La quasi piena occupazione per molti anni ha illuso i
lavoratori sul posto stabile, quasi garantito, non soggetto alle dinamiche del
capitalismo. L’accesso sempre più largo ai consumi fece nascere un senso
d’indipendenza che soppresse dalla coscienza dei singoli il fatto di esser pur
sempre dipendenti da un sistema basato sulla massimizzazione dei profitti. La
possibilità per ognuno di migliorare le proprie condizioni di vita diede un
senso di soddisfazione che rese fiduciosi verso il sistema. La necessità di
un’alternativa radicale perse consensi, la critica divenne pigra e laterale,
sembrava che tutto filasse liscio o quasi. Il superiore tenore di vita non
faceva sorgere alcun dubbio sulla superiorità dell’ideologia del cosiddetto
libero mercato.
Ben prima del 1989, delle bolognine, furono questi i
presupposti sulla base dei quali il partito della sinistra impose una virata a
destra. Una scelta strategica che è servita,
gradualmente, a infiacchire e infine dissolvere la più forte rappresentanza di sinistra dell’occidente.
La strategia di proporsi trasversale alle classi sociali, di abbracciare partite
iva e centro-destra, ha fatto della sinistra la vittima del proprio
opportunismo e del proprio fallimento.
Il capitalismo va sempre, per sua legge, dove lo chiama la
competizione per il profitto. Per la destra è stato facile e prevedibile
gettare sulla sinistra la colpa di una politica impopolare, fatta di sacrifici
a senso unico e di disoccupazione.
Oggi i proletari intuiscono il nesso tra la loro
situazione e la libera economia di mercato, e ciò preoccupa l’establishment. Largo allora agli ideologi: la colpa è di chi lavora se i disoccupati non hanno un
lavoro, dei pensionati se le classi giovani hanno davanti a sé un domani di
precarietà, incertezza e disperazione. Quello degli ideologi è un lavoro di
canalizzazione della protesta e dell’indignazione sociale secondo uno schema
collaudato: istituzionalizzare il malcontento e consolidare l’ignoranza sulle
reali dinamiche del processo in atto, sui rapporti di potere, sui rapporti di
proprietà, sui rapporti di forza.
La borghesia ha trovato nel movimento politico fondato da un comico e costituito da una manica di disperati analfabeti ciò che serve allo scopo.
La borghesia ha trovato nel movimento politico fondato da un comico e costituito da una manica di disperati analfabeti ciò che serve allo scopo.
Approvo .
RispondiEliminacaino
Per la destra è stato facile e prevedibile gettare sulla sinistra la colpa di una politica impopolare, fatta di sacrifici a senso unico e di disoccupazione
RispondiEliminanon cerchiamo "giustificazioni" ad uno opportunismo di corto respiro. Ho già detto altre volte che una elite estratta dalla borghesia e che viveva come la borghesia non poteva che avere valori "borghesi" quali un ben evidente disprezzo per la massa degli ignoranti che deve davvero lavorare per vivere.
" The duck test " smaschera tutte le ipocrisie della " asinistra" e " non si può mentire a tutti per tanto tempo " (cit.)
non offro giustificazioni a nessuno, ma è un fatto politico che è stato facile e prevedibile gettare sulla sinistra la colpa di una politica impopolare, fatta di sacrifici a senso unico e di disoccupazione
EliminaCerto, è un fatto oggettivo che come scrisse sarcasticamente bagnai " le politiche di destra avvantaggiano la destra".
Eliminala riflessione politica dovrebbe essere sul perché una una sedicente "sinistra" abbia fatto ( e ancora persegua ! ) con una tale ostinazione "politiche di destra".
ws
perché è una sedicente "sinistra"
EliminaNon bisogna aver paura, di alienarsi i lettori.
RispondiEliminaGrazie
ho in progetto di scrivere di peggio su quei fascisti di quarta generazione
Eliminagrazie a te
Però...qualcuno mi spieghi perchè operai pensionati e molti giovani hanno votato Forza Italia...e da allora in poi quanti voti sono tornati alla sinistra?
RispondiEliminaParlo sempre di operai e buste paga....o forse non ho capito che sono tutti benestanti in Italia ed io sono rimasto senza neppure l'ideologia...
Un caro saluto
Roberto