lunedì 15 gennaio 2018

Digressione sull'Istat, il coraggio, Céline e altro


Che cosa pensasse della statistica Carlo Alberto Salustri è noto universalmente per un suo aforisma.

L’Istat considera lettore di libri anche quelli che leggono un solo libro l’anno. La statistica si basa sui numeri, sulle quantità, non ci piove. Tuttavia, considerare lettori quelli che leggono un solo libro l’anno significa falsare il dato statistico in partenza. Sarebbe come considerare vegetariano chi per un breve periodo dell’anno non mangia carne, ossia anche quelli che osservano i precetti della quaresima.

I lettori abituali di libri tra gli over 24 (ovvio che in età scolare si legga di più) non possano essere stimati al più di un 10-15 per cento, ad essere di manica larga, e sono anche in calo. Le donne leggono molto di più degli uomini. Autori ed editori debbono ringraziarle poiché esse costituiscono lo zoccolo duro del pubblico che divora  romanzi e acquista libri di cucina & affini. Della qualità dei romanzi attuali (acquetta rosata) basti dire che chiunque può scrivere e vedersi pubblicato un proprio immortale capolavoro: non serve talento, basta avere coraggio (*).

Insomma, come vado ripetendo, ahimè, da troppi anni, serve a poco leggere libri, se non quelli “giusti”.



Di libri che meriterebbero l’oblio in ogni libreria e biblioteca ve ne sono scaffali interi, ad ogni modo per certi aspetti è un bene che si pubblichi e traduca molto, ma per altro aspetto ciò va a detrimento, per quanto riguarda le risorse editoriali, dei buoni libri che spesso o non trovano spazio o non sono ripubblicati quando si sono esaurite le prime edizioni.

Ricordo, a titolo d’esempio, un libro che a suo tempo era diventato come la mitica figurina Panini dell’introvabile Pizzaballa (pare invece che non fosse poi così rara tale figurina). Si tratta de L’Eminenza grigia di Aldous Huxley. Pubblicato una prima volta nel 1946 da Mondadori, con l’aggiunta del sottotitolo Biografia di padre Giuseppe, segretario del Cardinale Richelieu, poi riedito nel 1966, in seguito e per decenni scomparve. Negli ultimi lustri, anche per la pressione dei lettori, finalmente L’Eminenza grigia è stato riedito più volte e si consideri fortunato chi avesse ancora da leggere questo libro di rara profondità psicologica per la prima volta.

Un altro titolo che speravo venisse riedito in occasione del centenario della prima guerra mondiale è I cannoni d’agosto, di Barbara Tuchman (con questo libro vinse il Pulitzer), dal quale ho tratto anche un post qualche anno fa. Pur non essendo rigorosamente un saggio storico, si tratta di un libro di una grande giornalista, nel quale sono ricostruite mirabilmente e in forma divulgativa ma rigorosissima le prime fasi del conflitto sulla fronte franco-belga e su quella russa. Un libro dal costo di copertina di pochi euro che si può acquistare solo e non senza fortuna ad almeno 50 euro sul mercato dell’usato.

Un terzo titolo che segnalo e che non si trova ormai nemmeno sul mercato dell’usato e dell’antiquariato è Diplomazia della restaurazione (1973). L’autore è Henry Kissinger, un personaggio politico che in genere non ispira giudizi positivi, ma saggista di grande acume. Tutti i suoi libri meritano di essere letti e però ritengo che Diplomazia della restaurazione sia senz’altro il suo saggio migliore. Imprescindibile per lo studio dell’epoca del Congresso di Vienna e del periodo della Restaurazione è notevole anche dal punto di vista letterario.

Tempo addietro avevo iniziato a scrivere un post (forse una serie di post) su un’altra opera, in due volumi, indisponibile nelle librerie e invece acquistabile on-line ma a un prezzo maggiorato (circa 190 euro). Un monumento della letteratura francese, anche se il suo autore ha avuto contro un libello di quello scarafaggio di Proust e altri l’hanno definito “un imbecille”. Poi decisi che non valesse la pena e ho lascito perdere.

Chiudo con una considerazione sul rifiuto di Gallimard a pubblicare tre pamphlet di Céline. Di questo scrittore ho già accennato altre volte, non c’è da scoprire che è un grande scrittore, anche se non si dava le arie di tanti marescialli di Francia della letteratura. E però Gallimard ha fatto bene a non pubblicare, sbagliando però le motivazioni. Bastava dire, per esempio, che Bagatelle per un massacro è una merda, una vera merda, non perché a sfondo antiebraico, ma dal punto di vista squisitamente letterario. È semplicemente illeggibile. E poi tra due anni scadono i diritti e vedrete quanti lo pubblicheranno e quanti fessi, fascisti e no, lo acquisteranno e quanto ci ricameranno i giornali fingendo clamore e scandalo.

(*) Un aneddoto diametralmente di segno opposto riguarda Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il quale aveva abbozzato qualcosa già da molti anni a riguardo di quello che sarà poi Il Gattopardo, e però aveva “paura di essere giudicato male sul Continente” e dunque aveva “mostrato poco desiderio di competere con il mondo esterno”. Sennonché giunse il premio letterario vinto da un suo cugino (Lucio Piccolo) che lo indusse a riprendere la penna. Scrisse a un amico: “Avevo la certezza matematica di non essere più fesso [di Lucio]. Cosicché mi son seduto a tavolino ed ho scritto un romanzo”. La prima stesura del romanzo fu rifiutata da Mondadori, e un’altra stesura non fu presa in considerazione nemmeno da Elena Croce, figlia del filosofo, che lavorava come agente letterario. Né Vittorini, direttore editoriale di Einaudi, che si considerava “un forgiatore della letteratura italiana post-bellica”, lo prese in considerazione. Fu pubblicato, com’è noto, dal grande Giorgio Bassani per Feltrinelli, nel novembre 1958, ossia a babbo morto.

9 commenti:

  1. Scusi Olympe, ma quando accenna ad un altro capolavoro della letteratura francese introvabile a che libro si riferisce?
    Grazie
    D.Righi

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  2. Una curiosità: consideri Proust davvero uno scarafaggio o era detto in senso antifrastico?

    Personalmente sto portando avanti la lettura del primo libro della Recherche. Lo leggo poco alla volta. Non mi ancora fatto un'opinione. Da amante di Borges, diffido sempre di coloro che usano migliaia e migliaia di pagine per esprimere un concetto (parafrasando appunto il pensiero di Borges). Ma per ora sospendo il giudizio :)

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    1. Sarei curioso, se hai voglia e tempo, di sapere perchè. Ripeto sono apertissimo, visto che lo sto leggendo da poco, con giovanile curiosità e reverenza, sebbene certe parti già mi abbiano lasciato un po' di "fastidio".

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    2. http://www.paradisodegliorchi.com/Proust-in-love.26+M58195223b20.0.html

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  3. "I cannoni d'agosto" l'ho inserito nella lista dei desideri da quando ne ha parlato, in attesa che qualche coraggioso editore si faccia avanti. Ho pazienza.

    Recentemente, invece, sono stato infastidito dalla mancata ripubblicazione di "Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti" di Curzio Malaparte, mentre il mercato editoriale veniva inondato da prodotti sovente di infima qualità in occasione dell'anniversario della carneficina.
    Il libello è reperibile "legalmente" solo nella collana dei Meridiani Mondadori, vale a dire in un volume da 50€.
    Anche in ciò è riscontrabile il classismo culturale: meglio riservare certe considerazioni su taluni eventi storici all'élite, infarcendo di cazzate la testa di tutti gli altri. Così Caporetto diviene solamente il risultato della follia ed incompetenza di qualche generale, e non un invece anche un primordiale, scomposto rigurgito di insofferenza verso il dominio borghese e i suoi massacri.

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