mercoledì 3 ottobre 2018

Soprattutto inutile

È divenuto arduo e soprattutto inutile far comprendere, non solo al volgo, che l’aumento dei tassi d’interesse non riguarda solo taluni aspetti del credito, bensì tutto il sistema del credito e del debito, quindi in generale e a cascata tutto il sistema dell’economia. Del resto di questi tempi è difficile stabilire un dialogo sano su qualsiasi argomento. A tale riguardo racconto, senza ricami, quanto accadutomi lunedì scorso in farmacia.

Entro e trovo al banco la mia amica farmacista coadiuvata da una giovane laureata, alta, di bell’aspetto, sorridente, col suo bel distintivo professionale sul camice. Chiedo alla mia amica un rimedio eroico e mentre lo cerca nei cassettoni avviamo una conversazione e giungiamo al fatto che sempre più pensionati del paese vanno a svernare in climi più temperati. Sennonché interviene la giovane: “Mio nonno, ex farmacista, ora vive tutto l’anno, salvo i mesi di luglio e agosto, nei pressi di San Vito Lo Capo, in una casa – precisa con entusiasmo – con vista sul mare”.

Chiedo alla nipote: “Suo nonno è di origini siciliane?” Un po’ sorpresa la giovane farmacista mi risponde: “Sì, però è venuto via a 25 anni”. C’è sempre qualcosa di non detto in queste risposte, che a volte mi dà un po’ di fastidio. Sorridendo le rispondo: “Troppo tardi”. Lei, stupita, di rimando: “Perché troppo tardi?”. Risposta: “Così sostiene Tomasi nel quarto capitolo del Gattopardo”. Lei, un po’ perplessa, dichiara di non aver mai letto Il Gattopardo. “Dovrebbe leggerlo”, le rispondo, “è un capolavoro universale, tradotto in tutte le lingue”. Ridendo soggiungo: “La prossima volta la interrogo”. Anche lei ride.

Sennonché, senza che me ne avvedessi, alle mie spalle era sopraggiunta una signora, distinta, sui trenta e passa, che interviene dicendo: “Io Il Gattopardo l’ho letto, ma solo metà [sic!], l’ho trovato pesante [sic!!!!]”. Non ho saputo trattenermi, di primo acchito: “Signora, ha provato a leggere Liala?”. La sciagurata mi ha risposto così: “Chi l’ha scritto?”.

3 commenti:

  1. I vecchi, in Italia, hanno rubato il futuro ai giovani (tranne ai propri nipoti). E dopo averlo rubato procedono con lo scasso (di coglioni, Renzi, Salvini, Di Maio, i loro giovani).
    Nel Gattopardo succedeva il contrario: scasso, furto ai vecchi, ma
    "alle otto tutto era finito, e non rimase che l'oscurità come ogni altra sera, da sempre".

    La mafia che si finge democrazia, a debito, questa è l'Italia moderna.

    Alla fine si salva solo Bendicò.

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    1. i vecchi, come li chiami, non hanno rubato proprio nulla, hanno costruito un paese dalle macerie permettendoti di fare tre pasti il giorno e di andare a scuola, per dire.
      di Bendicò rimase solo la pelliccia, di noi nemmeno quella

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    2. chiamo vecchi quelli che non vogliono sentirsi tali ma non hanno fatto resistenza, non hanno visto nessuna maceria di guerra, hanno 60/70 anni, politicamente hanno perso tutto, ma grattano dallo stato da 50.
      Chiamo giovane chi a 60 anni scrisse il Gattopardo, ciao.
      Io faccio un solo pasto al giorno, ciao.

      E un po' di colazione, ciao.


      Grazie per avermi obbligato ad andare in una scuola dove manco gli insegnanti han letto il Gattopardo, grazie.

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