusto anche alla luce di questi fatti, così come il
consenso elettorale per chi promette “giustizia”.
Oggi, superate le più stridenti iniquità, la
Monti-Fornero va bene così com’è, basterebbe disinnescare gli adeguamenti
periodici (introdotti prima della riforma), parificare la pensione anticipata a
41 anni di contributi per tutti, avendo riguardo di perequare i contributi,
insufficienti e discontinui, delle classi più giovani. Pochi ritocchi insomma,
senza sconvolgerne l’impianto.
Per quanto riguarda il cosiddetto reddito di
cittadinanza, in parte esso esiste già, non solo con la recente introduzione
delle misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito, ma anche nelle
consuete forme previdenziali e assistenziali. Basti pensare che oltre la metà
degli assegni Inps va a beneficio di persone che non hanno mai versato un solo
euro di contributi. Si tratta di rafforzare e di estendere, in casi bene
definiti, tali misure.
Si potrebbe, per esempio ed inoltre, provvedere a un
salario sociale strutturato ad hoc per disoccupati e giovani senza impiego. In
cambio del salario sociale verrebbero assunti, temporaneamente, dagli enti
locali, presso i quali avrebbero l’obbligo di presentarsi quotidianamente come
qualsiasi altro dipendente (il medesimo status di diritti/doveri), quindi
prestare, per metà giornata, la propria opera ove necessario: negli uffici,
negli archivi, nell’assistenza a domicilio, tutela del patrimonio, nella
pulizia e manutenzione di strade e luoghi pubblici (a Roma – ma non solo – la
sostituzione del pavé potrebbe impiegare migliaia di lavoranti per anni),
quindi l’altra parte della giornata in corsi di formazione. Questa forma
d’impiego temporanea presso i comuni già in parte esiste, bisognerebbe renderla
tassativa per chi vuole ricevere in cambio un salario pagato con fondi statali, in attesa che i centri per l'impiego, quando funzionanti, propongano agli interessati un paio di opzioni, rifiutate le quali si perde il salario sociale (sia chiaro, con queste misure non si risolveranno croniche situazioni amministrative e sociali che si trascinano, tanto per fare una data, dal 1861).
Il lavoro non si crea con i centri per l’impiego (pur
necessari se dotati e funzionati), ma riducendo drasticamente anzitutto gli
oneri sociali (non gli stipendi, già scarsi) a carico delle imprese in cambio
di assunzioni a tempo indeterminato. Con quali soldi? Con la lotta
all’evasione? No, nessuna lotta, solo ordinaria amministrazione senza chiudere
gli occhi. Per esempio, si mettano in linea con la media dei grandi paesi
europei le aliquote d’imposta progressiva relative a successioni, donazioni,
polizze vita e simili. E così per altri aspetti della legislazione fiscale
(comprese le sanzioni). Per quanto riguarda le concessioni demaniali non sono
necessarie particolari interpretazioni, sarebbe sufficiente, per il momento,
che i concessionari demaniali non pagassero canoni ridicoli. A cominciare delle
acque minerali. Quindi, è necessario stabilire imposte per le abitazioni di
grande pregio e di lusso, con una riforma vera e celere delle rendite
catastali. Bolli auto molto più onerosi per le grosse cilindrate e per le vecchie
auto, più inquinanti. Ciò darebbe ristoro a chi respira e alle casse delle
regioni. Stop ai condoni fiscali comunque mascherati. Eccetera, eccetera. Tutte
misure legislative che possono essere varate in un tempo medio pari a quello
occorso per la legge Monti-Fornero, anche perché in gran parte basterebbe
tradurre in italiano corrente quelle altrui e applicarle (cosa quest'ultima più facile a dirsi che a farsi in un paese che campa sui cavilli, i raggiri, i sofismi e le "interpretazioni autentiche"). Tanto per provarci.
se tocchi loro il conflitto d'interessi saltano per aria magistrati con tutta l'autostrada.
RispondiEliminaSe in più tocchi loro successioni e metti una buona patrimoniale soggettiva, l'Italia entra dritta dritta in Europa senza nessun italiano a bordo.
anche il welfare in passato generosissimo non piovve dal riformismo buono, arrivò da una stagione di conflitto cattivo e sbagliato a cui lo stato non seppe rispondere perché gà allora intasato d afigli di puttana raccomandati e mafiosi. E' tutto un apparato che va smantellato come quello di franceschiello. Iniziando dalle scuole come piace dire ai nostri governanti figli di.. Ciao.
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