Leggendo la corrispondenza tra Marx ed Engels, ma
anche quella di altri personaggi del XVIII e XIX secolo, si può ravvisare con
sorpresa quanto fosse efficiente e rapido il servizio postale d’allora. Non
solo tra Londra e Manchester, ma anche tra Londra e Parigi, e, ad esempio, tra
quest’ultima e la Russia! Non è infrequente leggere, nello scambio tra i due
amici, frasi sul tipo: “Devo chiudere questa lettera perché tra poco parte la
posta e vorrei che questa sera tu ricevessi ciò che vi ho accluso”.
Il Settecento e l’Ottocento sono stati i secoli per
eccellenza della corrispondenza epistolare. Il perfezionamento della tecnica
postale e il miglioramento della viabilità e dei mezzi di trasporto (nel XVIII,
per es., l’introduzione delle sospensioni nelle carrozze) favorì lo sviluppo
della cultura epistolare, l’arte dello scrivere lettere. Il miglior manuale, in
tal senso, fu la letteratura; ne è esempio Tatjana che scrive ad Onegin una
lettera “così sincera e palpitante di ingenuo entusiasmo” composta esclusivamente
di citazioni letterarie (a proposito di “prestiti”).
Oggi non si scrivono quasi più lettere, e anche in
tal caso ci si limita a notificare lo stretto necessario. Si scrivono “mail” e s’inviano
miliardi di messaggi dai cellulari, su twitter ci si scambiano battute, spesso invettive,
e su FB la comunicazione non è molto dissimile. S’è enormemente allargata la
platea degli scriventi, e ciò costituisce un progresso, ma d’altro lato la
cultura epistolare s’è estinta e la scrittura in generale conosce un
decadimento senza precedenti.
C’è però un tratto in comune tra la comunicazione
epistolare di un tempo e lo scambio attraverso le tecnologie odierne:
l’intercettazione delle nostre comunicazioni e l’utilizzo dei nostri dati. Dal
XVIII secolo – ma fin dai tempi più remoti – s’impose il “vaglio” sistematico
della corrispondenza con la costituzione del cosiddetto “ufficio nero”, ossia
un vero e proprio servizio di spionaggio sulla corrispondenza. Non di rado le
lettere venivano ricopiate e passate agli organi di polizia.
Se ne lamentarono spesso anche Marx ed Engels, ma va
notato che in tutta Europa funzionava questo “servizio”. Quando un dignitario
straniero si lamentò con Caterina II che le sue lettere arrivavano
dissigillate, la zarina fece le sue rimostranze al direttore delle poste, il
quale rispose: impossibile, i miei ragazzi aprono le lettere in modo che
nessuno possa accorgersene.
Ameno fino a tempi recenti i servizi segreti italiani
e il ministero dell’interno (ma ovviamente l’esempio può essere esteso ad ogni
Paese) avevano all’interno del servizio postale una fitta rete di referenti,
così come centri d’ascolto telefonico gestiti da militari (reparti sotto la
denominazione di “guerra elettronica”) e in Sip-Telecom da personale civile.
A quest’ultimo riguardo, dopo che negli anni scorsi è
emerso lo scandalo per le intercettazioni telefoniche da parte di tutte le
agenzie di spionaggio Usa (ma anche UK, francesi, eccetera), la faccenda della Cambridge Analytica può far solo
sorridere. Ed è sintomatica la motivazione con la quale il presidente della
commissione Commercio, il repubblicano John Thune, ha “invitato” Mark Zuckerberg a dire la sua “per
capire meglio come la società stia pensando di riguadagnare la fiducia persa,
mettere al sicuro i dati degli utenti e smetterla con risposte blande ad una
gamma di problemi”.
I “problemi” sono dati dal fatto che delle società
private inzuppano il pane nello stesso piatto delle agenzie di intelligence.
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