Abbiamo in sorte di vivere in un’epoca che offre a
ciascuno di noi molte opportunità. Per esempio quella di esprimere liberamente
la nostra opinione, cosa non da poco se consideriamo molte situazioni del
passato. Soprattutto possiamo far conoscere quelle che passano per essere le
nostre idee a una platea che va ben oltre la cerchia di persone che ci vivono
accanto. Le idee di ogni coscienza individuale, che un tempo si realizzavano prevalentemente
nelle forme ideologiche del proprio ambiente sociale, oggi sono sottoposte a un
influsso molto più vasto.
Questa è ormai una situazione molto nota, e in
negativo si possono citare le sciocchezze che vengono dette senza una effettiva
cognizione di causa su una vasta varietà di temi, per esempio e tanto per
citarne uno, in tema di vaccini. Ma anche su questioni solo apparentemente più
innocue. Ciò del resto è inevitabile ed è sempre avvenuto, con la differenza, come
dicevo, che le “nostre” idee non restano come in passato ristrette in un ambito
limitato e possono causare danno o quanto meno consolidare i più vieti luoghi
comuni specie in chi non sa opporvi adeguata resistenza.
È appena il caso di citare il ruolo che in tal senso giocano
i cosiddetti social, specie quelli dove in una breve frase si condensa un
messaggio che può, in alcuni casi, avere effetti destabilizzanti per un’intera comunità
o addirittura sui rapporti internazionali tra Stati. Si pensi all’uso
disinvolto che ne fa il presidente Trump, e a quello scriteriato di certi altri
governanti e politici. Quelle parole hanno un peso, specie se a scriverle è,
appunto, chi riveste grandi e gravi responsabilità istituzionali.
Più in generale, tutti noi abbiamo delle
responsabilità in tal senso, anche se il nostro nome non compare sulla Treccani,
almeno per ora. Bisognerebbe dunque, senza per carità ledere il diritto
sacrosanto di dire la nostra opinione, prestare più attenzione nei nostri
giudizi, affrettati o ponderati che siano, specie quelli più assertivi e tranchant.
Nessun commento:
Posta un commento