I maestri dello streaming, quelli che tutto doveva
essere in rete, la famosa trasparenza, quando partecipano al consiglio dei
ministri non effettuano nemmeno una registrazione audio, così come si fa invece
anche nei più piccoli comuni. Né risultano verbalizzazioni di ciò che si
dicono. Si passano dei “bigliettini”, dice Marco Travaglio per giustificarli. Così
come avveniva alle scuole medie, non quelle di oggi ma quelle del secolo
scorso.
Il cammin della vera vita questi non sanno che cos’è.
Non li ha mai accompagnati alcuna vera durezza nei loro giorni. M’immagino
questi leader del cambiamento nel 1946, cosa avrebbero combinato quando si
trattò di scrivere la Costituzione? Sgrammaticature a parte, of course.
È una manovrina, dice Massimo Cacciari, lasciamoli in
pace sennò offriamo loro l’alibi per fare l’en plein con il flipper elettorale. Anche
nel lontano passato dicevano di lasciarli fare perché tanto “non può durare;
dura minga, dura no”. Evidentemente non si è ancora compreso a quale passaggio
d’epoca siamo giunti. Non da oggi, ma già da molto tempo, e non si tratta delle
normali tensioni tra conservazione e cambiamento.
Siamo entrati in un labirinto del quale non s’intravvede
uscita. Giriamo in tondo e non c’è movimento già avviato che meriti l’impegno
delle nostre forze. Ad ogni buon conto Cacciari da un lato ha ragione: non solo
loro che dobbiamo temere. E soggiungo: sono solo degli uccellini di passo che inseguono il
vento.
Nella società, anche se i più non se ne accorgono, stanno maturando fenomeni di rilevanza epocale, come il buono di non-lavoro lanciato dal governo giallo-verde. La proposta di fornire a chi ne ha i requisiti una tessera elettronica per fare la spesa fa pensare a quanto la società sia matura per un salto rivoluzionario. Come al solito, l'Italietta è il brodo di coltura di qualcosa che maturerà nei prossimi anni, magari a livello mondiale. Processi come la smaterializzazione del denaro sono irreversibili e stanno producendo già adesso degli effetti dirompenti; si è infatti arrivati ad elaborare la proposta di una moneta elettronica non cumulabile con la quale si possono acquistare dei beni, mentre il denaro lo vede solo il commerciante quando incassa direttamente dallo Stato.
RispondiEliminaLa discussione intorno al reddito di base, va ricordato, è partita negli anni '80 in Belgio da parte del Collettivo Charles Fourier che ha istituito la Rete europea del reddito di base (Basic Income European Network), che poi è diventa un network mondiale (Basic Income Earth Network) con svariate decine di reti nazionali e regionali. Per un paio di decenni il "basic income" è rimasto appannaggio degli addetti ai lavori e di alcuni movimenti di sinistra, ma da qualche anno la questione è esplosa a livello globale: ne parlano i democratici Usa, i sindacati sudafricani, americani, inglesi e olandesi, i movimenti dei precari europei, ecc.; e molti sono i paesi che stanno sperimentando forme di reddito di base (Alaska, Finlandia, Olanda, Danimarca e singole città come Stockton in California). Il tutto va di pari passo con l'incalzare del fenomeno dell'automazione e dell'intelligenza artificiale. Siccome la produttività è altissima e bastano pochi operai a produrre tutto il plusvalore necessario alla società, questa deve provvedere in qualche modo alla sua sovrappopolazione relativa e assoluta, con lavori fasulli o con ammortizzatori sociali, in modo che non scoppino rivolte. Ma guai a quella società, si dice nel Manifesto del 1848, che invece di sfruttare i suoi schiavi dovesse giungere a mantenerli soltanto.
La forza produttiva sociale trova negli attuali rapporti di produzione delle insopportabili catene, e quindi le farà saltare. Se ne accorgono anche teorici delle reti come Michel Bawens, che nel 2012 ha scritto l'articolo "Occupy as a business model: The emerging open-source civilisation"; o come Kevin Kelly in "The New Socialism: Global Collectivist Society Is Coming Online". A questi articoli si può aggiungere il saggio di Jacob Rigi La produzione peer to peer come alternativa al capitalismo: un nuovo orizzonte comunista, di cui riportiamo un passo significativo:
"La centralizzazione della informazione/conoscenza e la struttura a rete contraddicono, intrinsecamente, i rapporti di produzione capitalistici. La logica di rete richiede che la conoscenza prodotta in ciascun nodo di una rete integrata a livello globale debba fluire liberamente e in orizzontale in tutte le direzioni per tutti gli altri nodi".
ho letto questo suo commento appena dopo aver scritto il mio ultimo post (e del resto ne ho scritti altri di molto simili). Le sembrerà strano ma sono abbastanza d'accordo con lei, tranne che su certi dettagli. E sappiamo quanto il Diavolo ci metta lo zampino.
EliminaTra l'altro: su quanto siano contraddittori i rapporti di produzione capitalistici aveva scritto qualcosa anche Marx.
grazie per il raro commento
aggiunta:
Elimina"bastano pochi operai a produrre tutto il plusvalore necessario alla società"
non è così, in rapporto agli investimenti il saggio del profitto (non necessariamente quello del plusvalore, che è cosa diversa) tende a calare. e questo è un cavolo di problema, anche s evi sono delle controtendenze (ah la cazzo di dialettica).
Lei non ha letto Marx, o non ha imparato nulla dalla sua lettura, più banalmente non ha letto nemmeno i miei post.
Le do un suggerimento, non si avventuri in cose che non conosce e che magari ha orecchiato da rappresentati del radicalismo borghese.
Vedo che sei sempre in ottima forma. Ti voglio bene.
EliminaMarco
Ti abbraccio
Elimina@ anonimo
Eliminala rivoluzione industriale procede senza dubbio anche per i fatti suoi oltre che per quelli del capitale ma, come diceva anche il capostipite della tua fazione di riferimento, "l' apparato tecnico che ci lascia la borghesia è sempre troppo"
in altri termini, dato un certo saggio medio della produttività sociale, non è affatto detto che il contenuto pretenda per sè un altro involucro più corrispondente. Il denaro smaterializzato riproduce sempre di nuovo lo stesso rapporto sociale di produzione che la cartamoneta. il Capitale sbatte contro i suoi stessi limiti ma, come illustra Olympe nell' invidiabile post di 4 giorni fa "l’istante limite del modello è un istante logico e non immediatamente storico"
si aprirebbe questo punto la questione dell' organismo, del partito, e qui chiudo non sapendo cosa dire
già, l'ultima questioncella è il nostro letto di procuste
Eliminadiceva una certa Rosa L. che ogni epoca sa darsi i teorici di cui ha bisogno, la nostra evidentemente non ne ha bisogno visto come siamo messi a "sinistra"