La vicenda del transatlantico tedesco St. Louis è
abbastanza nota, soprattutto perché ne è stato tratto un film (La nave dei dannati, 1976). Nella
primavera del 1939 partì da Amburgo per Cuba, trasportava un migliaio di
profughi ebrei (soprattutto tedeschi). A Cuba non vennero fatti scendere, né poi
a Miami, né in Canada.
Gli Stati Uniti non li accolsero perché nel 1924 era
stata promulgata una legge che stabiliva delle quote d’ingresso. Tali quote
erano fissate al 2% annuo in rapporto agli immigrati di una data nazionalità
già presenti nel territorio americano. In pratica il visto d’ingresso per i
profughi ebrei provenienti dalla Germania veniva stabilito all’interno della
quota riservata per tutti i tedeschi che chiedevano di emigrare negli Usa.
Facciamo un passo indietro, giusto di un anno. Meno
nota è la conferenza di Évian, che ebbe luogo dal 6 al 15 luglio 1938 nella
località francese di Évian-les-Bains, sul Lago Lemano. Si tenne in quella
località francese, e non presso Società delle Nazioni a Ginevra, poiché la
Svizzera non voleva avere fastidi con la Germania nazista. Vi parteciparono 32
nazioni e 24 organizzazioni.
Era stata convocata dal presidente degli Stati Uniti
d'America, Franklin D. Roosevelt, per discutere e trovare una soluzione al
problema dell'aumento del numero di rifugiati ebrei provenienti non solo dalla
Germania e dall’Austria naziste, ma anche dai paese dell’Est Europa come la
Polonia e l’Ungheria (ricorda oggi qualcosa questa situazione?), dove già
allora gli ebrei erano considerati “un problema”.
Tutti gli Stati partecipanti, ad eccezione della
Repubblica Dominicana, rifiutarono di accettare rifugiati ebrei. In realtà il
dittatore Trujillo mirava a rafforzare l'elemento "bianco" nel suo
paese attraverso l'immigrazione (tuttavia solo 600 ebrei arrivarono nella Repubblica
Dominicana).
Si pensò di trasferirli in Urss, presso la Regione autonoma del Birobidzhan, in Siberia, quindi in Angola, in Madagascar. Il più
lontano possibile.
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