Già ciò che si scriveva solo poco più di un anno fa
appare oggi superato dagli eventi. Il post che segue è stato scritto il 19
ottobre 2012, vale a dire circa 5 anni e mezzo or sono (non ho cambiato una
virgola, e sostanzialmente nemmeno il mio giudizio). C’era ancora Monti al governo,
Renzi era ciò che è sempre stato, tranne che nel frattempo è diventato segretario del
partito e ex presidente del consiglio.
*
Per
quanto possa contare, sono d’accordo con Malvino quando dice, a proposito di
Renzi, che quanto sta avvenendo porterà «all’inevitabile scissione del partito»
e che in tal modo non avrà solo «rottamato la vecchia classe dirigente del
partito, ma il partito». E sono anche d’accordo quando scrive, un po’
sibillino, che tale risultato «non sarebbe quello che ha voluto o almeno ha fin
qui dichiarato di volere». Credo proprio che l’operazione di Renzi, persona di
formazione cattolica e orientamento reazionario, consista proprio nel far
esplodere nel Pd le irrisolte contraddizioni, quelle di un partito nato come
contenitore «dell’ibrida chimera di Moro e Berlinguer», ma che ha trovato sulla
sua strada – mi pare evidente – un blocco sociale che si è opposto – spaventato
– a ogni pur minima velleità riformista (in definitiva a tenere insieme ciò che
oggi si chiama Pd è stato soprattutto l’antiberlusconismo, se non altro quello
di facciata). Dove vada a parare politicamente la faccenda Renzi, ovviamente i
“vecchi” boss del partito l’hanno compreso benissimo. Però c’è dell’altro,
qualcosa che traspare meno e che Veltroni, sempre lesto nel cambiare
distintivo, ha colto subito, smarcandosi per tempo.
Questo
qualcosa ha a che fare – ben oltre le apparenze – pur sempre con quel blocco
sociale che si è opposto – attraverso il berlusconismo – a ogni pur minima
velleità riformista. Anche in questo, Malvino coglie bene quando interpreta che
«Grillo e Renzi insieme fanno il Berlusconi che fino a ieri incarnava un blocco
sociale». Credo però non sfugga a nessuno che si tratta di un blocco sociale di
classe che sta usando il malcontento e la protesta a piene mani di un'area
sociale tradizionalmente di "sinistra" o comunque intesa come
progressista, per un progetto – in definitiva – di conservazione (la
"rivoluzione" fascista, non fu conservatrice?). Il solito cambiare
tutto perché tutto resti come prima.
Dove
non sono d’accordo – se interpreto bene – con Malvino, è quando egli conclude
così: «L’operazione non è riuscita». Non direi. È vero e non è immaginabile che
la borghesia possa lasciare in mano a Renzi una qualsiasi effettiva leva di
potere (ammesso che oltre a rottamare e spaccare il partito riesca ad imporsi),
tantomeno a Grillo, ma l’operazione è ancora in corso e non è detto –
tutt’altro – che ne conosciamo i contorni, nazionali e internazionali. Renzi e
Grillo (questi, suo malgrado) – lo si vede dallo spazio mediatico che occupano
– fanno parte di un progetto, quello appunto di rottamazione di una classe
dirigente per sostituirla con un'altra o comunque ridurne il peso e l'egemonia.
Nel 2013 questa operazione di stampo populista porterà alla nascita della
cosiddetta terza repubblica.
Il 9
novembre dell’anno scorso scrivevo: «l’errore di ieri, di non aver votato
contro [Berlusconi], è possibile che si riveli anche più grave e denso di
conseguenze. Magari non subito, ma nel tempo, nei prossimi mesi». E il 17
novembre: “Il suicidio politico del Pd, continua. Alle prossime elezioni si
arriverà al funerale”. Se non proprio al funerale, all’estrema unzione.
Assistiamo,
soprattutto, a una crisi complessiva di sistema che lascia spazio a molte
incognite e pericolose derive. La borghesia autoctona, il blocco sociale di
classe di cui dicevo, crede di poter governare questa crisi e anzi di saperne
approfittare ancora una volta per cogliere, al momento opportuno, fior da
fiore. E tuttavia l’Italia, nel quadro strategico complessivo, ha il destino
segnato, da sempre si potrebbe dire. Come scrivevo ieri, i grandi poteri
puntano sulle debolezze nostre (cioè corruzione e criminalità politica) per
distruggere alcuni settori importanti dell’economia che ci vedono come
concorrenti sul mercato internazionale e per comprare pezzi rilevanti del
nostro patrimonio.
che la sinistra (qualsiasi cosa si intenda) si sia rottamata da sola a mio avviso non è un gran male
RispondiEliminaben rappresentata l' accelerazione della crisi sociale italiana, con il sud attratto dal nuovo assistenzialismo del reddito di cittadinanza dei 5s, ed un nord attratto dalla flat tax e dalla promessa di un paese più veloce
sintetico, preciso
Eliminaper favore manda il commento nel post successivo che è quello delle elezioni