Da otto anni vado ripetendo, su questo minuscolo
atollo del grande oceano del web, una frasetta, e cioè che il capitalismo è
fallito nel momento del suo massimo trionfo. Sarebbe tuttavia fuorviante – come
vorrebbero alcuni – inscrivere la decadenza nell’orizzonte della crisi generale
della civiltà moderna, tanto da poter tracciare un’analogia con l’apprensione
presaga di Adriano (o di Tacito) a riguardo del suo impero e della civiltà
romana, quell’inquietudine che montava nel momento stesso in cui più alta fu la
potenza di Roma e massimo lo splendore, e che muterà in crisi profonda e
irreversibile conclamata nei tristi Pensieri
di Marc’Aurelio.
Quest’analogia è affascinante ma debole, poiché nel
nostro caso non si tratta della fine di un impero e del crollo di una civiltà
che a sua volta sarà sostituita da un’altra. La questione è ben più grave e
assoluta, e si pone come il problema
stesso della possibilità materiale di esistenza dell’umanità!
Né vale caricare di soverchie responsabilità il
cosiddetto neoliberismo, ossia l’ideologia che accompagna la fase globalista
del capitalismo. Questo insistito rinvio alle mende della dottrina neoliberista
– neanche fosse di per sé la motivazione ideologica a stabilire il bianco e il
nero – rischia di essere alquanto fuorviante. Infatti, nell’essenziale, non
si tratta semplicemente di respingere una strategia politica portata avanti da
dei dementi e volta a favorire il capitale, di un ritorno impossibile e nostalgico
al riformismo dei trente glorieuses.
Si tratta bensì del capitale in prima persona e dei
suoi limiti, delle sue dinamiche immanenti e divaricantesi che ci stanno
portando, sempre più velocemente, ad un disastro senza precedenti. Di un
sistema economico che con truce intensità sta alterando in modo irreversibile
le condizioni di vita su questo pianeta. Abbiamo tutti i mezzi di controllo e
previsione per misurare con esattezza e in anticipo dove ci sta conducendo.
Le élite borghesi non sono in grado – anche volessero
– di offrire alcuna risposta a questi e ad altri problemi aventi la stessa
matrice, poiché le dinamiche del capitale alludono a leggi alle quali neanche
il più ben disposto riformista, con i suoi miraggi ingannevoli, può sottrarsi.
Né la scienza e né la tecnologia possono, di per sé, offrire soluzioni, poiché
esse sono sussunte totalmente agli
scopi del capitale. Anzi, man mano che procede lo sviluppo delle tecniche e
delle tecnologie assistiamo ad un aggravamento di tali problemi, come finalmente
appare anche agli occhi dei più ostinati apologeti del sistema, i quali non
mancano mai di accusarci di pregiudizio ideologico.
E, per contro, anche quelli che pongono fiducia alle
pristine virtù dell’essenzialità – che in realtà è regressione a quella che fu orrida
indigenza – senza mutare profondamente l’essenza di questa società, non hanno
ben capito – o, che è lo stesso, non vogliono capire – quale sia la reale causa
delle contraddizioni. Qualunque tipo di parsimonia non ci libererà dalle
discriminazioni sociali, dall’umiliazione di chiedere e vedersi rifiutare un lavoro,
dall’insicurezza di una società stanca e corrotta, dalle angosce, reali o anche
solo immaginarie, del presente e del domani. Non ci libererà dal peso di essere
schiavi – chi più chi meno ma tutti – di questo sistema economico.
Le élite borghesi non sono in grado...
RispondiEliminaquelle di grado "intermedio" ( come le "nostre") certamente , ma lassù nell' empireo supercapitalista forse una "sintesi hegeliana" ce l' hanno e l' ho già ipotizzata qui.
Se poi 7-10 miliardi di"poveri comunisti "incidessero" ancora troppo su "l' ambiente" ridurli di un fattore 10 non sarebbe un problema per LORO . Si tratta solo, in un modo o nell' altro, di mettere a cuccia russia e cina ed è fatta.
ws
Mirabile.
RispondiEliminaQuali sono i mezzi più efficaci per elevare la coscienza dei "proletari" alla comprensione della necessità di un rovesciamento totale, nel suo contrario, dell'attuale sistema sociale?
Penso che il "movimentismo" faccia soltanto, appunto e al di là delle intenzioni, "movimento" fine a se stesso, dunque ininfluente, anzi deleterio in quanto illusorio verso le sue potenzialità/possibilità di un cambiamento radicale e rivoluzionario.
A parer mio occorre dunque adoperarsi nella costruzione di una forza organizzata e disciplinata in forma di Partito, con dei principi e con dei fini condivisi a livello strategico. E con la necessaria duttilità tattica, parimenti condivisa secondo i principi del centralismo democratico.
Insomma, un partito comunista marxista e rivoluzionario. Cioè l'esatto contrario di quanto finora è stato spacciato come tale dalle varie organizzazioni sedicenti comuniste, soprattutto di estrazione stalinista.
È comprensibile il diffuso scetticismo e il disincanto nei confronti di qualunque progetto di costruzione di un partito comunista.Troppe le mistificazioni, le ipocrisie, gli inganni e quant'altro di peggio si possa evocare a riguardo di un passato "comunista" più o meno recente, a livello locale e soprattutto internazionale.
Ma quali reali alternative esistono alla progettualità di una società "altra"?
la coscienza non basta, e del resto le idee seguono le cose come l'intendenza segue gli eserciti
Eliminasarà necessario uscire dagli schemi otto-novecenteschi, il domani si presenta come una sfida ben più impegnativa che la mera presa del potere da parte di un partito
Inizia il nuovo anno e la trovo in grande spolvero, Olympe.
RispondiEliminaAvanti così.
cercherò di spolverare ancora a lungo, grazie
EliminaBel post
RispondiElimina" l' ideologia liberista si afferma per ragioni materiali: non sanno fare altro"
Niente faraoni, c'è il capitale e le sue dinamiche compatte, le elite non lo sono
tu sempre bravo nella sintesi
Eliminaforse non cambia niente, forse nulla è cambiato, quello che sembra certo, quando i ristoranti sono comunque pieni, è che non c'è più posto per l'ipocrisia. In un sistema dai fondamentali immutabili, è stata questa la vera ricchezza. L'ipocrisia del paese fondato sul lavoro ha fatto proseguire un mondo feudale fin dentro all'Europa contemporanea. Risultato? Cosa nostra ricchissima e un debito pubblico ingestibile (se non da cosa nostra). Capire che nulla è come speravamo diffonde questa sensazione di smarrimento e tristezza con le facce, brutte, dei Renzi, Salvini, Berlusconi, tutti brutti. Per racimolare denari si è proceduto come sempre, come schiavi in ordine sparso, 'ndo cojo cojo. Ma cara Olympe, non siamo tutti schiavi. Io ho davvero fame e disperazione. Io, scusa eh, mi considero avanguardia, e bello, evviva! ciao. (non c'è nemmeno più posto per la modestia).
RispondiEliminaMirabile, concordo.
RispondiEliminaDa anni la seguo regolarmente.
Di ciò che pare essere una strada senza un'uscita dignitosa e incruenta, ho inteso di più qui che mai altrove, con qualche rara eccezione. Anche per la regolare, costante fruibilità.
Grazie davvero.
Giorgio
questo mi ripaga più di ogni altra cosa. grazie
EliminaMi associo alle parole di Giorgio.
RispondiEliminaHans
il nostro "vecchio" caro Hans
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